martedì 11 marzo 2014

La trappola mediatica del Guardian britannico. Oggi in Ecuador, domani in Italia: le mani sporche della Chevron Texaco su tutti noi.


di Sergio Di Cori Modigliani

Geopolitica, petrolio e media.

Se prendete una carta geografica del pianeta Terra e mettete una spilla sulle zone più calde del pianeta in questo momento, ("calde" in senso politico) vi rendete conto che siamo dentro una micidiale guerra mondiale per il controllo delle riserve petrolifere. 
Una guerra combattuta su tre fronti: uno economico, l'altro politico, e infine quello mediatico.
Tre continenti sono coinvolti nell'emisfero occidentale: Europa, Africa, Sud America.
Tre sono le guerre civili in corso: Ucraina, Nigeria, Venezuela.
Ciascuna delle tre nazioni è la più importante, nei loro rispettivi continenti, per quanto riguarda le forniture di energia fossile. 
Gli interessi in gioco sono colossali, sia dal punto di vista economico che politico.
Si parla di una borsa economica calcolata intorno ai 6.000 miliardi di euro (a seconda di come va la guerra) e di un impatto politico fondamentale per la posta in gioco: il definitivo controllo del potere politico nel continente africano, europeo e sudamericano, da parte delle grandi multinazionali del petrolio che gestiranno le agende politiche e la qualità delle esistenze di circa un miliardo di persone, di cui 400 nel continente europeo.
E' una guerra molto complessa perchè i contendenti sono amici e nemici allo stesso tempo -e questo la rende micidiale- sotto questo aspetto molto simile alla seconda guerra mondiale, quando, verso la fine degli anni'30, la Gran Bretagna e gli Usa, da una parte erano nemiche del Terzo Reich ma allo stesso tempo finanziavano e sostenevano la Germania nel tentativo di spingerla verso lo scontro a est, perchè facesse il lavoro sporco a nome di tutti contro l'Urss.

Oggi, 2014, i due contendenti principali sono i due mega-colossi Chevron e Gazprom. 

Concorrenti in campo economico secondo la maniera classica, nel senso che o un aereo si fornisce di carburante texano oppure di quello siberiano -e quindi porta soldi da una parte o dall'altra- sono alleati di ferro contro il nemico comune: la diffusione planetaria di una nuova consapevolezza politica generale basata sulla richiesta di indipendenza e autonomia, che si sta massicciamente diffondendo anche in campo imprenditoriale proponendo la vera e unica sfida del millennio: uscire per sempre dall'arcaica e vetusta energia del fossile, lanciando una nuova economia mondiale basata sulla energia bio-sostenibile, sull'eolico, sul solare, soprattutto sull'idrogeno. 
Il tutto accompagnato (e qui si passa alla categoria politica) alla pretesa da parte delle popolazioni di accompagnare la nuova rivoluzione economica energetica facendo applicare leggi, dispositivi, strutture operative, "mentalità culturali locali" basate sul concetto di territorio zero, kilometri zero, per costruire sistemi di produzione energetica auto-sufficiente, la mamma di ogni principio adulto di autonomia, indipendenza, formazione di ricchezza collettiva autoctona.
Se si realizzasse questo piano alternativo, le nazioni si troverebbero nella condizione ottimale di sottrarsi al ricatto energetico e quindi non essere più nè controllabili nè manipolabili. Una volta che si è energeticamente autonomi -lo dice la parola stessa- si ha la forza per poter affermare una politica virtuosa di difesa dei Diritti Civili a salvaguardia della salute e del benessere collettivo.
In sintesi, si tratta della guerra tra i poteri forti (la finanza è al servizio dei petrolieri) e la cittadinanza planetaria che sta irrompendo sulla scena internazionale.
Quello che io ho definito il post-Maya.

