di Sergio Di Cori Modigliani
Il nostro premier è ritornato a casa dal Kuwait contento come una Pasqua.
Beato lui!
Un po' come quei bambini che a quattro anni girano per casa indossando le scarpe del babbo e si sentono grandi. Ci ha riferito, davvero raggiante, che è riuscito a ottenere dall'emiro l'impegno a investire nel nostro paese -nel Made in Italy- la cifra di 500 milioni di euro, grazie alla quale il paese si lancerà verso la ripresa economica.
Quando Enrico Letta ha ascoltato quella cifra gli deve essere venuto il capogiro, proprio come al bambino che entusiasta chiede al babbo "papi, ma davvero tu sei alto 1 m e 64?".
Considerando che (in questo momento) il Kuwait, solo nei fondi europei e attraverso le 456 fondazioni bancarie che investono nel nostro continente, può contare su una massa liquida di circa 500 miliardi di euro, all'emiro non deve essere sembrata vera l'idea di cavarsela con una percentuale di circa lo 0,1% pur di penetrare alla grande all'interno del nostro territorio.
Enrico Letta è disarmante, criticarlo -in maniera adulta- è disdicevole, ci si sente addirittura dei vigliacchi che approfittano di un minore, privo della benchè minima idea sulla consistenza complessa del mondo degli adulti.
La tragedia consiste nel fatto che lui ci crede per davvero, non finge.
Invece di sedersi a un tavolo nazionale -squisitamente nazionale- attorniato dai sindacati, dai membri più importanti di Confindustria, dal Ministro del Lavoro, e varare un piano strategico industriale per il rilancio del Made in Italy, è andato a elemosinare quattro lire quattro (inutili per il nostro paese) offrendo come contro-partita la garanzia che costruirà un grande centro islamico nel cuore di Venezia.
Secondo lui, questo vuol dire "essere parte integrante dell'esercizio della governance nel mondo della globalizzazione".
Enrico Letta non sa (ma che razza di consulenti ha?) che il cosiddetto mondo della globalizzazione sta imboccando il trend opposto: si chiama Glocal, ed è su questa parola che si giocheranno gli interessi strategici di economia e politica industriale in questo 2014 e negli anni a venire. La Francia, la Gran Bretagna, la Germania, ecc., ne sanno qualcosa, e si stanno posizionando con abilità e intelligenza per avviare la ripresa.
"Glocal" è un ossimoro e definisce la sintesi tra due parole apparentemente opposte e contraddittorie: "globale" e "locale".
La scommessa vincente di questo trend attuale consiste nel pianificare la propria partecipazione al mondo globale planetario investendo e rilanciando "il valore aggiunto originale" che nasce e si sviluppa secondo l'ottica del marketing territoriale, in modo tale da lanciare produzioni uniche in settori specifici, dal turismo all'artigianato, dall'industria manifatturiera al prodotto artistico, allo stesso tempo "inventando" un mercato che proponga delle mode uniche, non copiabili, di qualità (ecco il valore aggiunto) che rilancino contemporaneamente il consumo interno (perchè si produce cultura del territorio nel territorio) e si vada sui mercati internazionali a proporre l'unicità del proprio prodotto.
E' stata la sfida vincente di Petrini con il brand slow food, di Cucinelli con il suo cashmere, della moda italiana, e di quella miriade di piccole e medie imprese ben radicate che -nonostante la crisi- seguitano a sfornare ogni giorno, in Italia, una qualità di merci nostrane davvero imbattibile. Quelle vanno sostenute.
La tempesta finanziaria nella quale stiamo andando deriva proprio da questo trend, che arriva -manco a dirlo- dagli Usa.
I dati macro-economici americani parlano chiaro e devono essere letti con preoccupazione (per quanto riguarda l'attuale presente) ma con enorme ottimismo propulsivo per ciò che riguarda il prossimo futuro. Sono rivelatori dell'inizio della battaglia decisiva che si affronterà in questo 2014: industria mercantile vs. finanza globale.
In Usa, per la prima volta negli ultimi 10 anni, i dati economici rivelano che il 58% della produzione di ricchezza nazionale non deriva più da prodotti finanziari bensì dalla produzione industriale di beni di largo consumo. Non solo. A questo va aggiunto che il 60% dei prodotti consumati in Usa sono autoctoni. La cura Obama ha funzionato. Gli industriali americani hanno iniziato a disinvestire dalla Cina e dai mercati cosiddetti periferici -sprofondandoli- e hanno invertito la rotta: chiudono le aziende a Shangai, Pechino, Bangkok, Sao Paulo, Bombay, e le riaprono nel Wisconsin, in Nebraska, nel Tennessee. Si rilocalizzano, grazie al massiccio intervento statale di immissione di liquidità mensile (85 miliardi di euro al mese per tredici mesi di seguito, pari a 1000 miliardi di dollari) prestati alle banche statunitensi a condizione (per iscritto) che non venissero investiti in attività finanziarie, ma date alle imprese con la clausola specifica che assumessero almeno 10 persone iscritte nella lista di chi cercava lavoro. Così facendo, gli indici di disoccupazione in quindici mesi sono scesi da un 8,8% a 6,7%, il più basso dal 1998, e il pil nazionale è aumentato del 3,2% nel 2013, superiore del 14% alle più rosee previsioni.
