di Sergio Di Cori Modigliani
Qui di seguito propongo all'attenzione dei miei lettori un articolo di un cittadino, giornalista indipendente non schierato, che appartiene a quell'area laica, di tradizione socialista libertaria, che nel nostro paese, ahimè (anzi, ahinoi) non viene presa nella dovuta considerazione proprio in quanto tale, cioè democratica, aperta al dialogo tra componenti diverse, con la precisa scelta di sottrarsi a faziosità e atteggiamenti da tifosi, perchè si privilegia la competenza all'appartenenza. E' un articolo appassionato che consente alcune riflessioni sulla natura della nostra etnia, sui nostri comportamenti, e di conseguenza sulle modalità attuali del dibattito politico. L'articolo è uscito sulla rivista "La Critica".
Buona lettura e buon week end.
Il cittadino giornalista in questione si chiama Gian Giacomo William Faillace
ITALIA, SVEGLIATI! Oggi rompere le catene non è tradimento ma atto di fedeltà alla Repubblica.
“L’uomo è nato libero ma ovunque è in catene”, con queste veritiere parole, il filosofo illuminista ginevrino Jean-Jacques Rousseau, apre “Il contratto sociale”, un saggio in cui, con semplicità, si teorizza come dagli albori della civiltà umana sia stato stipulato un primo patto sociale iniquo, poiché basato sulla forza e non sul diritto, quindi non veniva istituito uno Stato che, con le sue leggi, garantisse i diritti di ciascuno, l’unica legge vigente era quella del più forte. Successivamente, avviene un’evoluzione: gli uomini trovano una legittimazione giuridica della proprietà, sostituendo la forza con il diritto, ne consegue quindi la creazione dello Stato e della società civile entrambi costituiti esclusivamente dai Cittadini.
Da qui il cittadino, e quindi il Popolo, diventa sovrano e soggetto, sia attivo che passivo.
Da qui il cittadino, e quindi il Popolo, diventa sovrano e soggetto, sia attivo che passivo.
Fatto questo breve preambolo, è chiaro che nel nostro caso, nel caso dell’Italia, siamo tornati al primo patto sociale, quello basato sulla forza e le nostre catene sono le ambizioni personali, la superstizione, quella falsa cultura propinata da una classe docente asservita all’anti italianità e da una, sedicente, classe culturale ma soprattutto dal peggior nemico del Popolo italiano: lo Stato, non inteso come entità bensì come classe dirigente che, anzichè tutelare la sovranità del Popolo e della Patria, ambiscono a preservare quei privilegi personali a scapito dei cittadini, tradendo così gli ideali patriottici e la difesa della Repubblica democratica, trasformandola in un’oligarchia corrotta da potenze o entità straniere, che tendono a distruggerla. Eccola, la vera cospirazione! L’alto tradimento è nell’amministrazione delle finanze.
Essa poggia per intero su un sistema di innovazioni anti popolari, mascherate all’esterno dal patriottismo. Essa ha per scopo di fomentare l’aggiotaggio, di sconvolgere il credito pubblico disonorando l’Italia, di favorire i creditori di un fantomatico debito, di rovinare e di ridurre alla disperazione la classe media, di moltiplicare i malcontenti, di spogliare il popolo dei beni nazionali, e di condurci insensibilmente alla rovina della fortuna pubblica anche accogliendo migliaia di disperati che serviranno in futuro non solo a distruggere gli italiani come etnia, ma anche come arma di ricatto nei confronti dei lavoratori; un ricatto che avviene già oggi, quando imprenditori senza scrupoli offrono lavori precari e sottopagati e alle obiezioni del dipendente rispondono:”Se non ti va bene, sai quante persone posso trovare disposte a farlo anche per meno?” riducendo così al silenzio il dipendente e facendo prevalere non il diritto ma la legge del più forte a cui si accennava all’inizio. Ma a chi bisogna imputare questi mali? A noi stessi, alla nostra fiacca debolezza verso il crimine ed al nostro colpevole abbandono dei princìpi da noi stessi proclamati.
Come ricordava un unico grande statista, realmente incorruttibile ed illuminato, Robespierre: “Popolo, ricordati che se, nella Repubblica, la giustizia non regna con dominio assoluto e se quella parola non significa amore dell’uguaglianza e della patria, allora la libertà è solo un nome vano. Popolo, tu che sei temuto, adulato e disprezzato; tu, sovrano riconosciuto che sei trattato sempre come schiavo, ricordati che, ovunque la giustizia non regna, a regnare sono i vizi di coloro che ti governano; e che il popolo ha allora solo cambiato le sue catene, non i suoi destini.