Nella sua forma più brutale e primitiva (vedi Nigeria in Africa) la si combatte a furia di stragi, bombe, massacri inconsulti di innocenti, senza grandi testimoni scomodi: è il tragico destino di quel continente, terra di razzia da parte del resto del pianeta, siano essi americani, europei o asiatici. 
Nella sua forma più evoluta (si fa per dire) la si combatte mediaticamente, perchè questo è il trend attuale.
E così, entra in campo la politica, o meglio quello che a noi ci presentano come un quadro politico, ma che non è altro che la sceneggiatura di una operazione di manipolazione mediatica dove l'unica vera posta in gioco consiste nel salvaguardare gli interessi speculativi, coloniali, imperialisti, dei grandi colossi del petrolio, del gas, del carbone.
Ci fanno credere che i nigeriani stanno combattendo una guerra di religione tra islamici e cristiani; ci fanno credere che i venezuelani stanno combattendo una guerra tra dittatura e aspirazione democratica; ci fanno credere che in Ucraina si combatte per l'affermazione di nobili principii di democrazia e partecipazione. Fanno in modo di tenere i tre territori ben distinti, provvedere -grazie alla complicità della cupola mediatica internazionale- affinchè non venga mai fuori la presenza della potenza finanziaria della Chevron o della Gazprom, per impedire che vengano fatte le giuste connessioni e l'autentico scenario divenga trasparente.
La trasparenza è il loro peggior nemico.
La trasparenza è la nostra arma più forte e micidiale.
Smascherare la loro attività, denunciando il meccanismo, è la nostra fionda che lancia il sasso contro il gigante Golia.

La storia che adesso vado a raccontarvi è una fiondata, secca e contundente.

Si sta verificando -in teoria- in un piccolo staterello che conta poco, sulle rive dell'Oceano Pacifico, nel cuore dell'Amazzonia, sul cocuzzolo del continente sudamericano. 
Il fronte bellico mediatico l'ha immesso, però, nel cuore dell'Europa, coinvolgendo la crema del giornalismo da buon salotto, quello anglo-sassone di sinistra, facendo cadere il nobile e attendibile "The Guardian" in una trappola penosa, degna di un film di James Bond. Noi europei, quindi, ci siamo finiti dentro come pere cotte, per colpa degli inglesi. Un articolo pubblicato a Londra, infatti, è stato ripreso in tutto il continente (da noi ci ha pensato Il Fatto Quotidiano) basandosi sulla impeccabile tradizione consolidata del Guardian.
Peccato che l'articolo sia un clamoroso falso.
Sappiamo anche il nome dell'agente che ha operato il falso: Fernando Villavicencio.

Ma è meglio raccontare la storia per bene fin dall'inizio.

Eccola:

