lunedì 19 novembre 2012

Giù le mani dai bambini del Medio Oriente.



di Sergio Di Cori Modigliani


Qualche giorno fa avevo scritto un post denunciando lo scatenamento dell’odio antisemita in Italia.
A mio avviso, non si trattava di una sorpresa, bastava seguire le connessioni della maggior parte dei siti antagonisti all’attuale governo Monti -e alle nefaste politiche di Draghi alla Bce- per comprendere come le oligarchie che ben custodiscono la salvaguardia del loro privilegio intendessero gestire, pilotare e manipolare la rabbia sociale: a loro esclusivo vantaggio. Avevo, intenzionalmente, scritto la mia consueta e prolissa premessa relativa all’analisi geo-politica della situazione, cercando di non parlare del conflitto israelo-palestinese, suggerendo invece la lettura di un attento blogger, dotato di una originale quanto rara libertà di esecuzione mentale, non a caso residente all’estero, in quel di Germania. Ciò che a me interessava, infatti, in quel post, era relativo alla possibilità di un possibile confronto e discussione sulla spaventosa ondata di odio convulso, di aggressività, di violenza, che si sta diffondendo in maniera sempre più virulenta nel nostro paese.  Basterebbe leggere facebook o andare a dare un’occhiata sulle pagine di organizzazioni, gruppi, associazioni che -sulla carta- si richiamano a teorie, ideologie, dogmi, dai titoli roboanti dal sapore libertario (tutte uniformate nel nome del pensiero unico omologato) per capire come l’interpretazione italiana del concetto di informazione sia tuttora di stampo berlusconiano, ovverossia basto su un abile mix di marketing pubblicitario, illusoria mitomania piccolo-borghese e odio puro, mescolato in salse diverse a seconda della necessità d’uso: magistrati dalle toghe rosse, giornalisti scomodi, intellettuali non uniformati, immigrati dalla pelle colorata, meridionali (al nord) settentrionali (al sud) che in rete si trasforma nel consueto pattume complottistico che garantisce contatti, qualche eurino di pubblicità e applausi sicuri.
Mi è andata malissimo.
Non soltanto non è stato possibile elaborare insieme (né qui né su facebook) nessuna argomentazione relativa al perchè e al come, in Italia, l’odio antisemita di matrice nazifascista si stia diffondendo collettivamente in maniera pestilenziale, ma le reazioni comuni più diffuse sono state, per l’appunto, di odio, di affermazioni di proprie idee e principii basati sull’odio.
 La guerra in corso in Medio Oriente è stata, ed è tuttora, un’ottima scusa davvero molto utile, perché consente un buon ombrello e scudo dietro il quale nascondersi con abilità.
Riprendo quindi l’argomento, ma forte dell’esperienza appena vissuta, lo affronto in maniera pura.
Lasciamo, quindi, perdere l’odio antisemita e gli ebrei. Sono argomenti intrattabili in Italia. Il livello di degrado civile e di deformazione del reale ha raggiunto un tale livello di nebbia per cui è necessario occuparsi di tematiche, diciamo così, brutali e primitive, essendo il paese franato verso una deriva primitiva, antica.
Parliamo in maniera diretta di ciò che conta.
Parliamo, cioè, di odio puro. Odio, senza aggettivi.
Odio, per chiunque capiti sotto.
Odio per chi non gradisce il proprio commento, odio per chi non gradisce la propria striscetta su facebook, odio per chi non apprezza un proprio scritto ritenuto geniale, odio per i meridionali, per i settentrionali, per gli studenti, per la polizia, per i garantiti, per i precari, per i diversi, per chi si pone e per chi si oppone, ma soprattutto odio per chiunque azzardi a manifestare una opinione, una argomentazione, un pensiero, una suggestione, diverse da quella del gruppo, associazione, partito, movimento, aggregato, con il quale ci si sente identificati e con il quale si condivide la logica miope e ottusa del branco omologato. Non esiste nessuna organizzazione politica in Italia che ne sia immune.
Una banale argomentazione porterebbe un sociologo superficiale a sostenere il principio per cui l’odio attuale italiano, in realtà, sarebbe il termometro di un profondo disagio sociale provocato dalla grave crisi economico-politica che stiamo vivendo.
Non è così.
E’ esattamente l’opposto.
L’attuale crisi politico-economica, fittizia quanto pianificata strategicamente a tavolino, è il risultato e la diretta conseguenza “pratica ed esterna” di una costante cultura dell’odio e della sopraffazione, di una affermazione del più forte sul più debole, della sostituzione della sostanza dotata di Senso con l’apparenza dotata di Visibilità, della ricerca bulimica di consenso attraverso la conquista della cosiddetta “audience”, elemento, questo, che sposta il valore esistenziale delle persone dal qualitativo al quantitativo, di un rafforzamento egoico e narcisistico della propria posizione di gruppo ben definito che identifica la critica o l’opposizione o l’antagonismo come un pericoloso nemico da attaccare, aggredire, eliminare perché mina la propria identità. Le nuove forme di socialità collettiva si consolidano, quindi, non più su un progetto d’amore perché si è contenti all’idea di condividere con dei propri simili una bella esperienza, qualcosa che si sente e si prova sulla propria pelle convinti che possa fare del bene a tutti, bensì sull’appartenenza sancita dal tifo e chi si oppone è un criminale, una metastasi, un venduto, una spia, un infiltrato, un essere ignobile che diventa il destinatario di tutte le proprie frustrazioni, un vero e proprio “nemico della società” di solito a capo di una congiura clandestina il cui scopo ultimo consiste nella conquista del mondo.
