Questa mattina, a Madrid, Luis Goytisolo, forse lo scrittore più rappresentativo della Spagna, vera e propria eminenza grigia della letteratura ispanica, e intellettuale di punta nel mondo di lingua ispano-americana, è stato insignito del più importante premio letterario spagnolo. E' stato il re in persona a consegnarglielo. Lo aveva accompagnato Milagro Del Carro, altra importante scrittrice, insieme alla quale avevano dato vita, lo scorso giugno, ad una elettrizzante edizione del Festival del Libro in Spagna, a Barcellona. Un evento importante per la cultura europea, quel festival, situato al polo opposto del Festival del Libro di Torino, che nel 2013 ha toccato il fondo raggiungendo il livello più basso mai registrato dalla cultura italiana. Non si era mai visto (in Europa) un evento dedicato agli autori, alla scrittura, alla letteratura, nel quale mancasse -per l'appunto- la presenza degli autori. La fecero da padrone (lo scorso maggio) Fabio Volo, Massimo Gramellini, Luciana Littizzetto, con seminari surreali gestiti non da esperti dell'accademia e del mondo della Cultura ma da personaggi televisivi, da Bruno Vespa a Gad Lerner, da Giovanni Floris a Luca Telese. E questi erano i migliori.
Che cosa c'entra questa filippica sulla letteratura spagnola con la Telecom Italia?
C'entra.
In Italia, il livello è ormai talmente basso, che le persone non si rendono conto del significato di "globalizzazione" se non nei consueti termini veicolati in rete da gente che non sa nulla di ciò che accade nel mondo, se non per sentito dire. Sopravvivere come nazione (e soprattutto come Cultura) vuol dire essere in grado di sapersi posizionare nello scacchiere geo-politico internazionale, promuovendo la Cultura Alta (tanto per capirsi) come ambasciatrice e rappresentante di un mondo complesso e variegato dietro al quale, in seconda battuta, si situano le aziende, gli imprenditori, lo Stato, le banche, le fondazioni culturali, che apriranno le porte dei mercati internazionali per le nostre merci da esportare.
L'Italia, ormai è assente in tutti i teatri che contano nel mondo.
Dal 2014 lo sarà molto di più, soprattutto per via della vendita di Telecom agli spagnoli che hanno portato a casa un colpo davvero fantastico.
La Spagna si sta muovendo benissimo, è il motivo per cui l'abile Rajoy è riuscito a strappare alla Troika la concessione di un deficit al 5,8% (il doppio dell'Italia) mentre l'Italia viene trattata come l'ultima della classe e non soltanto non concedono più nulla, ma neppure accettano di negoziare sedendosi intorno a un tavolo.
Danno ordini e basta.
Talmente incompetente e cialtrona, questa classe dirigente -sia i politici che gli imprenditori- da essere diventata ormai inservibile per i loro stessi sponsor.
La Spagna, invece, pur in mezzo a gigantesche difficoltà e a un quadro sociale di impressionante disagio, sta preparandosi il terreno grazie alla fortuna di potersela vedere con un intero continente brulicante di fermenti, novità e dinamismo (500 milioni di consumatori) come quello dell'America Latina, con il quale condivide la stessa lingua e la cultura d'origine -unica eccezione il Brasile- e quindi giocano in casa. Tutto il sistema geo-politico di relazioni strategiche che l'Italia aveva costruito negli ultimi 50 anni con l'Argentina, Cile, Uruguay, Perù, Venezuela, Ecuador e Messico, è andato in fumo in seguito alla disastrosa gestione politico-economica degli affari, vissuta con taglio unicamente coloniale: territori da espoliare a furia di tangenti da dare (e prendere) a governi corrotti, abilmente messi lì dalla Cia.
Non si sono neppure accorti che il mondo era cambiato.
Non hanno neppure preso atto di ciò che stava accadendo in Sudamerica e in Messico, pensando sempre con la vecchia mentalità dell'arroganza democristiana e sono in molti (per non dire quasi tutti) i soggetti politici italiani che oggi si stupiscono delle parole, dei gesti e delle azioni di Papa Bergoglio come se si trattasse di un uomo piovuto dalla Luna. Si tratta, invece, di un uomo che sintetizza dentro di sè delle istanze e una idea del mondo che ha incorporato e alchemizzato la nuova realtà sudamericana, e ben la rappresenta.