Dal 1964 al 1990, la Texaco ha condotto trivellazioni petrolifere nella zona amazzonica situata nel territorio della Repubblica del Ecuador. Nel corso di quest'attività, a differenza che in Usa, la multinazionale petrolifera non ha applicato nessun parametro nè di rispetto dell'ambiente, nè di salvaguardia, compiendo azioni che erano illegali sia in Usa che in Ecuador. 
Gli ecuadoriani dicono che la Texaco ha riversato nelle acque dei fiumi locali 18 miliardi di galloni di rifiuti tossici altamente nocivi, distruggendo diverse specie animali e vegetali che componevano l'habitat amazzonica, inquinando l'acqua che veniva usata per lavarsi, bere, cucinare, da una popolazione di circa 50.000 persone di indigeni. Queste persone si sono ammalate e poco a poco sono iniziati i decessi. Le acque dei fiumiciattoli hanno infestato l'intera zona perchè la Texaco ha lasciato le piscine usate a cielo aperto. Non dovendo investire alcuna risorsa, l'azienda è riuscita a risparmiare la cifra media di 3$ a barile, battendo la concorrenza (attiva in Usa) e realizzando giganteschi profitti. Poi nel 1992, la Texaco, dopo aver distrutto l'intero eco-sistema di quella zona amazzonica, spostò i suoi interessi da un'altra parte senza provvedere ad alcuna bonifica. In quello stesso anno, centinaia di migliaia di cittadini ecuadoriani presentarono una class action contro la Texaco a New York. Per circa 8 anni, l'azienda statunitense, riuscì a rimandare il processo e infine ottenne dal giudice il trasferimento del giudizio in Ecuador, considerato il "luogo terminale che ha giurisdizione suprema essendo gli eventi verificatisi in quel territorio locale". Nel frattempo (2000) la Texaco si fondeva con la Chevron dando vita al più grande colosso petrolifero del pianeta. Nel 2002, finalmente, il caso passò alla magistratura ecuadoriana con la clausola che la Chevron rinunciasse alla prescrizione in attesa del verdetto finale e accettasse l'esito del verdetto senza far ricorso alla magistratura statunitense, appellandosi alla nazione dove aveva la sede centrale. Il processo andò per le lunghe, continuamente rinviato a data da destinarsi. Ma nel 2006 cambia il quadro politico. 
L'economista Rafael Correa vince le elezioni e diventa presidente, impegnandosi pubblicamente affinchè il processo si concluda in tempi rapidi, lanciando un piano politico nazionale di salvaguardia e rispetto dell'ambiente contro ogni trivellazione e contro la presenza di aziende petrolifere sul suo territorio. Nel 2010, arriva la sentenza definitiva in terzo grado. La Chevron è condannata a pagare 19 miliardi di dollari di danni alle persone e all'ambiente, contemporaneamente impegnandosi alla bonifica della zona. Si rifiuta di pagare. Il governo ecuadoriano, quindi, attraverso la magistratura internazionale fa confiscare i beni della Chevron in Canada e in Brasile. Il 15 ottobre del 2013, la Chevron presenta istanza presso la corte di New York dichiarando che quel processo non ha valore "perchè la sentenza è stata ottenuta attraverso mezzi fraudolenti e dietro pressioni politiche del governo" sostenendo che il governo ecuadoriano non è legittimo. Nel corso di questo processo, la Chevron investe in attività lobbistiche in Usa la cifra di 400 milioni di dollari al fine di sostenere il proprio punto di vista.
E arriviamo al 2014.
Il 3 febbraio del 2014, una corte di New York dichiara che il processo svolto nella Repubblica dell' Ecuador non ha alcun valore e non può essere riconosciuto valido, non attribuendo al legittimo governo del Ecuador il riconoscimento della sua funzione, anche e soprattutto perchè nel 2007 il presidente Correa ha protestato il proprio debito pubblico estero definendolo "debito immorale" appellandosi a precedenti storici, l'ultimo dei quali in Iraq nel 2004 -all'Italia costò circa 40 miliardi- quando l'amministrazione Usa a Bagdad annullò tutti i debiti esteri della nazione invasa. 
La Chevron, quindi, non pagherà e dichiara addirittura di non essere responsabile dell'inquinamento.
Dieci giorni dopo, il 25 Febbario 2014, sul quotidiano britannico "The Guardian" compare un articolo nel quale si sostiene che il governo del Ecuador ha firmato un accordo con la China Petroleum per dare inizio a una serie di trivellazioni nel territorio amazzonico. Questa notizia viene presa immediatamente in pugno dai legali della Chevron i quali sostengono di essere rimaste vittime di un ingegnoso piano della concorrenza internazionale (la China Petroleum) per farli fuori dal paese sostituendosi a loro. In data 2 Marzo 2014, il governo del Ecuador e l'intera stampa ecuadoriana smentiscono pubblicamente e ufficialmente i fatti, portando le prove che si tratta di un falso allestito dai cinesi a danno della Repubblica del Ecuador, fornendo anche il nome dell'esecutore, Fernando Villacencio. In Sud America esplode il caso che non trova alcuna risonanza in Europa. Il quotidiano britannico cancella il precedente articolo dal proprio sito negando di averlo mai pubblicato. 

In tutto il continente, sia sudamericano che nordamericano, si apre il dibattito e si comincia a discutere della questione, ponendosi soprattutto una domanda: "perchè la Chevron non paga e si tira fuori dai pasticci?". A noi la cifra può sembrare molto alta, lo è per noi, non per un'azienda che solo nel 2013 ha avuto profitti netti nell'ordine di 150 miliardi di dollari. 
Ma per loro è -come sostengono giustamente- una "questione politica". 
Se pagassero, infatti, si creerebbe un tragico (per loro) pericoloso precedente che altre nazioni, soprattutto sudamericane e africane, potrebbero usare per far valere lo stesso identico principio nel loro ambito locale lanciando delle class action contro tutte le multinazionali al mondo che inquinano, avvelenano e distruggono territori e persone.
A questo bisogna aggiungere che si comincia a diffondere l'idea mediatica che l'Ecuador è pericoloso, perchè ha protestato il proprio debito pubblico definendolo "odioso e legalmente immorale", perchè ha lanciato una politica nazionale industriale di rispetto dell'ambiente e dell'eco-sistema. E, dulcis in fundo, perchè nella sede dell'ambasciata a Londra, ci sta Julian Assange, che seguita a essere una spina nel fianco dell'amministrazione statunitense che è terrorizzata (come lo è quella russa) all'idea che da un momento all'altro l'organizzazione internazionale wikileaks possa pubblicare sul web compromettenti file relativi ai rapporti tra le diverse multinazionali americane e governi attualmente in carica, come quello ucraino, quello russo, quello italiano, francese, tedesco. Hanno bisogno di isolare la Repubblica dell' Ecuador, diffondere notizie calunniose contro di loro e impedire che questa sentenza venga eseguita.