L' Italia ha scelto la strada opposta.
Su un unico fronte dell'attuale trend è in linea: lo scontro tra finanza e industria, da cui l'attuale, totale, distonia tra il Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio; una diversità di interpretazione della realtà economica che non era mai stata così netta e marcata dal 1948.
Ma questo conflitto non sembra interessare gli italiani, preferiscono parlare d'altro.
(a questo, per l'appunto, serve parlare d'altro).
Ecco qui di seguito due esempi diversi e contrapposti relativi a ciò che sta accadendo.
Uno viene dall'Italia.
L'altro dagli Usa.
Entrambe sono notizie odierne.
Italia:
Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Nerio Alessandri (tutti e tre insieme) hanno deciso e scelto di vendere agli americani del Gruppo Haworth il marchio "poltrone Frau" per la cifra di 246 milioni di euro. Un pezzo della grande tradizione dell'industria dell'arredamento italiano che se ne va, un tempo considerata "strategica". Gli americani hanno acquistato il brand e stanno già costruendo la fabbrica che nel nord della California costruirà quello che loro consideravano "il fiore all'occhiello del mobilificio italiano" che diventerà californiano. I tre industriali italiani, nel novembre del 2012, avevano partecipato a un convegno sulla situazione italiana (quando si mormorava di una discesa in campo politico degli industriali) e avevano emesso un comunicato congiunto nel quale dichiaravano che "il Made in Italy è fondamentale: scendiamo in campo per sostenerlo, per salvaguardarlo, per investirci sopra e da lì ripartire, per restituire fiducia alle imprese italiane e affermare la nostra grande tradizione locale".
A nome dell'intera cittadinanza nazionale, ringrazio i tre industriali per questa bella pensata.
L'immagine che vedete in bacheca ritrae una modella americana, diventata famosa nel giro di 36 ore. Si chiama Jacky O'Shaughnessy, puro incrocio statunitense, figlia di un emigrante irlandese e di una texana. La particolarità di Jacky consiste nella sua età, 63 anni, e nel fatto che ha i capelli bianchi. E' nata nel 1950. E' stata scelta come testimonial per il lancio di una nuova linea di moda e di biancheria intima dell'azienda "American Apparel". Il proprietario del marchio, Dov Chorney, è noto alle cronache americane perchè negli anni precedenti aveva sempre scelto modelle che avevano sollevato discussioni e dibattiti, come nel 2002 quando aveva optato per l'attrice porno Sasha Grey, sollevando un vespaio e attaccato dalle femministe di New York..
Jacky è la nuova testimone della linea moda americana che lancia lo slogan "La bellezza non scade mai", sottotitolo: "l'industria americana rinnova se stessa al passo con i tempi".
Ha ricevuto l'applauso della più importante intellettuale femminista statunitense, Camille Paglia, che ha dichiarato "lo abbiamo rieducato: benvenuto tra i maschi umani ed eleganti".
I capelli bianchi delle consumatrici tra i 40 e i 70 anni (corrispondono al 38% di chi acquista moda & intimo) diventano quindi un must, un trend.
Le attrici hollywoodiane della sua età sono salite di corsa sul cavallo.
Sono due esempi molto diversi tra di loro di ciò che sta accadendo, qui in Italia e in Usa.
Stimola delle riflessioni.
Quantomeno, me lo auguro.
Questa "razza" di industriali nostrani ha soltanto una cosa in mente, gonfiarsi le tasche, del proprio paese poco gli importa. Della Valle poi..... va a tenere le lezioncine sul made in Italy in tv e sposta le produzioni in Albania. Il viaggio di Letta in Kuwait è emblematico, andiamo a chiedere l'elemosina a emiri e califfi moralmente impresentabili. 500 milioni di euro? Noccioline! La villa vicino a Porto Cervo di un'altro famoso industriale di "razza" italiano di cui non faccio il nome è stata venduta per 300 milioni di euro, 100 ufficiali e 200 depositati a Cipro. La scatola di cartongesso e vetro che sarebbe dovuta servire per il G8 alla Madddalena ne è costati 320 e ne sta fagocitando altri 100 tra bonifiche varie. Ma di cosa sta parlando questo qui? Di costruire un marina di sabbia ad Imperia?
RispondiEliminaMi sembra che a livello nazionale stia succedendo quello che sta succedendo in Costa Smeralda, la crisi morde, l'edilizia è a zero (giustamente), il poco che si costruisce lo si fa con le stesse tecniche di vent'anni fa, classi energetiche inesistenti, riscaldamenti a pompe di calore o gasolio e via dicendo. Gli operai sono a casa e le imprese così come gli operatori del turismo in crisi si bevono le soluzioni delle classi dirigenti attuali al soldo degli speculatori, secondo le quali si esce dalla crisi costruendo. E così andiamo a cercare gli investitori tra Qatar, Arabia Saudita, Kuwait, i regimi più talebani del mondo, paesi dove lapidano donne e tagliano le mani a ladri di polli. Noi però gli stendiamo il tappeto rosso, gli cediamo le parti più belle del nostro territorio nazionale gli baciamo i piedi in cambio di un po' di lavoro. Che cos'è questa? Dignità? Dove è finito il nostro orgoglio per la bellezza del nostro paese? Dove è finito l'italiano? Solo la riqualificazione energetica degli edifici pubblici oltre che a risparmio di energia porterebbe una mole di lavoro per le imprese non indifferente. Abbiamo bisogno dei soldi sporchi di questi farabutti?