 Quest’odio, condiviso con altri odianti, si trasforma paradossalmente in “amore solo per chi odia” e quindi si abbatte al livello minimo la soglia di assunzione di responsabilità in proprio. Un politico inquisito –tanto per fare un esempio semplice- non diventa il simbolo di un degrado etico-morale della nazione sul quale interrogarsi collettivamente, bensì la “vittima” (e quindi meritevole di solidarietà e aiuti) perché messo in mezzo da nemici odiosi e odiati (i giudici o i politici dell’opposta fazione).
Non conta più la sostanza di una argomentazione o il Senso di un pensiero elaborato, bensì conta se ciò che quel pensiero esprime può o non può portare acqua al mulino al quale si appartiene. Le apparenti esplosioni d’amore collettive a favore di qualcuno (individuo o gruppo è irrilevante) quindi, si trasformano con enorme velocità in trascinanti ondate d’odio per la stessa persona o gruppo. Se una persona scrive il lunedì che Beppe Grillo ha detto una cosa davvero molto intelligente e utile per la collettività, viene esaltato e applaudito dai militanti di Beppe Grillo e immediatamente attaccato dai suoi oppositori politici; se la stessa persona – con lo stesso identico tono- il mercoledì, è in disaccordo con una frase che Grillo dice il giorno dopo, allora le parti si rovesciano e gli amici plaudenti diventano nemici pieni di odio e livore e gli ex nemici diventano nuovi amici accoglienti e plaudenti. E’ una continua altalena basata sull’uso di una incorporazione inconscia di elementi emotivi che vengono dal linguaggio del marketing pubblicitario berlusconiano, perché ciò che conta è vendere.
Quindi acquistare.
Il proprio pensiero, quindi, automaticamente diventa un prodotto da offrire.
E’ la mercatizzazione dell’intelligenza.
E’ il passaggio dal valore di scambio al valore d’uso.
E’ l’affermazione di un principio consumista dove la moneta principale da usare è sempre  e comunque l’odio. Perché è basato sul principio di innamoramento del concetto di “esclusivo”, cavallo di battaglia della pubblicità.
E’ il trionfo ideologico dell’oligarchia, che, così facendo, attraverso una manipolazione costante neurolinguistica, accoglie l’odio su di sé e lo trasforma in invidia sociale, motore fondamentale per garantire a se stessi quello status sociale di classe privilegiata e superiore, la diffusione di una idea (questa sì tutta nazista) per cui esistono “razze superiori” (la casta, i privilegiati, i politici, i bocconiani, ecc.), che spinge gli oppositori alla produzione di odio costante verso di loro. Non si tratta di un “masochismo di chi gestisce il potere” bensì della chiave della loro stessa sussistenza: fintantoché si genera odio, si è garantiti del fatto che lo status quo non verrà alterato neppure di un milionesimo di grammo.
Perché l’amore è creativo, è inclusivo, è basato sulla condivisione, sull’accoglienza, sull’empatia, sulla compassione: non esclude mai. Per principio.
L’odio, invece, è basato sul concetto di “esclusione”, legato al concetto di “esclusivo”, colonna della pubblicità. Ci convincono ad acquistare un prodotto esclusivo, solo per noi; ci convincono che i potenti appartengono a un club esclusivo. L’odio diventa “invidia e voglia di aver accesso a quella esclusività”.
Ciò che conta è l’abbattimento del concetto di inclusione: dividere la società sempre in blocchi contrapposti per evitare che l’amore –sempre contagioso- possa trionfare: il sentimento più pericoloso che esista, presuppone infatti l’amore per l’inclusione.
La società non cambia odiando Monti perché ha privilegi esclusivi.
La società comincia a cambiare e ad evolvere quando la gente sente dentro di sé che quei privilegi non li vuole perché l’idea dell’appartenenza a un club esclusivo riempie di terrore e di paura; è così bello, invece, stare tutti insieme in una comunità che non esclude nessuno. E così, più che odio per lui, prova una profonda pena, perché lo considera una persona spiritualmente misera, con una vita avvilente e degradata.
Questo è il motivo per cui la stampa mainstream e il 99%della produzione web e feisbucchiana è basata su denunce e accuse e dimostrazioni di privilegi e di tonnellate di argomentazioni sempre e soltanto piene d’odio, che provano disgusto, rabbia (e la pericolosa rinuncia del proprio diritto al voto) e, di conseguenza impotenza, paura, insicurezza.  
In questi giorni, in Italia, nel corso del conflitto tra israeliani e palestinesi, siti e pagine di pacifisti di varia natura erano pieni di messaggi di odio, di auguri di morte, di immagini spaventose, il cui fine(spesso inconsapevole) consiste nel produrre raccapriccio e tanta paura. Nel resto d’Europa è stato diverso: i pacifisti seguitavano, senza mollare, a parlare di pace, a veicolare un potenziale messaggio di concordia e di amore.
Da noi non è possibile.
20 anni di fascismo, 30 anni di democrazia cristiana, 15 anni di craxianesimo, e 20 anni di berlusconismo hanno prodotto una società basata sull’odio, splendido humus per il potere oligarchico per poterlo concimare con il cinismo italiano, con l’indifferenza sociale, creando la base necessaria per portare al governo una nuova teocrazia che si preannuncia (quantomeno nelle sue intenzioni) eterna: ha trovato la modalità giusta per produrre continuamente faziosità e odio puro.
L’Italia, in questo momento, è considerata in tutto l’occidente come la nazione più conservatrice, più retriva, più arretrata d’Europa. Non a caso. Nell’intero continente americano, dal Canada al Polo Sud, il nostro paese è identificato come una nazione regredita che vive sotto un poderoso tallone di ferro, incapace ormai di essere creativa.
