di Sergio Di Cori Modigliani
Geo-politica e Nuovo Ordine Mondiale.
Oggi va a segno il primo tassello di una fortissima alleanza che cambia la rotta strategica delle grandi potenze occidentali e annuncia il varo della nuova guerra fredda.
Non è detto che la strada sia quella giusta che consentirà di uscire dalla spaventosa crisi nella quale ci siamo impaludati, è troppo presto per capirlo, dopotutto ha soltanto 18 ore di vita.
Lo sapremo nelle prossime settimane.
Ma rappresenta un tassello molto importante che cambia drasticamente la geografia occidentale della politica.
Per chi vuole vedere i fatti, si intende.
Dopo sedici anni di silenzi, densi anche di imbarazzanti momenti arrivati al punto di incresciosi incidenti diplomatici (di cui un paio davvero tragici) si ricompone l'asse Usa-Francia e i due nuovi partners lanciano la sfida alla Gran Bretagna "è arrivato il momento di scegliere da che parte stare: asse russo/tedesco liberista e autoritario oppure un vasto fronte europeo anti-tedesco con il varo di una massiccia strategia economica neo-keynesiana".
Non è che sia una novità, intendiamoci, siamo allo stesso identico punto nel quale l'Europa si trovava nel 1936. Sembra che non si impari mai nulla dall'esperienza della Storia, stiamo sempre lì, nel cuore dell'Europa come negli anni'30, quando la Gran Bretagna applaudiva Mussolini, faceva dei grandiosi affari con la Germania hitleriana e la spingeva sempre più a est pensando (e sperando) che il Terzo Reich avrebbe scelto di espandersi a oriente e magari avrebbe fatto anche il lavoro sporco a nome di tutti, perchè sarebbe andata a dare delle legnate ai bolscevichi che gli inglesi temevano. Gran bella pensata ebbero gli inglesi. Quando si accorsero (40 mesi dopo) come si stavano mettendo le cose, ormai era troppo tardi e piovevano le bombe su Londra.
L'incontro tra Obama e Hollande a Washington, in questo momento, è l'evento diplomatico più importante -data la situazione internazionale- avvenuto in questo millennio.
Non è certo casuale che in Italia non se ne parli, noi siamo schierati dall'altra parte. A modo nostro si intende: servi in campo finanziario della city di Londra, servi in campo militare degli Usa, e servi dell'asse russo/tedesco in campo energetico-economico, cercando disperatamente di tenere il piede in due staffe contemporaneamente, una gamba su un cavallo e una gamba sul cavallo accanto.
Il che, può andare anche bene e funzionare, ma soltanto a una condizione che oggi non c'è più: se il cavallo va avanti piano piano, perchè se per caso si mette a correre, si cade o ci si spacca le gambe. Staremo a vedere.
La Francia è l'unica nazione europea occidentale che aveva ufficialmente rotto con gli Usa, quando Jacques Chirac, nel 2002, mandò a quel paese George Bush jr, si rifiutò di partecipare alla guerra in Iraq -che definì "immonda e un vero suicidio criminale per l'Europa"- e andò a sbattere perchè non riuscì a convincere nè gli italiani, nè gli spagnoli, nè i tedeschi, nè gli olandesi, nè i danesi, a stare con lei. Scelsero tutti di mettersi al servizio di Tony Blair e dei copiosi investimenti della city finanziaria di Londra, rilanciando in Italia -soprattutto in Lombardia- l'industria degli armamenti. Agli Usa costò (oltre alle tante vite sacrificate) circa 6.000 miliardi di euro, all'Italia circa 400, oltre all'imposizione di contratti capestro davvero folli, tra cui quelli relativi alla stazione Muos in Sicilia e all'acquisto degli F35.
