mercoledì 9 ottobre 2013

A chi lo dareste il Nobel per la letteratura nel 2013? Io ho votato così, per il grande Maestro di questa epoca.

"Tra un muro alto e solido e un uovo che si rompe contro di esso, starò sempre dalla parte dell'uovo. Sì, non importa quanto il muro abbia ragione e quanto l'uovo abbia torto, io starò dalla parte dell'uovo. Qualcun altro dovrà decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; sarà forse il tempo a farlo, o la storia. Ma se ci fosse un romanziere che, per qualsivoglia ragione, scrivesse stando dalla parte del muro, che valore avrebbero le sue opere?"
                           (Haruki Murakami - dal discorso di accettazione del Jerusalem Prize)

di Sergio Di Cori Modigliani

In questi giorni, a New York, Parigi, Buenos Aires, Praga, Londra, Madrid, Vienna, sui giornali,settimanali, svariati siti on line, in diverse trasmissioni televisive, alla radio, si argomenta e si dibatte sul totoNobel per la letteratura 2013, che verrà attribuito nei prossimi giorni. Soprattutto in Germania, visto che, in questi giorni, a Francoforte c'è la Buchmesse, la più grande fiera del libro del pianeta, da sempre luogo deputato a incontri tra editori, scrittori, critici, denso di convegni, seminari, discussioni che  animano la vita culturale delle società e delle nazioni più evolute del pianeta.Italia esclusa.Non perchè ci sia una qualche censura o discriminante contro di noi, nient'affatto.Per via dell'autocensura e del suicidio culturale prodotto dal matrimonio tra berlusconismo e piddismo, catastrofico ingrediente che negli ultimi 20 anni ha prodotto l'attuale analfabetismo narcisista collettivo. Le cifre e i dati statistici parlano chiaro e sono impietose. In Francia, Argentina, Usa, Spagna, Germania, Cekia, Austria, l'industriaeditoriale ha gloriosamente superato il terribile guado dell'ignoranza collettiva e ha invertito la rotta. A Parigi, a New York, a Buenos Aires, a Berlino, ritornano ad aprire le librerie indipendenti.A Cordoba, Philadelphia, Boston, Glasgow, Amburgo, Bratislava, Praga, Lipsia e Bordeaux, la gente -soprattutto giovani- affolla le librerie e si incontra socialmente, acquistando romanzi, scambiandosi opinioni di lettura, a dimostrazione che il libro è ancora vivo e vegeto. Basterebbe entrare nella metropolitana di Roma e di Milano e poi fare un raffronto con le sotterranee delle più importanti città d'occidente, per capire la differenza. In Italia è davveroraro vedere i passeggeri che leggono un libro, al massimo sfogliano la free press. Le statistiche nazionali considerano "7 libri all'anno" la cifra che identifica il "lettore colto difascia medio-alta". La stessa che in Argentina, Cile, Uruguay, Giappone, Canada, Usa, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Danimarca, Olanda, Belgio, Cekia, indicano un "lettore de-culturato di fascia medio-bassa con tendenza all'analfabetismo".Marco Polillo, Presidente dell'AIA (Associazione Italiana Editori) in un suo tragico discorso ha lanciato pubblicamente ieri a Francoforte "l'allarme ignoranza" e il crollo dellivello di lettura e di diffusione del libro, con una flessione di -14% per quest'anno, che segue il declino di un -19% dell'anno precedente, e che situa l'Italia come "il paese tra i 28 dellaUnione Europea con il più basso indice e livello di cultura, di diffusione della lettura e di amore per la letteratura".Non c'è male per essere il paese che ha dato i natali a Dante Alighieri.Chiudono le librerie, diminuisce l'afflusso in quelle ancora aperte.L'amore per il libro, per la narrazione, per la lettura, non sono materia di conversazione in Italia.La cultura umanistica sta scomparendo nella più totale indifferenza perchè è stato definitivamente assassinato "l'autore" sostituito dal "personaggio", come in un film surrealista di Louis Bunuel: a chi scrive, in Italia, infatti, l'editore non chiede nè contenuto nè sostanza nè competenza, bensì qualità comunicativa nella sua capacità quantitativa di apparire in televisione nei talk show, in modo tale da spingere il telesionato voyeur ad acquistare il libro non per ciò che contiene al proprio interno, bensì per il fatto che il libro in questione è stato trasformato nel rivestimento esterno di un personaggio televisivo la cui faccia è nota, riconoscibile. L'italiano non è più attratto dall'insostituibile viaggio interiore che comporta l'incontro con personaggi immaginarii, nati dalla fantasia creativa di qualcuno, bensìvuole leggere il libro del Signor Tizio visto da Fazio o da Floris per partecipare in maniera passiva e subliminale alla kermesse televisiva.In tal modo l'autore è costretto a diventare attore, a curare la propria