La cifra della resa degli italiani sta proprio tutta nella loro persistente spinta a parlare ogni giorno e per ogni situazione di odio, di pensare sempre a cercare di ottenere un consenso da parte di qualcuno sulla base di una denuncia, di una lista di criminali da poter odiare, di nemici dai quali salvaguardarsi. Sono sempre tutti contro. Nessuno è mai per.
L’Amore è sempre per, invece. Perché include.
Gli italiani si sono innamorati, da bravi piccolo-borghesi, dell’idea di “esclusività”.
Si potrà cominciare a pensare che qualcosa sta cambiando quando si comincerà a sentirsi attratti e attirati, invece, dalla “inclusione”.
Questo è il motivo per cui in Italia non è possibile fare un grande corteo unificante senza che finisca con episodi di violenza. La gente ci va alimentata dall’odio e il potere fa di tutto perché l’odio prevalga. E’ accaduto a Roma nell’ottobre del 2011, la prima volta che scendevano in piazza tutti, ben gestito e organizzato dal ministero degli interni (non a caso un leghista, maestro di odio nazionale) al fine di produrre violenza. Anche questa volta, pochi giorni fa, si è verificata la stessa identica situazione. Non se ne è parlato in questi termini, tranne qualche eccezione che ha avuto poco risalto. Il Ministro Riccardi (quello che tempo fa sollevò la questione della diffusione del gioco d’azzardo, ne parlai su questo blog) e un ex giornalista della Rai divenuto parlamentare europeo,  David Sassoli, apparso in una fugace comparsa soltanto in una trasmissione televisiva su La7 alle 10 del mattino, un’ora poco seguita. Sassoli ha sottolineato la responsabilità del sindaco Alemanno che ha permesso che il corteo passasse davanti alla sinagoga di Roma, molto ben piantonato dalla polizia, dove la marea di giovani studenti, con le loro belle faccette di 15enni 16enni, che fino a quel momento si erano espressi con slogan creativi, contenti di star manifestando, contenti di stare insieme, all’improvviso si sono trovati (a loro totale insaputa) con la testa del corteo modificata, perché  sono arrivati i militanti di Casa Pound, quelli di Forza Nuova e di Blocco Studentesco, le milizie fasciste che a Roma aggrediscono gli studenti nei licei. Anche un bambino avrebbe capito che ci sarebbe stato uno scontro violento. Era inevitabile.
Sulle dinamiche successive so ciò che leggo sui giornali.
Ciò che conta –e a me interessa condividerlo qui con voi- consiste nel fatto che, a differenza del resto d’Europa, a Roma si lavora sull’odio e non sull’aggregazione; sull’intimidazione e non sull’inclusione, e non è un caso. I nazifascisti hanno rubricato quella manifestazione sui loro siti come un autentico trionfo. Hanno ragione. Per loro lo è stato. Grazie al sostegno del sindaco Alemanno, Casa Pound si è costituito come partito che va alle elezioni. E’ stata aperta la prima sezione italiana (nel centro di Roma) della formazione nazista europea denominata Alba Dorata. I sondaggi li accreditano di un numero molto alto di apprezzamenti.
La gente si sta innamorando dell’odio, lo si capisce dal linguaggio e dalle modalità che usa sul web e su facebook; la ragione per veicolare l’odio è irrilevante. Ciò che conta è provocare paura, incertezza, disgusto. E, in questo momento, la guerra in corso tra israeliani e palestinesi è un’ottima scusa per diffondere il seme dell’odio in Italia, l’estrema risorsa dell’oligarchia per mantenere il potere e lo status quo. Soltanto cambiando linguaggio e soprattutto comportamentalità si può evitare di aumentare il dolore collettivo. Basta davvero poco. Basta un attimo interrogarsi.
L’immagine che vedete in bacheca è una fotografia scattata qualche anno fa. Nel 2011, grazie al contributo di 200 mila euro dell’ufficio dell’Unione Europea che si occupa delle politiche continentali contro la diffusione dell’odio etnico, l’istituto di sociologia dell’Università di Gottinga, ha realizzato un interessante studio psico-comportamentale su un campione pre-selezionato di cittadini olandesi di circa 2000 persone. Il test consisteva nel guardare 40 immagini e scrivere sotto istintivamente mi piace oppure mi dispiace. Erano fotografie molto diverse, le più disparate: un cono gelato, tulipani, una donna erotica, degli sciatori, una partita di calcio; era impossibile trovare un filo logico. La fotografia in bacheca era la n.21. Il test, costruito da esperti in statistica psicometrica, ruotava tutto intorno a questa immagine: era l’unica risposta che interessava; tutte le altre erano finte e inutili. Superata questa fase, tutti coloro che a quest’immagine avevano risposto “non mi piace” (il 64%) sono stati presi e gli sono state sottoposte tutte le immagini alle quali loro avevano risposto “non mi piace” chiedendo loro il perché. C’erano 8 diverse opzioni possibili di risposta. Il 79% ha risposto “non lo so”.
Un fatto davvero tragico.
Sul quale è stato poi scritto un preoccupato documento.
Ripropongo, oggi, quest’immagine, alla vostra attenzione.
In questi giorni si è scatenata su facebook un’ ondata necrofila, caratteristica di una società intrisa di odio puro, usando immagini di bambini morti oppure feriti gravi e sofferenti con aggiunta di frasi o articoli che incitavano all’odio. Il tutto ha cominciato a diffondersi in rete in maniera esorbitante. Un vero e proprio sciacallaggio, un prodotto morboso di una società cinica e malata. Prima di postare fotografie di bambini deturpati o cadaveri (è irrilevante che siano palestinesi o israeliani, ciò che conta è il concetto) pensateci due volte.