I due comunicati congiunti diffusi in gran pompa su tutti i media francesi e statunitensi 48 ore prima dell'incontro (che si verifica questa sera) sottolineano con enfasi solenne la nuova alleanza. Il primo è relativo all'ambiente, ed è di importanza strategica fondamentale, perchè per la prima volta si accenna all'inizio della fine dell'era del carbon fossile, all'uscita dal mondo legato al petrolio e al varo di un'era energetica bio-sostenibile che la Francia intende portare avanti in Europa. Il secondo comunicato (che qui riporto per intero in inglese) inizia -e non a caso- promuovendo un'alleanza strategica con l'Iran che fa acquisire ai franco-statunitensi un fondamentale partner in campo islamico, sottraendolo per sempre all'influenza russo-cinese. Chiarisce con cipiglio militare macho -dopotutto siamo in guerra anche se la gente non lo sa- che l'Africa è una zona strategica che verrà gestita dai francesi in funzione anti-cinese, e infine annuncia una fortissima partnership in campo economico per il varo di un programma comune di massicci investimenti (si parla di circa 2500 miliardi di dollari) per costruire l'asse Silicon Valley California, da una parte, e Parigi istituti di ricerca scientifica avanzata, dall'altra. Investiranno insieme nella cultura, nell'istruzione e nella tecnologia.
Ecco il testo ufficiale:
Washington & Paris February 10th, 2014: Today, American and French diplomats are preparing for talks with Iran that build on the agreement that has halted progress on and rolled back key elements of the Iranian nuclear program. French and American officials share information daily to combat terrorism around the world. Our development experts are helping farmers across Africa and on other continents boost their yields and escape poverty. In forums such as the Group of Eight and the Group of 20, the United States and France promote strong, sustainable and balanced growth, jobs and stability — and we address global challenges that no country can tackle alone. At high-tech start-ups in Paris and Silicon Valley, American and French entrepreneurs are collaborating on the innovations that power our global economy. A decade ago, few would have imagined our two countries working so closely together in so many ways. But in recent years our alliance has transformed and we have expanded our cooperation across the board. We are sovereign and independent nations that make our decisions based on our respective national interests. Yet we have been able to take our alliance to a new level because our interests and values are so closely aligned.
Tutto ciò avviene (anche qui, certamente, non a caso) proprio il giorno in cui inizia il proprio lavoro come Presidenta della Federal Reserve l'economista Yellen, notoriamente il più grande nemico esistente del liberismo economico, autrice di importanti volumi sulla necessità di varare programmi neo-keynesiano e nemica giurata dell'interpretazione del mondo della Merkel, di Putin e di David Cameron.
Noi siamo soliti definire i francesi "i nostri cugini", il che è anche giusto e comprensibile, date diverse rassomiglianze culturali molto forti.
Nel 1962, l'allora presidente americano John Fitzgerald Kennedy venne in Europa in visita ufficiale. Era la prima volta dopo la fine della guerra che un leader statunitense visitava il nostro continente. La visita si rivelò un trionfo personale di immagine per Kennedy e una catastrofe militare per l'America. I francesi si rifiutarono per l'ennesima volta di entrare nella Nato e quando Kennedy (e i suoi consiglieri militari) gli dissero che serviva per difenderli dato che erano pieni di comunisti, De Gaulle gli rispose "i comunisti francesi, prima di essere comunisti sono francesi, a loro ci pensiamo noi, non abbiamo bisogno di badanti".
E non ci fu niente da fare.
Il no perentorio della Francia obbligò un drastico cambiamento nei piani statunitensi e alla fine optarono per concentrare il 65% del loro dispositivo in Italia, nazione sempre pronta ad assecondare il miglior offerente senza alcun pudore nazionalista e in maniera servile; così l'Italia si riempì di basi nucleari e di esperimenti scientifici, alcuni dei quali tragicamente pericolosi, di cui si è sempre parlato poco o nulla (nel 1963 una pericolosa nube radioattiva invase Roma, di cui non è mai stata data nessuna comunicazione ufficiale e che ha prodotto diverse centinaia di morti per cancro alla tiroide e leucemia: proveniva dal cimitero militare di Nettuno, nel cui sottosuolo era stato costruito un gigantesco laboratorio sotterraneo per esperimenti militari nucleari della Nato).
Un gustoso aneddoto ci chiarisce la nostra parentela con i francesi.