Rasti
Sempre ammirabili i sui scritti. Una cosa Sergio: davvero le banche americane hanno sottoscritto la condizione che i soldi non venissero investiti in attività finanziarie?
RispondiEliminaNon perchè non creda a lei , ma perchè mi sembra strano , visti i precedenti, che le banche rinuncino all'immenso bacino di derivati ed affini.
Quando scoppio' la crisi ero in Stati Uniti. Tra i tanti economisti che commentavano ne ricordo uno ma purtroppo non il nome. Disse semplicemente
RispondiElimina-...questa e' una crisi dei salari, quando salari e profitti si riequilibreranno la crisi finirà. Continuavate a cercare mano d'opera a minor costo scordandovi che alla fine qualcuno doveva comprare le vostre merci...-
Implicitamente faceva capire che si doveva cominciare il viaggio a ritroso. E non e' un caso il discorso di Obama sui minimi salariali.
Personalmente sui viaggi a ritroso ho dei grandi dubbi. Che poi si
chiamino Glocal o qualcosa d'altro gli squilibri continueranno, forse
si allontaneranno un po' più dal centro e torneranno alla periferia.
Per ora facciamoci una domanda. Siamo noi ormai una delle periferie del mondo? Domanda molto seria.
io non capisco, ma possibile che il mondo si deve reggere, su economia e finanza? cosa sono? non sono scienza, non hanno fondamenti, hanno teorie, che si smentiscono da sole dopo alcuni anni. quindi? piccolo esempio, a cosa serve in un bilancio di una azienda, ammortizzare sedie, tavoli, quando poi le banche o altri, fanno sparire o apparire virtualmente soldi? e la borsa, cos'è? mi scuso per il commento poco tecnico, ma non andremo da nessuna parte così. concordo con il conmento.
EliminaMa non sembra,in qualche modo l'idea del M5S?
EliminaChe Enrico Letta si comporti così è perfettamente in linea con l'insegnamento, ricevuto dallo zio Gianni e vissuto nel culto del divo Giulio Andreotti e la sua scuola democristiana. Mutatis mutandis Letta, e lo stesso Renzi, sono i nuovi gattopardi del XXI secolo, predatori perennemente in caccia di nuove occasioni. Più che il premier il suo è un lavoro da broker che gira il mondo alla caccia di ottime occasioni speculative. Che siano i soldi degli emirati o di altri poco importa, basta dare l'illusione di una realtà virtuale che nulla ha a che vedere con i fatti.
RispondiEliminaNel giro di poco tempo due esempi dell'eccellenza italiana, frutto dell'ingegno e della creatività di pochi, che non ha avuto sbocchi. Altro che la tutela del mady in Italy! Un brevetto per una caldaia italiana ad ultrasuoni, l'unico a livello mondiale, non si è concretizzato perché la burocrazia ha impedito agli imprenditori di iniziare l'attività. A causa di tempi lunghi un potenziale i 5000 lavoratori è rimasto a casa. A Firenze l'unica fabbrica al mondo in grado di produrre mattoni in vetro di rara bellezza, impiegati soprattutto da Renzo Piano nelle sue costruzioni sparse per il mondo, è chiusa ed i lavoratori in cassa integrazione perché il fondo monetario proprietario ha scelto di sfruttare il terreno su cui sorge lo stabilimento, ritenuto più remunerativo. I mattoni hanno deciso di costruirli all'estero, a costi minori anche se di qualità inferiore. Così un'altra eccellenza, una manodopera specializzata in autentiche opere d'arte, sparisce ed impoverisce la nostra cultura.
E la Corte dei Conti sfida il ridicolo quantificando in oltre 200 miliardi di euro il danno subito dall'Italia a causa del declassamento da parte delle agenzie di rating internazionali nel 2011. Secondo l'autorevole corte queste non avrebbero considerato il valore aggiunto delle bellezze ambientali ed artistiche del nostro paese nel decidere sull'outlook negativo. Ma se il mondo economico ha la percezione che l'Italia non sia affidabile per gli investimenti la responsabilità è soprattutto della politica e della classe dirigente che poco o nulla hanno fatto in questi anni e nel passato per evitarci questo giudizio negativo.
Semmai i danni andrebbero richiesti a loro, a chi è stato da ministro, da parlamentare, da presidente del consiglio e della repubblica, causa di tutto ciò. E sarebbe una bella lezione ed un richiamo al senso di responsabilità di politici che a volta si comportano come i Lanzichenecchi ai tempi del Sacco di Roma.
Cucinelli, siamo sicuri che è tutto oro quello che luccica? Chiedere ai suoi terzisti...!
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