Chiedo troppo se propongo a tutti di impossessarsi di questa bellissima immagine e di postarla sulla propria bacheca senza aggiungerci alcun commento?

Penso che non abbia bisogno di nessuna parola.

Io sto dalla parte di chi ha voglia di includere tutti, nessuno escluso.
Di chi non ha paura e non si vergogna nel postare l’immagine di due bambini abbracciati.

Siamo a questo punto: c’è gente, ormai, che comincia ad avere paura di immagini così.

Pensate un po’ come siamo messi.

27 commenti:

  1. "Parliamo, cioè, di odio puro. Odio, senza aggettivi."

    L'odio puro ce lo ha lei verso gli italiani quando nel post precedente li definisce (parole sue):

    "il più furibondo paese antisemita di tutto il sistema occidentale"

    Io non sono né razzista né antisemita e sono italiano. I razzisti stanno dappertutto e non è vero che gli italiani sono i peggiori del sistema occidentale. Ce ne stanno anche fra gli ebrei ed è una piaga che va eliminata dovunque appaia; sia il razzismo verso i neri, gli ebrei, i rom e le altre etnie o religioni, sia il suo furibondo anti italianismo.

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    1. purtroppo "odiamo" pure riconoscere i nostri difetti a volte ci odiamo per come ci siamo comportati, è un limite della nostra cultura rapportare tutto ad amore e odio e senza comprenderne il motivo.
      è il limite che ci è stato imposto, non andando mai a fondo in nessuna delle vicende importanti che hanno segnato la formazione di questa nazione. è lo spazio esagerato dato alla propaganda di una sola religione, la censura dell'esercizio del dubbio,la paura della verità, la minaccia e il senso di colpa in ogni concetto di origine spirituale, non ci hanno permesso di sviluppare un giusto senso critico, affidando la comprensione della relta ai mezzi di comunicazione che fino agli anni 80 e forse anche 90 erano degli oracoli indiscutibili.

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    2. Premesso che nella mia famiglia non c'è stato mai nessun razzista né antisemita né un singolo fascista (tanto meno io, naturalmente), tutto quello che hai detto si può riferire a chiunque, ebrei compresi; i quali ebrei essendo esseri umani come gli altri hanno i loro peccati da riconoscere e possibilmente da espiare precisamente come i cristiani, i musulmani, i buddisti, i tedeschi, i francesi, gli zulù etc etc.
      Rimane il fatto che chi dice che gli italiani sono un popolo anti semita è uno spregevole bugiardo e sono allibito che nessun altro si sia indignato contro questo signore pronto a tutto pur di ritagliarsi lo spazietto di visibilità.