L'ultimo giorno di colloqui, Kennedy e De Gaulle trascorsero due orette a parlare tra di loro. C'era anche Adlai Stevenson, consulente personale del presidente che ha poi raccontato l'evento in un suo splendido libro di memorie. A un certo punto Kennedy, dopo essersi sfogato sulle difficoltà che incontrava nel gestire un paese di beceroni, razzisti e ottusi guerrafondai, chiese a De Gaulle: "E come è governare la Francia? Sono difficili o facili i francesi?". A quel punto De Gaulle si alzò in piedi e gli disse: "mi segua, venga con me, adesso glie lo faccio vedere". Lo portò in un ampio salone che si trovava accanto allo studio dove stavano parlando. Sulle pareti c'erano tre gigantesche carte geografiche della Francia con degli spilli colorati appuntati sopra. "Eccola la Francia, è questa qui" disse De Gaulle. Kennedy lo guardò con aria interrogativa. E il generale francese gli spiegò: "Vede, qui sono segnati i 193 luoghi d'arte più importanti, di cui 112 soltanto a Parigi; poi abbiamo i 172 tipi di formaggio nazionale protetti, e infine abbiamo i nostri 234 marchi di vini. Ciascuno di loro pretende di essere unico. A lei sembra facile governare un paese che ha 172 formaggi diversi e 234 marche di vino pregiato?".
Più tardi sull'aereo, Kennedy confessò a Stevenson di non aver capito se De Gaulle intendesse prenderlo in giro oppure no. "Noi non siamo in grado di capire" gli spiegò Stevenson "abbiamo soltanto due tipi di formaggio e beviamo birra e whiskey".
L'Italia è uguale, per questo siamo parenti.
Ma lì finisce la similitudine, o meglio lì inizia il dissidio parentale perchè loro sanno come gestire i tesori familiari ereditati nei millenni, mentre noi siamo figli viziosi e viziati dediti allo sperpero continuo.
E' un diverso stile di vita, e quindi di cultura, e infine di interpretazione del mondo.
Noi ci sentiamo sempre gli ultimi della classe perchè soffriamo del complesso provinciale dei piccolo-borghesi meschini e agogniamo essere accolti tra quelli che contano, sempre a caccia di uno status che ci faccia dimenticare chi siamo; i francesi, invece, sono all'estremo opposto, loro pretendono invece che il loro leader ricordi sempre chi sono e da dove vengono. Lo si è visto e toccato con mano un mese fa quando è venuta fuori la storia della relazione di Hollande con l'attrice. La destra di Le Pen ha tentato in tutti modi di cavalcare la questione a fini politici, dimostrando di non conoscere affatto i propri polli e lo scandalo si è rivelato per Marie Le Pen un boomerang e un vero trionfo per Hollande, che da quel momento ha cominciato a recuperare consensi in maniera repentina.
Finalmente i francesi scoprivano che il loro presidente non era soltanto un impiegato, ma uno che si portava appresso la scorta per andare a prendere i croissant alle sette del mattino. Lo hanno adorato per questo. Perchè i francesi vogliono che il loro leader sia "anormale" altrimenti non lo riconoscono come tale; deve essere esagerato, estremo. E Hollande era considerato troppo normale per essere francese. A questo bisogna aggiungere il fatto che l'intera sezione femminile dei media nazionali ha adorato l'idea di scoprire che il loro presidente era un "sensuantico" specie pregiata di maschio, sintesi di sensuale e romantico (l'esatto opposto del nostro Berlusconi) perchè Hollande -così è venuto fuori- è uno che si innamora sempre, è sempre innamorato di qualcuna, e le sue storie finiscono quando si innamora di un'altra. I francesi l'hanno riconosciuto come un loro pollo, anzi, come un loro galletto doc. Il tradimento d'amore, per i francesi, non è un tradimento: è la passione che irrompe nell'immaginario e assecondarla è sempre un buon segno di vitalità.
Non così gli americani, cultura puritana, come è noto.