Questa non è una battaglia per i soldi.
E' una battaglia complessa che riguarda l'ambiente, la lotta legale contro le multinazionali dell'energia che hanno inquinato e intossicato persone e territorio, seguitando a farlo; è anche una lotta per la libertà del web e sul web; è anche un modo, forte e chiaro, di far comprendere ai generali americani, ai generali russi, ai generali della Nato, che i cittadini consapevoli del pianeta hanno capito benissimo quale sia la partita in gioco, dove si svolge, come si svolge e quale sia il loro obiettivo.
E' il modo più intelligente e più efficace per partecipare a questa guerra mondiale rimanendo saldamente pacifisti, proprio perchè così facendo si impedisce che dalla guerra fredda si passi a quella calda. 
Chiunque voglia avere ragguagli sulla vicenda può andare sul sito www.lamanosucia.com dove viene raccontata (in spagnolo) l'intera vicenda; oppure andare sul sito governativo ecuadoriano www. cancilleria,.gob.ec dove si trova l'intera documentazione.
In Usa le organizzazioni ambientaliste sono scese in campo a fianco dell' Ecuador contro la Chevron e molti divi di Hollywood si stanno impegnando in prima persona andando nelle zone colpite e girando dei video nei quali si mostrano i danni della catastrofe ambientale, con i fiumi e le piscine ancora piene di petrolio raggrumato, anche venti anni dopo. Mia Farrow, Danny Glover, Sean Penn, la nipote del naturalista Jean Cousteu hanno già diffuso diversi appelli alla televisione americana in California.
Comitati di sostegno alla battaglia del popolo dell'Ecuador sono stati costituiti in Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Spagna.

E' un dovere di tutti noi aprire anche il versante italiano perchè questa non è soltanto una battaglia di solidarietà (e già andrebbe bene perchè si tratterebbe di una battaglia bella) si tratta di una battaglia per noi tutti, per poter uscire fuori dalla pratica del cinismo e dell'arrendevolezza, della inutile protesta livorosa, e cominciare a muoversi per salvaguardare il nostro territorio nazionale impedendo di rimanere ipnotizzati dalle armi di distrazione, non occupandoci più della nostra salute che è il benessere collettivo più sacrosanto.
E' anche il modo più diretto e intelligente per dare una mano al popolo ucraino, tutto, (dove per "tutto" si intende quelli che amano Putin e quelli che lo odiano; quelli che amano la Ue e quelli che la odiano) sottraendosi quindi alla manipolazione mediatica per tentare di affrontare l'attuale teatro di guerra e di scontro per ciò che esso è: la battaglia dei colossi della finanza e dell'energia contro la volontà delle persone, dei popoli, e dei cittadini per salvaguardare e difendere il proprio diritto alla salute e alla propria autonomia e indipendenza.
Chi ha inquinato e intossicato deve pagare.
Ma prima, è necessario identificarlo.
Nessun governo lo farà, se non siamo noi a spingere perchè questo si verifichi.

Qui di seguito, posto per intero, un lungo articolo apparso sul quotidiano ecuadoriano "El Telegrafo" nel quale è stata pubblicata la smentita ufficiale del quotidiano The Guardian, spiegando l'intera vicenda, pubblicato tre giorni fa.