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    3. Siamo così antisemiti che Odifreddi è stato costretto a chiudere il suo blog su Repubblica per le critiche rivolte in questi giorni a Israele. Chissà chi avrà protestato?
      Un pò di solidarietà liberale a un giornalista aggredito no??

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  2. Caro Sergio,
    mi chiedo se sia possibile aprire una discussione nel merito dei fatti priva di qualsivoglia connotazione ideologica e/o religisa sulla politica militare israeliana.

    Tu, cosa ne pensi?

    Luca

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  3. personalmente anche io avrei risposto non mi piace perchè avrei fatto questo processo mentale:controsenso-religioni-religione monoteista-ignoranza-lavaggio cervello

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  4. Il problema è che non si discute mai di niente ma si cerca sempre di far prevalere la propria idea o meglio quella della propria "fazione" o squadra, vedi la maggioranza dei Talk Show dove tutti si urlano sopra e nessuno si ascolta, l'esempio che abbiamo è questo. Sembra che non esista altro al di fuori della TV (ha ragione Grillo a sconsigliarla o vietarla ai suoi militanti che mi sembrano invece più propensi all'amore che all'odio) tutta l'esistenza della maggior parte di noi italiani si riduce ai media. Tutto è suddiviso in squadre con i relativi tifosi, calcio, politica, religione, sesso...Che pena! Il tema dell'antisemitismo in Italia, come quello dell'odio verso i musulmani, è dato da una mancanza di approfondimento del tema da parte di tutti, a me piacerebbe discutere apertamente sulla politica militare di Israele, ma parlarne sembra un tabù, come affronti l'argomento o sei un antisemita o un sionista, uno ti sbandiera l'olocausto e l'altro la foto dei bambini palestinesi straziati dalle bombe. Come si fa a discuterne senza generare odio....non lo so. Dovremmo discutere su tante cose, il crocifisso nelle scuole, l'ora di religione, i matrimoni gay, la procreazione assistita, la condizione delle donne nel mondo che è raccapricciante, la condizione dell'ambiente, il fascismo, il comunismo e il capitalismo... Dobbiamo ascoltare, siamo diventati incapaci di ascoltare anche in casa, tanto siamo presi ad esprimere la nostra opinione inascoltata. Cerchiamo di ascoltare le ragioni degli altri, del nostro partner, senza parlarci sopra e caliamoci nei loro panni. Questo è quello che dovremmo fare tutti. Cominciare da casa nostra è un'ottimo esercizio. E' Amore.

    Rasti

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  5. Credo che pur non volendo abbia finito per fare il più berlusconiano dei discorsi, dividendo tra chi odia e chi ama, semplificando, sintetizzando in maniera superficiale su temi che avrebbero bisogno di argomentazioni specifiche.
    Non si analizza nulla sbattendo sul tavolo i concetti di amore ed odio, così si va solo in cerca di consensi. Lo dice anche lei d'altronde, senza però risolvere razionalmente e criticamente il problema.
    Molti commenti al suo post precedente,al contrario di quello che sostiene lei, erano ben argomentati e meritevoli di una riflessione da parte sua.
    Ma lei non l'ha fatta questa riflessione, perché la tematica era troppo coinvolgente ed emotiva, prima di tutto per lei.
    Quindi semplicemente e molto onestamente avrebbe potuto dire che si era fatto coinvolgere da aspetti molto personali.
    Si chiama onestà intellettuale questa.

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  6. Sei veramente convinto che quella foto significhi qualcosa?
    Dal punto di vista "psicologico" l'avversione potrebbe essere legata semplicemente all'associazione di simboli palestinesi e giudaici con le immagini di guerra e distruzione che abbiamo visto fin da bambini.
    Stante che comunque sono abbastanza d'accordo con te, ti volevo chiedere... perchè è accaduto?
    L'elenco delle disgrazie che hai indicato (fascismo e fascismi successivi) è la causa o l'effetto?

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  7. questa foto l'ho postata qualche giorno fà.....è stupenda....e ieri sera l'ho condivisa di nuovo....

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  8. quella foto l'avevo messa ieri sera! Siamo sempre più in armonia!
    MG75

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    1. Caro Sergio, in un precedente commento ho espresso il pensiero che in Italia siamo fascisti perché si ha la tendenza a fare di tutta l'erba un fascio, purché vi sia una motivazione che gratifichi l'ego..
      L'ego risiede nell'emisfero razionale, quella struttura che dovrebbe aiutarci nella sopravvivenza quotidiana e dovrebbe essere di ausilio all'emisfero coscienziale , spirituale e animico nel suo percorso di acquisizione esperenziale attraverso l'interazione del suo contenitore con la realtà( olografica secondo il paradigma di Bohm).
      E' nel cervello che si manifesta il primo intoppo che genera conflitto perché la parte coscienziale interessata solo all'esperienza non può essere sottomessa a nessun controllo, il cervello razionale ha coscienza quanto basta per capire che è impotente verso il suo coinquilino e cerca quindi di "imporsi", di manifestarsi altrove..ultimamente se la passa assai male!!
      Quanto contenuto nella tua brillante esposizione conferma che oggi esiste una deliberata volontà di sopprimere l'emisfero coscienziale attraverso l'esaltazione dell'ego.
      La coscienza è immortale perché collettiva e sopravvive al tempo grazie al mito, l'ego no, ha perso la sua battaglia prima ancora di cominciarla, forse se ne è reso conto e forse è per questo che si sta scatenando furiosamente.
      Per ego intendo anche i vari poteri più o meno occulti: si scordino l'immortalità, non la possono ottenere..