Sei giorni fa, avvicinandosi la data dell'incontro, nei tabloid statunitensi viene fuori una storia che riguarda Obama, proveniente da un paparazzo parigino: il presidente ha una storia segreta con la cantante Beyoncè, sufficiente per mandare tutto a carte quarantotto. Ma nessuno ha abboccato. La storia rimane lì sospesa per aria. Non è decollata, ma ha il sapore di una spina nel fianco e i repubblicani la stanno usando per annacquare l'incontro tra i due.
Il giorno in cui Hollande è stato chiamato a rispondere in pubblico dei suoi affari privati, era anche il giorno in cui esponeva il suo piano economico. Nessuno ne ha parlato. Se lo avessero fatto sarebbero stati guai per la destra lepeniana, comunque sia è stato considerato nei giorni seguenti nella stampa economica specializzata un'ottima modalità di sostegno dell'industria nazionale. Era importante che nessuno si occupasse di economia e investimenti.
Stanno tentando di fare la stessa cosa in Usa con Obama.
Perchè i media funzionano così.
Esattamente come hanno fatto in Italia (versione nostrana).
Enrico Letta, in tuta sportiva, da Sochi, sabato sera aveva dichiarato: "Lunedì mattina incontro Napolitano perchè ho preparato un'iniziativa forte che fa cambiare il passo.....". Il suo discorso è durato 12 minuti. Ha ripetuto l'espressione "iniziativa forte" otto volte. Ma lunedì mattina, da Napolitano non c'è andato. In compenso, al pomeriggio c'è andato Renzi. Perchè era venuta fuori la storiella di Alan Friedman, di questo si tratta: una banale storiella. In verità è "il segreto di Pulcinella", ovvero il racconto di una vicenda che era già stata raccontata dal quotidiano Il Giornale il 9 agosto del 2011. Ma è stata presentata come uno scoop ieri, presentandolo come fatto inaudito, nel senso letterale del termine: "evento mai ascoltato prima". Se uno presenta un fatto arcinoto come uno scoop, si copre di ridicolo. La grancassa dei media si è gettata sopra la preda ben presentata agli italiani, in tal modo nessuno si è sentito in dovere di chiedere a Letta "scusi ma l'iniziativa qual è? Dove sta la tanto decantata iniziativa?". Non solo. Tutto ciò è stato presentato dalla cupola mediatica nostrana come la nascita del nuovo asse Forza Italia-M5s, perchè (ieri notte) era chiaro come il sole a tutti che questa mattina Forza Italia avrebbe votato per l'impeachment di Napolitano. E invece non stato così, come era ovvio. Berlusconi si è ben guardato da rovinarsi il suo principale sponsor e così, in commissione, Forza Italia ha deciso di non votare per la messa in discussione del presidente. Il fine di questo circo consisteva nel far credere alla gente che Forza Italia e M5s stavano e stanno sulla stessa posizione.
Questo è falso.
Al M5s non glie ne importa nulla di ciò che Friedman sostiene.
La richiesta di impeachment da parte del gruppo parlamentare M5s nasce da un fatto politico istituzionale ben preciso, specifico, e gravissimo: i cinque stelle accusano formalmente il presidente di aver rinunciato scientemente alla sua funzione arbitrale perchè convoca -quando vuole- il PDL e il PD al Quirinale senza convocare anche il M5s che rappresenta il 25% dell'elettorato, dimostrando la sua idiosincrasia per la rappresentanza dei cittadini, perchè lui non riconosce la "validità legale dei movimenti" ma soltanto i partiti costituiti, anche se si tratta di un movimento legale, votato, eletto da quasi 9 milioni di persone. Così facendo, Napolitano è come se dicesse al paese "contano soltanto il PD e il PDL, se votate per il M5s sappiate che state votando per un'organizzazione politica che noi non prenderemo mai in considerazione perchè ci è indifferente la posizione del 25% dell'elettorato; o vi costituite in partito, prendete i soldi e fate come gli altri oppure noi con voi non ci parliamo". In tal modo si dà un avvertimento pretestuoso all'elettorato e lo si deprime; è come se in una partita di calcio l'arbitro dicesse al capitano di una delle due squadre "per voi non si applica il fuorigioco".