Bergoglio parla e si comporta come parlano e si comportano tutti i leader politici del continente americano dal Mar delle Antille fino al Polo Sud; lui ha dietro di sè un intero continente che lo sorregge e lo supporta culturalmente, e parla la più diffusa lingua sul pianeta Terra, l'unica presente in quattro continenti. L'unico dove non si parla lo spagnolo è l'Oceania.
La vendita di Telecom agli spagnoli segna l'ingresso ufficiale dell'Italia nella periferia degli affari internazionali che contano, e -ciò che più conta- l'uscita dal territorio sudamericano (forse per sempre) del controllo strategico nelle telecomunicazioni in Argentina, Brasile, Uruguay, Cile, Bolivia.
E' stata sostituita dalla Spagna, la quale diventerà avanguardia in Europa nella gestione della strategia mediatica sul web, dove gli italiani non ci saranno.
Ecco che cosa sta accadendo e che cosa accadrà.
1). Tre mesi fa l'annuncio: Telecom Italia venduta agli spagnoli. Nessuno si è chiesto perchè e che interesse potessero avere gli spagnoli a prendersi una gatta da pelare come quella. Il vero motivo sta nella conquista del mercato pubblicitario più gigantesco sul web (si calcola intorno ai 20 miliardi di euro come potenzialità di fatturato) in uno specifico settore.
Quale?
Risposta: il grande calcio.
In Italia, il calcio europeo la fa da padrone in televisione, sia come audience che come introito pubblicitario per le partite che trasmettono. In Italia la concessione ce l'hanno due big della tivvù, Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi, attraverso le loro piattaforme Sky e Premium. Si reggono su questo. Dal 1 luglio del 2014 non esisteranno più. La notizia è stata diffusa oggi in tutta l'Inghilterra e ha fatto il giro del mondo (in Italia nessun commento, come se non si trattasse di una notizia degna di rilievo) ed è la seguente: "British Telecom strappa a Sky la concessione per le partite di calcio della Premier League per la cifra di 769 milioni di euro, il doppio di quanto offerto da Murdoch. Da settembre 2014 il calcio va sul web".
E' una notizia epocale.
Davvero segna un'epoca mediatica.
Questo vuol dire che sia Sky che Mediaset Premium potrebbero andare verso il tracollo economico.
E' stato velocemente calcolato che tutto ciò produrrà (in Italia) nella seconda metà del 2014 un crollo dell'investimento pubblicitario televisivo nell'ordine del 50%, con conseguente contrazione del mercato interno. Gli spagnoli di Telecom hanno fatto subito sapere di essersi già accordati con British Telecom, con Telecom Argentina (ex Telecom Italia) e con Telecom Brazil (già siglato l'accordo per l'acquisto di Telecom Italia) per passare anche loro al web. Tecnicamente -hanno spiegato- avverrà attraverso un nuovo tipo di televisori che verrà messo in vendita dal 1 Gennaio 2014 in tutta Europa, dotati di un meccanismo digitale per cui la televisione diventa, in pratica, lo schermo del web: una sua estensione amplificata, ad altissima definizione. La gente seguiterà a vedere le partite sullo schermo televisivo, ma le immagini non provengono più dal satellite ma via web. Quindi, è il web che si becca la pubblicità.
L'Italia sarà fuori.
L'Italia è già fuori.
Si perderanno soldi, si perderanno quote di mercato, si perderà un settore strategico.