      Grazie Sergio

      p.s. se i due bambini fossero 5 centimetri più vicini la foto sarebbe, per la mia sensibilità, più credibile..

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  9. Foto di Speranza e Amore.
    Non so' come mai, ma mi ricorda una canzone di Guccini.
    "Un popolo può liberare se stesso
    dalle sue gabbie di animali elettrodomestici.
    Lasciate che lo dica
    ma il rivoluzionario quando è vero
    è guidato da un grande
    sentimento d'amore" ( Guccini F. )

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  10. ecco la mentalità giusta per cambiare il mondo!

    http://www.corriere.it/cronache/12_novembre_20/barista-pentita-slot-machine_e25ffd26-32dd-11e2-b51a-501fa6538944.shtml

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  11. La foto uscirà in bacheca sul sito http://www.delusidalbamboo.org domani mattina insieme all'intero articolo.

    Purtroppo l'uscita di oggi era già occupata dal mio articolo per l'odio anti cattolico in Francia.
    Ho visto altre foto che parlavano di odio anti mussulmano.

    Come vedi, caro Sergio, siamo molto più fratelli di quanto pensi e siamo tutti vittime di un odio anti-umano!

    Guido

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  12. Fu posto un cancello
    fra il giardino della perenne sorpresa
    e la selva della fatica continua
    di là creativa libera gioia
    di fuori incessante lotta coatta
    ma prima
    chiunque poteva migrare
    per libera e spontanea scelta
    da una parte e dall'altra
    senza esibire visti o permessi
    senza sborsare regali o denari
    e un giorno fu posta una scritta
    più solida siderea e fredda
    delle sbarre cui faceva da arco
    il lavoro vi renderà liberi
    da allora ogni inferno s'ingegna
    per attirare ingenui turisti

    Marco Sclarandis

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  13. Il fatto è che sono i governi a fomentare questo odio con e loro politiche di rigore, spending review e quant'altro. E' difficile vivere senza un lavoro (io ne sono privo da quasi 10 mesi) e diventa semre più difficile essere disponibili verso gli altri quando non hai nemmeno il minimo necessario per vivere. Con questo non giustifico l'odio, dico solo che Monti, Merkel e compagnia cantante lo stanno fomentando a tavoletta.
    Riccardo Levi

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  14. Il problema è: quella bellissima foto è finta o vera? E' spontanea o costruita? E' ciò che vorremmo o ciò che è?

    Perché i bambini tendono a farsi amici di chiunque. Però, la loro innocenza è contaminata dagli adulti: "in primis" dai genitori, col loro bagaglio di paure. Sono i genitori che connotano i figli, piazzando loro in testa uno zuccotto o una kefiah.

    E sempre per rimanere in astratto e non scendere nel concreto della contesa tra Arabi e Israeliani, vorrei ricordare un fatto della mia infanzia. Io sono nato nel Nord Italia, negli anni Sessanta del secolo scorso, da padre meridionale e madre settentrionale, per di più sono nato nel paese di mia madre.
    Nonostante ciò, un giorno, un bambino "purosangue autoctono", con gli occhi da cinesino (probabilmente retaggio di qualche invasione barbarica), che stava giocando con alcuni suoi amici, mi si avvicinò
    e disse, prendendomi a spintoni: "Questo non mi piace, ha una faccia di merda, è un terrone ed io odio tutti i terroni". Chiaramente, non era frutto del suo sacco, ma qualcosa che aveva sentito in famiglia. Per di più, era qualcosa di superficiale, che i genitori potevano aver detto in relazione a qualche evento specifico, generalizzato per sublimazione negativa.
    Aggiungo, che in seguito ho avuto modo di conoscere il padre, che era più che l'altro una persona priva di discorsi e amante delle barzellette, ma certamente non un cattivo individuo.
    Vorrei quindi arrivare a concludere, ricordando la "banalità" del male.Anche solo sparando cazzate a tavola, a lungo andare, si può creare un figlio intollerante e prevenuto.