Ricordati che esiste nel tuo seno una lega di furfanti che lotta contro la virtù pubblica; che ha più influenza di te sui tuoi affari, che ti teme e ti adula quando sei in massa, ma ti proscrive individualmente nella persona di tutti i buoni cittadini.
Ricordati che, lungi dal sacrificare questo pugno di furfanti al tuo bene, i tuoi nemici vogliono sacrificare te a quel pugno di furfanti, che sono gli autori di tutti i nostri mali e i soli ostacoli alla pubblica prosperità.
Ricordati che, lungi dal sacrificare questo pugno di furfanti al tuo bene, i tuoi nemici vogliono sacrificare te a quel pugno di furfanti, che sono gli autori di tutti i nostri mali e i soli ostacoli alla pubblica prosperità.
Sappi che ogni uomo che si alzerà a difendere la causa e la morale pubblica sarà schiacciato dagli insulti e proscritto dai furfanti. Sappi che ogni amico della libertà sarà sempre posto in mezzo tra un dovere ed una calunnia; e che chi non potrà essere accusato di tradimento sarà accusato di ambizione; che l’influenza della probità e dei princìpi sarà posta a confronto con la forza della tirannia e con la violenza delle fazioni; che la tua fiducia e la tua stima saranno titoli di proscrizione per i tuoi amici; che il grido del patriottismo oppresso sarà chiamato grido di sedizione, e che, non osando attaccarti in massa, ti si proscriverà in privato nella persona di tutti i buoni cittadini, finché gli ambiziosi non avranno organizzato la loro tirannia. Tale è infatti il dominio dei tiranni contro di noi, tale è l’influenza della loro lega con tutti gli uomini corrotti, sempre pronti a servirli. Così dunque, gli scellerati ci impongono la legge di tradire il popolo, a pena di essere chiamati traditori. Diremo che tutto va bene? Continueremo a lodare per abitudine o per pratica ciò che è male? Ma facendo così rovineremo la patria e con essa noi stessi ed il futuro dei nostri figli.”
Oggi essere nazionalisti non vuol dire essere fascisti, voler il bene dei propri connazionali non è sinonimo di razzismo. Non fatevi ingannare da queste parole “fascista” e “razzista” usate solo per ferire l’orgoglio di chi vuole giustizia, una reale giustizia sociale. Non abbiate paura di queste parole che servono solo a zittirvi ed a rendervi schiavi dei loro piani criminosi contro la vostra Patria, contro voi stessi, contro i vostri figli e nipoti. Agite! Agite denunciando, agite informandovi sui vostri reali diritti, agite facendo valere i vostri diritti, manifestando pacificamente ma con risolutezza anche dinnanzi alle più piccole sezioni di partito quando esse sono riunite, scrivete lettere ai giornali, rendetevi realmente partecipi della Cosa Pubblica perché è vostra, è nostra, e non del PD o di SEL o di qualche invasato islamico.
Volete che le cose cambino realmente o solo a parole? Ecco, con quest’articolo ho risposto alla domanda di un mio amico che mi chiedeva come fare: ho dato qualche spunto? Ma ahimè un’altra mia cara amica oggi mi ricordava le parole del Macchiavelli:” Provare a liberare un popolo che vuole rimanere servile è difficile e pericoloso quanto provare a schiavizzare un popolo che vuole rimanere libero”
Volete che le cose cambino realmente o solo a parole? Ecco, con quest’articolo ho risposto alla domanda di un mio amico che mi chiedeva come fare: ho dato qualche spunto? Ma ahimè un’altra mia cara amica oggi mi ricordava le parole del Macchiavelli:” Provare a liberare un popolo che vuole rimanere servile è difficile e pericoloso quanto provare a schiavizzare un popolo che vuole rimanere libero”
Gian Giacomo William Faillace
Assolutamente d'accordo, bisogna opporre una contro-propaganda all'incessante propaganda che svilisce e mortifica l'identità e i più elementari diritti degli italiani.
RispondiEliminaPer farlo tocca essere in tanti e consapevoli.... la vedo dura!
"manifestando pacificamente ma con risolutezza anche dinnanzi alle più piccole sezioni di partito quando esse sono riunite" (cit.)
RispondiEliminaEcco, questo potrebbe essere un ottimo suggerimento pratico di immediata realizzabilità. Soprattutto dopo le sprezzanti dichiarazioni di Cuperlo che ha respinto al mittente l'offerta di alleanza rivolta da Grillo alla minoranza inquieta del Pd sul prossimo voto (probabilmente di fiducia) riguardante l'abrogazione dell'articolo 18. Un picchetto di protesta davanti alla sezione romana del PD, in cui presto si riuniranno i rappresentanti di partito proprio per "trovare un compromesso" sul tema, potrebbe essere una buona idea.
