martedì 30 luglio 2013

Il M5s è sempre goethiano. Soprattutto per ciò che riguarda il Medio Oriente.


di Sergio Di Cori Modigliani

"Comunicare è Natura, tutti gli animali lo fanno. Saper accogliere ciò che viene comunicato è  Cultura. E' ciò che distingue gli esseri umani dalle bestie: è il fondamento della Civiltà".

                                                                          Johann Wolfgang von Goethe (da "Le affinità elettive")


Politica estera, oggi nel Mar Mediterraneo.

Qual è la politica estera del M5s? Ne ha una?
Sì, ce l'ha. Ed è fortissima e unica nel suo genere evolutivo.
Qual è la strategia di politica interna del M5s? Ne ha una?
Sì, ce l'ha. Ed è fortissima e unica nel suo genere evolutivo.
Che cosa le divide l'una dall'altra?
Nulla: sono identiche, non c'è nè differenza nè contraddizione tra la politica interna e quella estera.
Fine del dibattito.

Prima di passare alle argomentazioni è necessaria una brevissima premessa.

L'affermazione che vedete sopra, in calce all'immagine, è stata scritta all'incirca 200 anni fa, quando i mezzi di comunicazione di massa, allora, erano la piuma d'oca intinta nell'inchiostro, qualche piccione viaggiatore ben addestrato e, per i ricchi che se lo potevano permettere, dei messaggeri in carne e ossa che giravano da una parte all'altra recapitando messaggi da parte dei loro padroni. Oggi, invece, c'è tutto il ben di Dio che sappiamo.
Eppure, a dimostrazione che l'ingegno, il talento e la classe non sono acqua, bensì pepite d'oro, non esiste nessuna definizione del termine "comunicazione" migliore di quella regalataci dal grande Goethe. 200 anni dopo è più fresca e attuale che mai.
E' tuttora considerata, per convenzione collettiva, la migliore e la più esaustiva definizione del termine "comunicazione" e dei suoi rapporti con la cosiddetta "cultura".
E' considerata, inoltre, la solida base dell'Europa libertaria.
Quella è la frase sulla quale la massoneria ha costruito il suo potere culturale.
E' un'affermazione che abbatte e annulla il privilegio aristocratico di considerare la cultura e la comunicazione appannaggio soltanto di alcuni spiriti eletti, di una elite selezionata dalla nascita per censo, e che dà per scontata l'identificazione tra erudizione e cultura.
Goethe, con una frase di due righe, ha abbattuto quel gigantesco steccato che divideva gli individui.
Non solo.
Ha anche introdotto il concetto di "responsabilità individuale" della cittadinanza, perchè ha dato un valore assoluto al concetto di ricezione del messaggio comunicativo, laddove il destinatario diventa attivo e non bieco e passivo oggetto di una comunicazione oggettiva. A meno che non sia ignorante, ovverossia privo, per l'appunto, di "adeguata strumentazione culturale".
"Cultura" nel senso goethiano del termine non vuol dire affatto "essere dotti", davvero mai e poi mai.
Il grande scrittore europeo identifica -alla pari, in quanto sinonimo l'uno dell'altro- il termine "cultura" con il termine di "civiltà".
Una persona civile non potrà mai essere un'assassina. Se ha sei lauree e parla diciotto lingue complesse, ma uccide un altro essere umano, si pone al di fuori della civiltà umana. Non vale per l' eutanasia: in quel caso subentra la Cultura perchè si crea una relazione che trasforma la vittima in soggetto interattivo.
Non a caso gli intellettuali nazisti che presiedevano la strategia e l'organizzazione della massa scolastica tedesca, alla fine degli anni'30, non potendo eliminare Goethe, poichè era ultratedesco, bianco di pelle e ariano, decisero di confinarlo nel dimenticatoio, invitando i professori a non diffondere il suo pensiero, a non far leggere i suoi romanzi, i suoi saggi, i suoi scritti.
I docenti universitari tedeschi, quando ricevevano una visita della Gestapo nel 1938, nascondevano i libri di Goethe.
Per il nazismo era considerato pericoloso.
Avevano ragione.
Gran parte delle argomentazioni politiche del filosofo statunitense Richard Rorty (illustre campione dei Diritti Civili nel mondo post-moderno ad alta tecnologia) ruota intorno alla divulgazione, analisi ed elaborazione dei principi  goethiani.
Comunicare, quindi, non ha nulla a che fare con la cultura e la civiltà: è puro bisogno narcisistico animale.
Se non c'è accoglienza nella ricezione, la comunicazione non può diventare colta ed essere fondativa di una società equa, giusta, solidale. Questa è la ragione per la quale ogni dittatura, da sempre, compie come proprio primo atto politico quello di decapitare immediatamente la classe intellettuale colta del territorio di cui ha preso possesso.
Diffondere la Cultura non vuol dire produrre meravigliose suggestioni di saggezza disinteressandosi dell'attività dell'interlocutore ricevente: come ben dice il popolo argutamente "sono perle ai porci", frase che traduce in maniera evocativa e immediata l'assunto goethiano: se uno non capisce, perchè non sa ascoltare e non sa accogliere, è fuori dalla civiltà.
Fine della premessa.