immagine, a occuparsi del suorapporto con il pubblico. Non contano più i personaggi che ha inventato, nè tantomeno interessa al suo editore se quei personaggi sono in grado di diventare metafore immortali come Emma Bovary, perchè l'autore è diventato il personaggio. Non è più il libro al centro, bensì il tipo di spettacolo che l'autore è in grado di fornire. E' l'implacabile cifra che svela e rivela il declino di una nazione, ben lanciata verso la propria fine.Quindi in Italia niente totoNobel.Io lo faccio comunque, ci sarà pure qualche amante della letteratura tra i lettori di questo blog.Punto sul nipponico Haruki Murakami, 64 anni, a mio avviso il più grande narratore esistente al mondo.Sono un suo accanito tifoso. Tant'è che otto mesi fa ho aderito all'invito di una associazione internazionalecaliforniana che raduna cultori della letteratura per far parte del gruppo di sostegno, siamo svariati milioni di lettori al mondo. Non ci sono molte immagini di lui, in giro, proprio perchè si tratta di un vero autore, nato e cresciuto in una società evoluta e colta, dove può permettersi il lusso (oltre che il rischio) di essere giudicato per ciò che fa e non per le battute che dice alla tivvù o per il colore della sua giacca.Squisito interprete della tragedia collettiva planetaria dei cittadini post-moderni, è riuscito a coniugare con rara sapienza la salvaguardia dei principii della tradizione di una antica e solida cultura, dalla quale proviene, con le caratteristiche della vita quotidiana attuale legata alla cultura pop nordamericana. Murakami è un narratore puro, lui racconta delle storie e i suoi personaggi sono simboli emblematici delle contraddizioni del vissuto esistenziale in una società avanzata e ricca come quella giapponese.Senza mai cedere all'ideologia, alla retorica, o alla piatta propagandistica legata ai trend o alla mera attualità, ci racconta come funziona il Giappone. Ciò che lo rende sublime consiste nel fatto che ci racconta come funzioniamo noi tutti, dato che "siamo immersi in questa gigantesca pozza di totale invisibilità" prodotta dalle multinazionali che hanno imposto una globalizzazione del gusto, dei sensi, delle percezioni, del sentimento, puntando a una unificazione omogeneizzata del pensiero per rendersi la vita più facile, e renderla a noi tutti più triste, meno interessante, meno misteriosa.Le sue storie sono semplici e le trame leggere, quasi impalpabili, come la carta di riso dei separè delle abitazioni giapponesi. I suoi romanzi sono sempre in prima persona e la vicenda inizia sempre nello stesso identico modo: il protagonista non ha niente da fare nella vita. Per lo più è disoccupato per scelta o si è da poco licenziato dal suo ultimo lavoro per noia, usufruisce del reddito di cittadinanza e si interroga su che cosa fare nella vita, senza neppure sapere quali siano le domande giuste da porsi. Ci descrive come funziona la società giapponese, ancora divisa in chiuse caste feudali ma con un perfetto sistema welfare che garantisce la tenuta sociale di un equilibrio che l'imperatore vuole eterno. E il protagonista, mentre è a caccia del suo nuovo lavoro, si lascia andare alla libertà di incontri casuali, alla ricerca di un Senso dell'esistenza. Ci porta sempre in un viaggioesplorativo ricco e denso di suggestioni, attraverso diversi livelli della società giapponese, da quella più disagiata e meschina a quella più ricca e perversa, senza mai giudicare nessuno, mostrandoci un esaustivo campionario di umanità vasta e curiosa che ci spiega la vera natura dei sentimenti del popolo giapponese.E' un' ottima guida. E' un divertentissimo compagno di viaggio. Insostituibile.Spero che vinca, perchè se lo merita.Basta leggere un romanzo di Murakami per capire quale sia la vera natura della realtà che abbiamo attorno. Perchè questa è la magia della letteratura quando è scritta da chi lo sa fare: ci regala sempre delle chiavi dell'esistenza, delle impagabili password per avere accesso ai misteri della nostra natura.Se vince lui, sarà una bellissima notizia per tutti noi.Vorrà dire che si valorizzano le narrazioni esistenziali.Vorrà dire che si privilegia il ritorno dell'Essere Umano al centro dell'interesse generale.Vorrà dire che si apre un piccolo pertugio che, forse, un giorno, ci porterà a costruire una società dove la chiave della porta per l'uscita d'emergenza verrà chiesta a chi ce l'ha, a chi la conosce, a chi l'ha vista.E finalmente potremo fare a meno di ascoltare gli economisti ossessionati dai grafici e dalle cifre.Sono gli autori visionari quelli che conoscono le soluzioni, per rifondare una stagione di nuoviproverbi collettivi.Come dire. "Chi vedrà vivrà". 