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  15. Oggi giornata mondiale (ONU) dei diritti dell'infanzia!!!???!!!
    ci insegnano loro due come fare!

    con questa didascalia ho postato stamattina la foto (frontale) che tu ci hai proposto, trovata per caso su home, nella mia bacheca e su questa pagina
    http://www.facebook.com/pages/La-RAI-ai-Cittadini-Aderisci-anche-tu-MoveOn-italiano/121908307873040#!/photo.php?fbid=4279736426413&set=a.1728510167351.2088581.1076363406&type=1&theater
    puoi vedere,Sergio e potete vedere, amici, i "mi piace" e le condivisioni....certo non sono esperta di statistiche e la pagina è frequentata soprattutto da persone un po' anziane forse,
    gradirei saper se 149 condivisioni dopo circa 8 ore è un indice positivo o meno o anche se la didascalia può aver influenzato.. grazie! maria grazia mos.

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  16. Io sono sempre un po prevenuto verso le questioni poste in maniera dicotomica. Ci trovo sempre un'impostazione pericolosamente neoidealista, anche quando si prende posizione su Amore/Odio. Preferirei la sostituzione di questi, con argomenti eretici nel loro essere empirici. Ad esempio preferirei porre la questione quì trattata, in termini di "tolleranza" e "patto sociale". Credo che il tuo post generi il dibattito infruttuoso che tu stesso lamenti, perché ha in se una tale dicotomia.

    Questo chiaramente vale solo per questo specifico post. Leggo e diffondo sempre molto volentieri ciò che scrivi.

    Con stima.

    MM

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  17. Di primo acchito, la reazione che ho avuto nella lettura di quest'articolo -- che mi è parso un'indovinatissima, lunga ma tutt'altro che ridondante didascalia alla stupenda foto in bacheca -- è stata di adesione entusiasta e condivisione totale.

    Reputo particolarmente calzanti ed eloquenti molte riflessioni da Lei espresse. Trovo formidabile, per esempio, questo passaggio:
    "Quest’odio, condiviso con altri odianti, si trasforma paradossalmente in “amore solo per chi odia” e quindi si abbatte al livello minimo la soglia di assunzione di responsabilità in proprio."

    Ora, senza voler nulla togliere alla ineludibile e consapevole assunzione da parte di ciascuno delle proprie responsabilità individuali nel sostegno e nella diffusione di questo clima da "caccia alle streghe" e da "dàgli all'untore", non mi sembra una ragione o giustificazione sufficiente il discredito che -- sempre a livello di propaganda mass-mediatica -- alona l'immagine del nostro Paese all'estero, in particolare, come Lei scrive, nelle Americhe, per stabilire che l'Italia sia, in effetti e realmente, "la nazione più retriva e arretrata d'Europa".

    Tanto più se si considera che lo studio finanziato dalla Comunità Europea e incentrato sulla bellissima foto che corona questo Suo post è stato svolto su un campione di intervistati di nazionalità OLANDESE, non italiana.
    Tra l'altro, quel -- giustamente -- sconfortante 79% di 'non so' scelto dagli intervistati alla richiesta di spiegazioni sul mancato gradimento della foto in questione, potrebbe assumere significato e valore ben diversi se si tenesse presente che l'Olanda è il paese in cui è stato ucciso (prima con un colpo di pistola e poi sgozzato e trafitto da coltellate) da un militante jihadista il regista Theo Van Gogh, in cui per motivi simili è stato assassinato il leader politico anti-islamista Pim Fortuyn e da cui ha dovuto emigrare negli U.S.A. l'autrice della sceneggiatura del film "Submission" di Van Ghogh, la dissidente somala Ayaan Hirsi Ali, la cui vita in Olanda, sotto pesante scorta armata, era divenuta insostenibile. Ma altri motivi, ben illustrati da un vecchio articolo di Sandro Magister intitolato "L'Eurabia ha una capitale: Rotterdam" (chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1338480), possono probabilmente far capire perché quella kefiah e kippah così vicine pur sulle teste di due ragazzini siano apparse come una forzatura propagandistica o comunque come un'utopia irrealizzabile per gran parte degli intervistati.

    NON STO ASSOLUTAMENTE DICENDO CHE ABBIANO AVUTO RAGIONE A PENSARLO; sto solo dicendo che la strategia della tensione messa in atto in Olanda dagli opposti fanatismi (pariottico-cristiano e musulmano estremista) ha purtroppo raggiunto il suo obiettivo e che bisognerebbe tenerne conto al momento di analizzare i risultati dello studio da Lei citato.

    Chiudo qui questo papiro, scusandomi con Lei e con tutti per la prolissità.
    Con sincera stima, Marilù L.

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  18. La seconda parte del post di Sergio è molto bella. E dove c'è bellezza, a volte si trova verità.
    Uno dei problemi dell'odio è che stringe nella sua morsa chi lo coltiva. Si fa fatica a liberarsene, a uscirne. Un altro è che l'odio è contagioso. La rabbia può scatenare tanto reazione quanto inibizione. L'odio freddo invece, l'odio senza rabbia, genera soltanto altro odio. Che alimenta a sua volta odio. E' contagioso come lo sbadiglio. La sua virtù è che alla lunga è noioso come uno sbadiglio.