La strategia di politica interna del M5s è identica alla strategia di politica estera.
E' scritta nel programma.
Fa parte della sua struttura.
Io l'ho definita, questa struttura, all-inclusive, mutuando il linguaggio pubblicitario di chi vende telefonini.
Ed è unica nel panorama politico italiano.
E' goethiana, quindi è basata sulla capacità di accoglienza e di ricezione.
E' gandhiana, quindi dichiaratamente pacifica.
Beppe Grillo, nella sua unica conferenza stampa a Roma, dichiarò "Siamo tutti gandhiani, ma non siamo coglioni". Un'affermazione dal sapore politico.
Un'affermazione che diventa "colta" se viene accolta.
Essere inclusivi vuol dire eliminare i presupposti strutturali delle elite, vuol dire abbattere all'origine il rischio di produrre clientele, significa non dire mai a nessuno "no tu con noi non ci puoi stare" perchè la sua pelle è troppo scura, la sua religione non va bene, il suo genere non è gradito, il suo gusto sessuale non corrisponde, il suo censo lo condanna, ecc. Essere inclusivi vuol dire non applicare nessuna forma di discriminazione nei confronti di alcun cittadino sulla base di ciò che quella persona è o fa; basta che legga il programma e se lo ritiene opportuno aderisca perchè quei punti trovano il suo gradimento. Dopodichè, se vuole essere ateo, cattolico, ebreo, mussulmano, scintoista, sono affari suoi. Se sopra al letto ha la fotografia di Stalin o di Mussolini sono affari suoi, basta che quella sua passione faziosa non comporti la messa in discussione dei punti del programma: viene comunque accolto perchè prima di ogni altra cosa è "una persona" che condivide quei punti.
Questo principio trova (fino a qui) la comprensione di chicchessia.
Ebbene, questa è anche, per me, la politica estera del movimento a cinque stelle.
Tutti i popoli e tutte le nazioni vengono accolti, ascoltati, alla pari.
Quindi il M5s, che io ho votato,  non si schiera mai, per principio, in nessuna controversia internazionale che comporti la partecipazione di gruppi violenti contrapposti perchè non escludendo nessuno, non ha nemici.
Questo è il motivo per cui Grillo, in più di una occasione, si è sottratto a specificare la posizione del M5s in politica estera sull'argomento A o B o X (tipo Nato, Afghanistan, Medio Oriente, conflitto arabo-israeliano, guerre civili africane, ecc.) ed è stato accusato di "non avere alcuna posizione" e di aver imposto al movimento di "non prendere posizione alcuna".
Ma non è così.
Il M5s ha un'idea molto chiara: è all-inclusive ed è gandhiano e ripudia l'uso della violenza e del terrorismo come strumento politico.
Fare proprio questo assunto, ritengo che sia fondamentale per poter diventare "colti" in senso goethiano e comprendere quindi la politica del M5s.
Altra cosa sono le posizioni individuali.
Il M5s, quello che io ho votato, si schiera sempre e soltanto dalla parte di chi si muove,  agisce e lavora per la pace, con il dichiarato obiettivo di voler accogliere tutti, senza discriminazioni.
Anche per quanto riguarda il conflitto arabo-israeliano, la posizione di M5s, quello che io ho votato, è "ufficialmente" la stessa di sempre: come movimento gandhiano è schierato dalla parte di tutti gli attori che vogliono la pace, la condivisione e l'armonia: che siano ebrei o mussulmani, cattolici o egiziani copti è irrilevante.
Poi, ciascuno la pensa come vuole. Ma questa è la politica estera del M5s, quello che io ho votato.
Tutto ciò come mio personale commento alla visita guidata di alcuni parlamentari in Medio-Oriente.
Personalmente ritengo sia stato un errore, perchè era -per l'appunto- guidata da persone e organizzazioni esterne al movimento che non praticano e non perseguono la pace e quindi non hanno niente da spartire con il programma gandhiano di M5s.
Soprattutto in questo momento, in cui sta lavorando per la pace chi la pace la vuole per davvero, sia tra gli ebrei che tra i mussulmani che tra i cristiani; sia in Israele che a Gaza che a El Cairo.
In  quanto aderente e sostenitore attivo di M5s, sono furiosamente gandhiano e appoggio tutti i soggetti che già si trovano a Washington per dare inizio, lunedì prossimo, al "tavolo ufficiale per la pace" schierandomi con i più pacifisti tra di loro, che siano rabbini o ayatollah, è per me irrilevante.
In questo momento, un vero pentastellato sta zitto e prega. Tutto qui.
C' è soltanto una parte da sostenere: il pacifismo planetario all inclusive.
Chi non lo accetta, o sta violando le regole del programma del movimento oppure è uno senza cultura, in senso goethiano.
Meglio tacere tutti e contribuire a gettare secchiate d'acqua sul fuoco.
Come suggerisce Papa Francesco "non c'è alternativa al dialogo: è solo Satana che vuole la guerra".
Parole sante che sottoscrivo.