Oggi succede a Quito.
Domani può accadere a Parigi, Londra, Roma, Kiev.
Cerchiamo di dare il nostro contributo per fermarli.


http://www.telegrafo.com.ec/politica/item/the-guardian-retira-de-su-web-documento-manipulado-con-el-que-forjo-un-articulo-que-difamaba-al-gobierno-del-ecuador.html

The Guardian retira de su web documento manipulado con el que forjó un artículo que difamaba al gobierno del Ecuador

El periódico británico The Guardian retiró de su sitio web el documento manipulado con el forjó un artículo en el que acusaba al gobierno del Ecuador de tramitar un crédito chino para extraer el petróleo del Yasuní, mientras realizaba la campaña para mantenerlo bajo tierra.Cabe recordar que el Gobierno Nacional expuso su rechazo rotundo a la adulteración de un documento oficial que fue publicado por el periódico británico The Guardian el miércoles 19 de febrero del 2014.
Se conoce que el ex sindicalista petrolero refugiado en EE.UU., Fernando Villavicencio fue el autor de la adulteración con la que se quiso engañar a los ecuatorianos e indicar equivocadamente que Ecuador negociaba un crédito con China para extraer el petróleo del Yasuní mientras se realizaba la campaña Yasunízate cuyo propósito fue evitar la explotación petrolera en esa zona del país.
En el documento original hay una claúsula que fue propuesta por el Banco de Desarrollo de China que está tachada. El párrafo tachado expresa ““La parte ecuatoriana ha expresado que hará el mayor esfuerzo para apoyar a Petrochina y Andes Petroleum en la exploración del ITT y el Bloque 31”.
El ministro Coordinador de la Política Económica, Patricio Rivera, manifestó en un comunicado que esta “cláusula de último momento” fue propuesta por la contraparte china y no por el Ecuador. “Yasuní nunca fue objeto de negociación por parte del Ecuador” indicó el funcionario.
En la misiva el ministro Rivera advirtió que en vísperas de una lid electoral se publican documentos  adulterados en The Guardian y solicitó su rectificación luego que el periódico británico expuso esa información sin haber recogido la información de otra fuente o confirmar esa información con el Ministerio Coordinador de la Política Económica.
En el documento manipulado el este texto tachado no aparece. En eso consiste la adulteración cometida por Villavicencio, quien es investigado por espionaje y divulgación de documentos obtenidos de modo ilícito.
La manipulación en el documento se verifica cuando, una vez descargado y guardado, se hace click en “Propiedades” y ahí aparece el nombre de Fernando Villavicencio como autor de esa manipulación, con fecha 07 de febrero de 2013, a las 7:01:38 y modificado por última vez el 12 de diciembre del año pasado, a las 10:47:04.
Es pertinente aclarar que la negociación de ese préstamo con el Banco de Desarrollo de China (BDC), se realizaba en 2009. El documento original, en poder del gobierno, corresponde a esa fecha.  Villavicencio enfrenta dos procesos por injuria calumniosa y no calumniosa grave en el Juzgado Décimo Cuarto de Garantías Penales (2008), y otro por el delito de rebelión en la Sala Penal de la Corte de Justicia de Pichincha, interpuesta en 2006

8 commenti:

  1. Interessante. ma siamo sicuri che non sono tutte puttanate (o prodotto di fervida e appassionata fantasia) della serie come si produce un film da Oscar?

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    1. fai un po' di ricerca sul web e cerca la tua verità se ne sei capace invece di fare il troll da 4 soldi...

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  2. Ottimo Sergio grazie ancora per tutto quello che fai per noi, per l'informazione, per la libertà.

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  3. Ottimo articolo, Sergio. Fondamentale, direi. Lo condivido subito nei miei gruppi.
    Bravissimo!

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  4. Signor Di Cori Modigliani, non se ne abbia se le dico , con franchezza, di trovare nei suoi articoli un eccesso di ridondanza vuoi nei termini vuoi nei contenuti, il che è di sicuro un mio punto di debolezza. Comprensibile, del resto, visto che l'ultima indagine OCSE ci ha visto, per quanto riguarda la comprensione del testo al penultimo posto della graduatoria.
    Ma veniamo all'articolo. Parlando metaforicamente, l'abbondanza di ingredienti rende il piatto molto spesso di difficile digestione.......e talvolta rende difficoltosa la distinzione al palato dei medesimi. Io, personalmente , ho trovato 2 ordini di difficoltà: il primo, operando nella scalettatura, arrivare al focus del tema; il secondo, in merito a quello che credo essere il focus il risvolto dello stesso nella prassi. Quale , in sostanza e nei fatti, la strategia da lei suggerita. Non a caso lei infatti parla di "battaglia" ..
    Mi scusi la franchezza ma trovo sia il modo più diretto.... devo aggiunghere che ho smesso di seguirla dopo il post sulla filosofia ghandiana che sarebbe alla base del m5stelle, avendo trovato quell'articolo poco attagliato alla dinamica del moVimento (in divenire e quindi fluido e quindi ANCHE contradditorio), quasi una Sua Idea Platonica cui piegare forzatamente la realtà.
    Mi scuso per l'ingerenza,
    Francesca G.