2). Telecom Italia la faceva da padrone in Argentina essendo il provider principale per la telefonia, l'energia elettrica e la televisione via cavo attraverso Cablevision. Il tutto grazie a un accordo truffa avvenuto nel 2001 tra Ciampi/Berlusconi/Menem quando il governo italiano (e le banche) scelsero di "truffare" consapevolmente la clientela che si fidava attraverso i famigerati tangobonds, spazzatura che doveva servire a salvare l'Argentina dal default (ma tutti sapevano che così non sarebbe stato) attraverso un accordo segreto con un autentico mascalzone, il premier argentino dell'epoca. In cambio di questo regalino, l'Italia chiese (e ottenne) di impossessarsi del territorio strategico della comunicazione in Argentina che gli ha reso una caterva di soldi. Idem per il Brasile e il resto del Sudamerica. Se Telecom Italia non è fallita è stato grazie ai profitti che venivano da lì. Questo accordo, alla Kirchner, non piaceva affatto. E quindi si è data da fare con abilità geo-politica. Finchè il governo argentino non ha stretto un accordo con David Martinez, mega miliardario messicano e imprenditore nel mondo della comunicazione. Il Messico è un territorio economicamente molto fertile dove esiste la concorrenza, non è come l'Italia. I miliardari che operano nel territorio economico mediatico sono ben 6 e si odiano tra di loro, come è giusto che sia tra imprenditori concorrenti, e quindi -proprio grazie a questa furibonda competizione- ci guadagna il consumatore che vede aumentare l'offerta con i prezzi sempre più bassi. Martinez ha acquistato Telecom Italia attraverso una sua società (che finanzia tangenzialmente il governo argentino) ma che in realtà è proprietà della Telecom spagnola dato che ha il 36% delle sue azioni. La Kirchner ha accettato e in cambio gli spagnoli sono andati ad acquistare bpt argentini per una quantità immensa, sufficiente a coprire la cifra che l'Argentina doveva pagare per la causa persa in seguito ai tangobonds, grazie a un prestito ottenuto dalla BCE. Tutti contenti. Gli unici che ci rimettono sono gli italiani ai quali non è stato raccontato un bel nulla, nonostante venisse spiegata l'intera operazione sulla stampa argentina (vedi link http://www.lanacion.com.ar/1636394-telecom-negocia-su-venta-a-un-fondo-afin-al-gobierno di una decina di giorni fa). Stessa cosa sta avvenendo per l'unica posizione strategica mantenuta dall'Italia: l'editoria. Grazie a quell'accordo, infatti, la Mondadori aveva chiuso la partnership con la "Editorial Sudamericana" stampata a Barcellona, la più grande casa editrice al mondo come quantità di lettori (circa 300 milioni) diffusa in tutto il continente americano, in Spagna, nelle Filippine e in sei nazioni africane. Evidentemente piena di debiti, la Mondadori sta cedendo quote uscendo da questo settore strategico, con grave abbassamento del nostro mercato culturale condannato a diventare sempre più periferico.
3). Il terzo punto (conseguenza dei primi due) consiste nel ruolo da protagonista che la Telecom spagnola avrà sul mondo del web italiano. E qui nascono i dolori. C'è chi sostiene che gli italiani non siano stati dei babbioni, ma complici; (mi farebbe piacere sapere l'opinione ufficiale di Gianroberto Casaleggio -in quanto imprenditore del settore- in merito a questa faccenda. Nel senso che avrebbero venduto "apposta" la Telecom Italia agli spagnoli per consentire agli spagnoli di poter mettere -eventualmente- il bavaglio al web italiano lavandosene le mani.
Questa è la situazione.
Comunque la si voglia mettere, una sconfitta dell'imprenditoria nazionale.
Una sconfitta della strategia politica nazionale.
Ma, ciò che più conta, un atto di miopia e di ottusità rivelatrice della pochezza culturale e imprenditoriale dei nostro cosiddetti capitani di industria.
Siamo nelle mani di incompetenti di alto bordo.
II trionfo di falliti di successo, capaci soltanto di svendere la nazione al peggior offerente.
"l'abile Rajoy" è nientaltro che una vecchia volpe neoliberista, ben introdotta nell'oligarchia finanziaria. Portarlo ad esempio mi sembra un tantinello imprudente, solo degli illusi sognatori possono vedere la Spagna odierna come "indipendente".
RispondiEliminaE' purtroppo assai più probabile che, utilizzando una Spagna schiavizzata come cavallo di Troia, le canaglie della finanza ritentino la penetrazione nel mondo latino americano.
Vero, noi abbiamo avuto "governi corrotti, abilmente messi lì dalla Cia". Ma citando sudamerica e (soprattutto) Messico la cloaca italica riprende splendore.
Papa Bergoglio? Il Signore lo protegga, la faccia imbarazzata e a disagio del Gran Maestro del Quirinale, durante la visita di ieri del Santo Padre, la dice lunga sulle pericolose canaglie grembiulate con le quali egli deve interloquire per duellare.
Su tutto il resto dell'articolo sono abbastanza d'accordo, nei prossimi mesi ne vedremo delle "belle"...
Ma quali capitani di industria, questi non sono neanche caporali, con tutto il rispetto per questo grado.