E' una pregiudiziale ad excludendum.
Il dissidio sta tutto lì.
In una vocale.
E' la distanza tra l'idea della politica come Cosa Nostra e l'idea della politica come Casa Nostra.
Sono tutte armi di distrazione di massa.
Nessuno ha parlato di come la Francia sta gestendo la crisi economica e come mai lo spread italiano è a 203 e quello della Francia è a 59.
Hanno provato, in Usa, a invelenire e disturbare l'esordio della Yellen, la quale, come sua prima uscita ha dichiarato, due ore fa: "Da oggi si cambia; non muteremo il tasso di sconto fintantochè la disoccupazione non scende almeno al di sotto del 6,5%, perchè da oggi il parametro che stabilisce la logica della politica economica e monetaria della Federal Reserve ruota intorno al lavoro e all'occupazione. Il nemico da battere non è il disavanzo pubblico, bensì la gente che non ha lavoro, e di questo ci occuperemo".
Fine del secco comunicato.
Chissà perchè e come mai, da noi, in Italia, non cè nessun sindacalista, nessun imprenditore, nessun politico di calibro che ha chiesto all'esecutivo di allacciare le manovre economiche al tasso di disoccupazione reale.
Perchè di questo si vive, di lavoro reale; e della mancanza di questo si muore.
Sia come individui che come nazione.
A meno che, s'intende, non si goda del privilegio di rendite garantite a tempo indeterminato.
Ciò che i partiti promettono ai loro clientes, che li votano per questo.
Chi è fuori da questa logica è considerato pericoloso, quindi non può essere ricevuto dal Presidente.
Questa scelta, in Italia, la chiamano democrazia.
La city degli affari gongola e in borsa fanno grandi affari: sanno che non cambierà nulla.
Oggi va a segno il primo tassello di una fortissima alleanza che cambia la rotta strategica delle grandi potenze occidentali e annuncia il varo della nuova guerra fredda.
Non è detto che la strada sia quella giusta che consentirà di uscire dalla spaventosa crisi nella quale ci siamo impaludati, è troppo presto per capirlo, dopotutto ha soltanto 18 ore di vita.
Lo sapremo nelle prossime settimane.
Ma rappresenta un tassello molto importante che cambia drasticamente la geografia occidentale della politica.
Per chi vuole vedere i fatti, si intende.
Dopo sedici anni di silenzi, densi anche di imbarazzanti momenti arrivati al punto di incresciosi incidenti diplomatici (di cui un paio davvero tragici) si ricompone l'asse Usa-Francia e i due nuovi partners lanciano la sfida alla Gran Bretagna "è arrivato il momento di scegliere da che parte stare: asse russo/tedesco liberista e autoritario oppure un vasto fronte europeo anti-tedesco con il varo di una massiccia strategia economica neo-keynesiana".
Non è che sia una novità, intendiamoci, siamo allo stesso identico punto nel quale l'Europa si trovava nel 1936. Sembra che non si impari mai nulla dall'esperienza della Storia, stiamo sempre lì, nel cuore dell'Europa come negli anni'30, quando la Gran Bretagna applaudiva Mussolini, faceva dei grandiosi affari con la Germania hitleriana e la spingeva sempre più a est pensando (e sperando) che il Terzo Reich avrebbe scelto di espandersi a oriente e magari avrebbe fatto anche il lavoro sporco a nome di tutti, perchè sarebbe andata a dare delle legnate ai bolscevichi che gli inglesi temevano. Gran bella pensata ebbero gli inglesi. Quando si accorsero (40 mesi dopo) come si stavano mettendo le cose, ormai era troppo tardi e piovevano le bombe su Londra.
L'incontro tra Obama e Hollande a Washington, in questo momento, è l'evento diplomatico più importante -data la situazione internazionale- avvenuto in questo millennio.