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  19. Se qualcuno vuole spiegarmi cos'e' un ebreo o un cristiano o un musulmano gli sarei grato. Per ora piu' che dei miti della differenza e dell'identita' non ho trovato.
    Per quanto riguarda Dio non ho trovato gran che'. Se questo essere e' il creatore del mondo non ha creato niente di perfetto, non ha creato un insetto, un'albero perfetti in se stessi ma ne ha creati di infinite specie e della stessa specie non uno uguale all'altro.
    E' l'unica cosa che ho capito. Se a questo tizio piace qualcosa e'
    la varieta'. Se vi e' una perfezione e' nel tutto. Se esistono tante religioni sara' perche' lui le vuole? La mia mente ogni tanto percepisce qualcosa, in un'instante della mia vita ho avuto questa sensazione di essere parte di questo tutto ma appena finita sono tornato nel mio quotidiano.
    Penso che non dovrebbero esserci miglior amici al mondo di un ebreo e un palestinese. Tutti e due sanno cosa vuol dire essere
    senza patria, senza casa, tutti e due hanno bisogno della pace.
    Certe volte mi chiedo se davvero i palestinesi avrebbero una patria senza l'esistenza di Israele. Ricordo il Settembre nero, i campi profughi. Mi chiedo se non sarebbero nient'altro che cittadini giordani o siriani, sempre esuli in casa, sempre diversi.
    Non mi sento di offrire perfezioni da imitare, nemmeno suggerimenti. Dei miei istriani mi son dimenticato, di quei italiani del Colle di Tenda passati ai francesi con un semplice spostamento di confine ho rimosso persino la memoria. Una soluzione altoatesina non mi sembra da imitare. Ultimamente un sudtirolese mi ha fatto notare una dimenticanza dei nostri politici. Mi ha detto
    "Quando ci hanno comprato abbiamo accettato di far finta di essere italiani non di celebrarlo. Si sono dimenticati quella postilla."
    Non capisco perche' dovrei odiare in particolare una nazione che butta bombe a casaccio uccidendo donne, bambini. Le dovrei odiare tutte, incluso la mia. Forse c'e' qualcosa che mi sfugge. Certamente in questo post trovero' chi mi spiega quei angoli nascosti dove la verita' galleggia per me introvabile.

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  20. ma sei hai appena detto che (qualche volta) l'hai trovata...e' proprio li', ritornaci!

    alessandra

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  21. "Penso che non dovrebbero esserci migliori anici al mondo di un ebreo e un palestinese. Tutti e due sanno cosa vuol dire essere senza patria, senza casa, tutti e due hanno bisogno della pace".

    Mi sembra che questa sia un'altra potenziale e bellissima -- tristemente tale -- didascalia alla foto in bacheca.
    A volte penso che il bisogno di vendetta sia davvero un mostro che acceca e paralizza ragione e volontà. E' un estraneo, un usurpatore delle nostre coscienze ma magari bastasse solo un bravo esorcista a farlo sloggiare! Quanto più è nemico del nostro più vero equilibrio e bene, tanto più esige e impone soddisfazione.

    In proposito ha comunque scritto molto meglio e più stringatamente di me l'anonimo/a delle 00:47 di ieri. Mi sento solo di aggiungere questi versi tratti dal sonetto XLIV di P. Neruda

    "Saprai che ti odio e che t'amo
    perché la vita è in due maniere;
    la parola è un'ala del silenzio
    il fuoco ha una metà di freddo".

    A presto rileggervi entrambi, Marilù L.

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  22. Grazie per i tuoi straordinari post, Sergio.

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  23. Non è che questi Israeliani , facciano di tutto per farsi ! amare !
    Il 29 novembre l'Assemblea generale delle Nazioni Unite voterà per ammettere la Palestina come Stato non-membro. Diplomatici palestinesi sperano in una "piacevole sorpresa", fiduciosi che almeno 150 Stati su 193 voteranno a favore. Qualche dubbio su alcuni Paesi europei. Israele ha lanciato un'offensiva diplomatica per fare pressioni su governi e presidenti nel mondo e contrastare la mossa palestinese. Si teme che dopo il voto all'Onu la Palestina chieda di entrare anche nella Corte internazionale dell'Aia, mettendo sotto accusa i crimini di guerra e le colonie israeliane illegali. Per Avigdor Lieberman è "una dichiarazione di guerra".

    ...Secondo il giornale Haaretz, l'11 novembre, Lieberman, ha inviato messaggi a tutte le ambasciate di Israele nel mondo chiedendo loro di premere su ministeri degli esteri, gabinetti dei primi ministri, uffici della sicurezza nazionale e uffici presidenziali perché fermino l'iniziativa palestinese che potrebbe avere "enormi conseguenze".

    -e non dispensano cosi tanto fraterno " amore "

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