4 commenti:

  1. Ciao a tutti, ho letto con interesse il contributo di oggi ed ho apprezzato l’espressione pacifismo “planetario all inclusive” e il ragionamento che la sorregge.
    A proposito del conflitto Israeliano palestinese, anni fa ho visto un film documentario di Barbara Cupisti, intitolato MADRI. Un film scevro da qualsiasi discorso politico o ideologico, in cui madri dei due schieramenti raccontano la propria storia e testimoniano come la sofferenza per la perdita di un figlio, sia universale, e non conosca ne razza ne religione. Un documentario in cui il riconoscimento del dolore dell’altro ed il perdono reciproco sembra essere l’unica via possibile per iniziare un nuovo cammino che porti ad una pace che non sia solo astensione dal conflitto militare ma armonia intraindividuale, relazionale, sociale e politica.
    La visione è naturalmente consigliata a tutti.

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    1. Sì, lo conosco, e quella è la strada. Mi illudevo che i deputati di M5s avessero fatto la scelta che avrei fatto io al posto loro: andare nel kibbutz israeliano che si trova a 256 metri dall'inizio della giurisdizione palestinese di Gaza dove c'è una scuola elementare che meriterebbe il "vero" premio Nobel. Lì insegnano Myriam e Fatima, due insegnanti, una ebrea israeliana, l'altra palestinese mussulmana. I piccini loro alunni sono orfani di guerra, classi miste sia come genere, come censo, come provenienza, come religione. Tengono i corsi insieme. Raccontano storie del Talmud e del Corano. Una volta al mese fanno il consiglio di classe con le famiglie. Così facendo hanno obbligato famiglie di ebrei israeliani e mussulmani palestinesi a stare insieme a parlare del futuro dei loro piccoli. E così, mese dopo mese, riunione dopo riunione, sono nate -perchè così è l'Essere Umano- amicizie, simpatie, discordie e amori, ben tre matrimoni misti. Adesso festeggiano tutti insieme le feste. E' stata una iniziativa personale di due donne eroiche. Vanno a lavorare sapendo che ogni giorno possono essere uccise. Queste sono le persone che cambiano il mondo. Purtroppo, i deputati di M5s che sono andati lì non hanno voluto neppure prendere contatti con questi tipi di realtà. Il mondo di queste due donne è il mio mondo interiore mentale ed è quello che dovrebbe essere quello di chiunque aderisca con entusiasmo alla progettualità del M5s. Ah, dimenticavo. Avevo partecipato nel 2010 all'organizzazione della conferenza che queste due maestre hanno tenuto a Orvieto, invitate dalla sezione italiana dell'Unesco e finanziate dalla commissione diritti della Unione Europea di cui seguo l'attività. Alla conferenza eravamo in quattro. Non venne nessuno. Non c'è stata nessuna personalità politica che ha voluto esporsi e fecero pubblicità negativa. Finì in una bella chiacchierata familiare con queste due splendide donne, per niente deluse perchè sono abituate, in pizzeria con i commissari dell'Unesco. Sono tutte e due sempre sorridenti, allegre, belle per davvero in tutti i sensi. Non sarà la Politica a cambiare il mondo. Saranno persone come loro.

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  2. Condivido in toto: la terra è un solo paese e gli abitanti i suoi cittadini.

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  3. Ignorare la realtà della lotta di classe, ignorare che c'è chi ha tanto e chi invece ha nulla porta dritti al fascismo.
    Che "inclusione" ci può essere tra il dittatore africano che svende per due spiccioli i beni del suo popolo e il suo popolo che intanto muore di fame?
    Può parlare di gandhismo chi ha la pappa nel piatto, non chi se la vede portare via ogni giorno.

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