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    1. S'immagini, nessuna ingerenza, ci mancherebbe: il blog è aperto proprio per accogliere nei forum i punti di vista di chicchessia, senza complimenti e in piena libertà.

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    2. Affermo senza Tema di smentita accettando condrattitorio in Base ai punti esposti dettagliattamente dal Giornalista Editore di questo raro e professionalmente accurato BLOG d'Informazione Internazionale e Nazionale tra l'altro coraggioso al di fuori della sua dialettica FILOLOGICA senza alcuno contenuto vero-sostanzioso-contradittorio Dulcis in fundo la filosofia di Platone ha nulla che fare Gentssma Signora di scuola Platoniana ma bensi non ha compreso la grande attualita di questo SUPER BLOG e' la scuola di nuova riscoperta dei valori ETICI MORALI di GEOPOLITICA STRATTEGICA ECONOMICA RELIGIOSA con i valori di un altro grand Filosofo Europeo il fondatore della SOCIOLOGIA "IMMANUEL KANT"ecco che questo movimento Mondiale porta per es.La presidente Agentina a risoprire l'economia E BLOCCARE ogni proposta anche quella ultima della visita pilotata dagli USA di HOLLANDE per accettare qualche miliardo di dollari USA.La risposta?No grazie abbiamo attualmente un surplus di circa 100 miliardi di EURO abbiamo investito in Rubli e con la GAZPROM abbiamo riconosciuto la CRIMEA alla RUSSIA e SOCIOLOGICAMENTE siamo molto vicini alla RUSSIA e saremo felici d'aderire Sociologicamente Politicamente Economicamente alla grande RUSSIA.Oggi siamo forti produttori di cereali BIO FRUTTA VEGETALI PESCI D'ALLEVAMENTO con alimneti BIO tutta la catena biologica ed esportiamo miliardi con LA RUSSIA anche con AEREI REFRIGGERATI consegnamo merci biologiche fresche in tutto il Mondo.Oggi la bombardata distrutta ARGENTINA per uno scoglio nelle nostre acque territoriali le FALKLANDS la GB E USA ci avevano distrutto ma grazie ad AMICI oltre Oceano tipo la RUSSIA cisiamo riscattati ed ora siamo per l'alimentazione BIOLOGICA (LA NOSTRA CARNE Animali liberi che mangiano erba e foraggio BIO porta ad una qualita' estrema DI QUALITA' SUPERIORE gia' gli USA che ci avevano sanzionato i ristoranti piu' prestigiosi hanno importato dai mercati paralleli la nostra carne ed e' reclamizzata nei menu dell'ALTA RISTORAZIONE le nostre arance d'origine Siciliana non hanno subito trasformazioni genetiche e sono BIOLOGICHE con i semi e cosi la nostara UVA BIO il Nostro VINO...questa e' VERITAS VERITATE ed in merito al M5S che Lei contesta.....e' una realta' che non digerisce ma e' la Sociologia Kandiana applicata da Beppe grillo ed e' Filosofia vincente in questo momento dei pochi che desiderano sfruttare le masse il pensiero Filosofico di Carlo Marx e' pure superato la SOCIOLOGIA e' vincente!!!Prof.ri Dri.Antonio Interdonato Antoine Prince LeChastre Antoine Behar Magister Docenti Mesmer university worldvide.Complimenti vivissimi alla Filosofa Platoniana ed a tutti i partecipanti segno di Democrazia ed aiutiamo questo BLOG ad espandersi e a farlo conoscere...GRAZIE!!!!

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  5. desideriamo ed autorizziamo l'Editore a pubblicare con links ovunque l'articolo confirmato sopra su FACEBOOK TWITTER MONDO EU IT FR e darci sempre notizia di nuovi articoli Grazie

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