RispondiElimina[...]In Italia, il livello è ormai talmente basso, che le persone non si rendono conto del significato di "globalizzazione" se non nei consueti termini veicolati in rete da gente che non sa nulla di ciò che accade nel mondo, se non per sentito dire. Sopravvivere come nazione (e soprattutto come Cultura) vuol dire essere in grado di sapersi posizionare nello scacchiere geo-politico internazionale, promuovendo la Cultura Alta (tanto per capirsi) come ambasciatrice e rappresentante di un mondo complesso e variegato dietro al quale, in seconda battuta, si situano le aziende, gli imprenditori, lo Stato, le banche, le fondazioni culturali, che apriranno le porte dei mercati internazionali per le nostre merci da esportare.
RispondiEliminaL'Italia, ormai è assente in tutti i teatri che contano nel mondo.[...]
Sergio, in relazione a questo segmento del tuo articolo, vorrei segnalare una iniziativa che è arrivata quest'anno alla sua XIII edizione e assolutamente mai calcolata dai media normali ( meglio anormali) Si tratta della settimana di promozione della lingua italiana nel mondo, una iniziativa di cui dovremmo andare orgogliosi, perché la nostra lingua è una ricchezza (e per questo il suo apprendimento è richiesto nel mondo) in settori come musica, arte, gastronomia, moda,ad esempio. per chi volesse documentarsi metto il link dell'iniziativa
http://www.accademiadellacrusca.it/it/eventi/collaborazione-crusca/tredicesima-settimana-lingua-italiana-mondo-ricerca-scoperta-innovazion
maria grazia m.
è vero la Crusca ancora regge (fintantochè non tolgono i fondi anche a loro)
EliminaSono un simpatizzante M5S ma dare responsabilità di qualsiasi genere a Casaleggio lo vedo come sovrastimare un personaggio che con questo movimento ha poco da dividere se non la piattaforma mediatica...
RispondiEliminaMa sai leggere l'Italiano?
RispondiElimina"mi farebbe piacere sapere l'opinione ufficiale di Gianroberto Casaleggio -in quanto imprenditore del settore- in merito a questa faccenda"
quale è la parte dove hai letto che vengano ATTRIBUITE RESPONSABILITA' a Casaleggio?
La Spagna non è stata commissariata perchè Rajoy ha agito esattamente come avrebbe fatto un Van Rompuy o un Holli Rehn qualsiasi : salvare la finanza indebitando il paese per le prossime generazioni. "Perchè sporcarsi le mani e la reputazione quando abbiamo un burattino locale che lo fa meglio di noi- si son detti-diamogli pure il contentino di sforare il 3% per non soffocarli, l'obbiettivo di tenerli per i testicoli è cmq raggiunto". Botin esulta: il denaro torna a scorrere in spagna, certo la disoccupazione è alta ma in spagna se il PIL non cresce almeno un punto e mezzo la disoccupazione strutturalmente comunque non si abbassa, quindi salviamo almeno la finanza, qualcosa succederà! questo e quello che diffondono i media spagnoli lanciando larvatamente il messaggio che quasi è colpa dei disoccupati se nn c'é ripresa, il resto dell'economia ha già imboccato il buon camino, mancano solo loro, i disoccupati, all'appello!!! Informo che internet in spagna è fra i più cari e più lenti d'europa insieme all'italia, se affidiamo la rete a questa gente, ad essere ottimisti, non ci accorgeremo neppure della differente gestione. fabio
RispondiEliminasono d'accordo, il post del sig, Modigliani non fa una piega, ma la rete telcom in italia, e soprattutto la non disponibilità a fare nuovi contratti che costerebbero di più (fibra ottica o altro), lascia il tempo che trova. non abbiamo soldi per mangiare, figuriamoci l'internet a 1920*1080 almeno...
EliminaLe smart TV esistono da 5 anni..... Sono figlie di processi tecnologici che non c'entrano nulla con il contesto in cui le hai collocate... Quel paragrafo
RispondiEliminanon sta in piedi.
Inoltre qualsiasi Telecom italia Spagna Jamaica qualsiasi paese tu voglia non può assolutamente mettere il bavaglio al web. In primis per una questione tecnologica. Anche questo paragrafo non sta in piedi.
Gli altri paragrafi non so, non ho la competenza per giudicare, ma se hai usato lo stesso livello di approssimazione e fantasia....
Le smart TV sono tutta un'altra cosa. Il mio post era relativo ai "diritti pubblicitari" che è una cosa diversa. Non hai capito il senso della vicenda. British Telecom non è mica stupida.
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