Aggiungo solo una piccola nota di sconcerto: definire "statista" un tagliatore di teste seriale come Robespierre mi sembra un po' troppo generoso. La sua analisi del malgoverno può essere anche condivisibile ma -- al solito -- quanto si deve escogitare la soluzione, quella prospettata è per lo più sempre la stessa, da cavernicoli che rivestono di raffinatezza tecnologica più o meno avanzata la propria adrenalinica indignazione e "sete di giustizia". Con ciò manifestando un fallimento del contratto sociale alla base di ogni Stato moderno che è pari, se non persino più sconfortante, di quello che emerge dal dilagare della corruzione e del familismo a carattere più o meno consapevolmente mafioso.
Saluti cordiali e buon finesettimana a Lei e a tutti , marilù l.
Una significativa fetta di italiani è decisamente sconcertante.Trovare uomini, ormai rari pensatori, che fanno di tutto ,arrovellandosi in ogni modo,per risvegliare quel minimo di buon senso italico che basterebbe a tentare di riorientare la rotta del Titanic Italia verso il semplice bene comune: commuove .Purtroppo ,la stanchezza prende il sopravvento;l'idea astutamente instillata goccia a goccia,con furbesco veleno,che :tanto niente e nulla cambierà lo sfacelo in atto ,è il cavallo di Troia della classe dirigente più becera e ignorante e stupida che abbia mai avuto le redini del Paese.E sembra ormai inarrestabile,quasi naturale,che il processo dissolutivo in atto arrivi alle sue estreme conseguenze.
RispondiEliminaSebbene ciò stia avvenendo,non riesco ad accettarlo.
Ai ai ai, il vecchio Modì ha toppato ancora...
RispondiElimina"il cittadino, e quindi il Popolo, diventa sovrano e soggetto, sia attivo che passivo."
RispondiEliminaI governanti italiani hanno svenduto (progressivamente) dal 1981 la NOSTRA sovranita' popolare. Gli atti culminanti e definitivi sono stati Mastricht nel 1992 e l' entrata nell' euro nel 1999.
Non siamo più sovrani e non lo sono più TUTTI gli altri popoli europei (IN PARTICOLARE QUELLI DELLA ZONA EURO).
Questa la realtà. La Nostra (SPLENDIDA) costituzione FONDATA SUL LAVORO; democratica, pluriclasse, progressista, keynesiana e redistributiva è stata SOPPRESSA a nostra insaputa con i trattati europei che sono istituiti su basi esattamente opposte a quelli della ns. carta FONDAMENTALE.
Per ripappropriarsi della nostra sovranità il primo ineludibile passo (necessario ma NON SUFFICIENTE) è USCIRE DALL' EURO il prima possibile.
Io non sono nazionalista, nel senso che "la mia etnia è superiore alle altre". Sono patriota. Perché amo la MIA patria e tutte le patrie
La patria si ama e basta, anche senza una particolare ragione, un po come si ama la propria famiglia, a prescindere dai difetti e dai pregi che gli si riconoscono.
Elimina@Roberto Q.
RispondiEliminaUn'altra polpetta avvelenata del nostro Modigliani. Speriamo che almeno gli ingredienti siano kosher...
Ottima puntualizzazione che a molti potrebbe sfuggire , io sono, ero uno dei molti.
RispondiEliminaL'articolo che ci ha sottoposto SDCM é una trappola mediatica:
Si dicono tante cose giuste condivisibili populiste , si crea nel lettore una positiva apertura mentale e nel finale si piazza il vero messaggio .
In questo caso :
"rendetevi realmente partecipi della Cosa Pubblica perché è vostra, è nostra, e non del PD o di SEL o di qualche invasato islamico".
La chicca , la frase di Macchiavelli, che in pratica vuole dare una giustificazione alle persone che non si attivano per cambiare la societá contradicendo tutto quello di buono che aveva scritto precedentemente.
" Provare a liberare un popolo che vuole rimanere servile è difficile e pericoloso quanto provare a schiavizzare un popolo che vuole rimanere libero”
Pace e prosperitá
D.
Si, lo so, Machiavelli con una sola C , ma se il sig. Faillace che e' un giornalista ne puó mettere 2 ...lo posso fare anche io.
RispondiEliminaPace e prosperitá
D.
Scommetto 100 euro che hai visto "2 broke girls" ieri pomeriggio.... >_>
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