10 commenti:

  1. L'italiano non è più attratto dal viaggio interiore, perché quando ritorna a contatto con la sua fonte, appare subito un giudice che gli è stato inculcato da questa società e che gli dice che è ridicolo. Questa società ha ucciso gli dei e l'anima.

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  2. in 1q84 i protagonisti lavorano...

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  3. Ma la smetta di infangarci.
    Noi siamo il paese piu' bello del mondo.
    Dove si mangia meglio.
    Dove si beve meglio.
    Della poesia ineguagliabile.
    Coi scrittori piu' letti al mondo dopo la Bibbia.
    Col 90% dell'arte al mondo.
    La lingua piu' bella del mondo, tutte le altre le ascolti, sono volgari.
    Col governo piu' stabile al mondo o almeno sempre gli stessi.
    Con la Costituzione piu' bella al mondo.
    Con uno Stato Sociale che tutti vogliono copiare ma non ci riescono.
    Un paese dove i poveri sono felici di essere poveri.

    Leggere? Ma se abbiamo le scuole piu' importanti al mondo. Usciti
    da li' cosa ci rimane da imparare.
    Le uova, poi! Ridicolo. Poi puzzano. Pensi alle nostre mura che da secoli resistono a terremoti, eruzioni vulcaniche, atti vandalici per
    la gioia nostra e di tutti i turisti del mondo. Ma dove ando' il suo amato scrittore a scrivere il suo Norwegian Wood? Ma da noi naturalmente.
    Andare a Francoforte per leggere un libro sull'Italia?
    Ma per carita'.

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  4. Un altro elemento ricorrente in molti libri di Murakami è "la porta di uscita", attraverso la quale i protagonisti scivolano, quasi senza accorgersene, in dei mondi alternativi, molto simili al nostro ma con qualche piccola regola diversa.
    Una metafora perfetta per l'esistenza dei molti altri strati di realtà e sensi del mondo, oltre alla bieca ricerca della propria gratificazione o sopravvivenza personali, che chi non legge (o esplora in altro modo se stesso o il mondo al di fuori del proprio metro quadrato) ignora totalmente.
    Sono come lo specchio di Alice.
    Un invito

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    1. Sono d'accordo. Il fascino dei libri di Murakami sta proprio nelle uscite di sicurezza, nel suggerire l'accesso a nuovi portali dell'esistenza

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  5. ciao Sergio
    non conoscevo l'autore e leggerò qualcosa grazie per il suggerimento
    t

    ps. la foto che hai messo è dell'artista Takashi Murakami

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    1. è vero (per la foto) me ne sono accorto dopo...ho deciso che la lascio comunque, è stato un lapsus...murakiano!

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  6. Beh dopo una recensione del genere non abbiamo altra scelta che leggere l'autore! Speriamo non sia come l'ultimo film di Malik pero'........:-)
    Quando 15 anni fa' lavoravo nel primo sito turistico d'Inghilterra osservavo i giapponesi, li trovavo piu' alienati di altri turisti, anche gli italiani sembravano in uniforme....comici....

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