Non è certo casuale che in Italia non se ne parli, noi siamo schierati dall'altra parte. A modo nostro si intende: servi in campo finanziario della city di Londra, servi in campo militare degli Usa, e servi dell'asse russo/tedesco in campo energetico-economico, cercando disperatamente di tenere il piede in due staffe contemporaneamente, una gamba su un cavallo e una gamba sul cavallo accanto.
Il che, può andare anche bene e funzionare, ma soltanto a una condizione che oggi non c'è più: se il cavallo va avanti piano piano, perchè se per caso si mette a correre, si cade o ci si spacca le gambe. Staremo a vedere.
La Francia è l'unica nazione europea occidentale che aveva ufficialmente rotto con gli Usa, quando Jacques Chirac, nel 2002, mandò a quel paese George Bush jr, si rifiutò di partecipare alla guerra in Iraq -che definì "immonda e un vero suicidio criminale per l'Europa"- e andò a sbattere perchè non riuscì a convincere nè gli italiani, nè gli spagnoli, nè i tedeschi, nè gli olandesi, nè i danesi, a stare con lei. Scelsero tutti di mettersi al servizio di Tony Blair e dei copiosi investimenti della city finanziaria di Londra, rilanciando in Italia -soprattutto in Lombardia- l'industria degli armamenti. Agli Usa costò (oltre alle tante vite sacrificate) circa 6.000 miliardi di euro, all'Italia circa 400, oltre all'imposizione di contratti capestro davvero folli, tra cui quelli relativi alla stazione Muos in Sicilia e all'acquisto degli F35.
I due comunicati congiunti diffusi in gran pompa su tutti i media francesi e statunitensi 48 ore prima dell'incontro (che si verifica questa sera) sottolineano con enfasi solenne la nuova alleanza. Il primo è relativo all'ambiente, ed è di importanza strategica fondamentale, perchè per la prima volta si accenna all'inizio della fine dell'era del carbon fossile, all'uscita dal mondo legato al petrolio e al varo di un'era energetica bio-sostenibile che la Francia intende portare avanti in Europa. Il secondo comunicato (che qui riporto per intero in inglese) inizia -e non a caso- promuovendo un'alleanza strategica con l'Iran che fa acquisire ai franco-statunitensi un fondamentale partner in campo islamico, sottraendolo per sempre all'influenza russo-cinese. Chiarisce con cipiglio militare macho -dopotutto siamo in guerra anche se la gente non lo sa- che l'Africa è una zona strategica che verrà gestita dai francesi in funzione anti-cinese, e infine annuncia una fortissima partnership in campo economico per il varo di un programma comune di massicci investimenti (si parla di circa 2500 miliardi di dollari) per costruire l'asse Silicon Valley California, da una parte, e Parigi istituti di ricerca scientifica avanzata, dall'altra. Investiranno insieme nella cultura, nell'istruzione e nella tecnologia.
Ecco il testo ufficiale:
Washington & Paris February 10th, 2014: Today, American and French diplomats are preparing for talks with Iran that build on the agreement that has halted progress on and rolled back key elements of the Iranian nuclear program. French and American officials share information daily to combat terrorism around the world. Our development experts are helping farmers across Africa and on other continents boost their yields and escape poverty. In forums such as the Group of Eight and the Group of 20, the United States and France promote strong, sustainable and balanced growth, jobs and stability — and we address global challenges that no country can tackle alone. At high-tech start-ups in Paris and Silicon Valley, American and French entrepreneurs are collaborating on the innovations that power our global economy. A decade ago, few would have imagined our two countries working so closely together in so many ways. But in recent years our alliance has transformed and we have expanded our cooperation across the board. We are sovereign and independent nations that make our decisions based on our respective national interests. Yet we have been able to take our alliance to a new level because our interests and values are so closely aligned.
Tutto ciò avviene (anche qui, certamente, non a caso) proprio il giorno in cui inizia il proprio lavoro come Presidenta della Federal Reserve l'economista Yellen, notoriamente il più grande nemico esistente del liberismo economico, autrice di importanti volumi sulla necessità di varare programmi neo-keynesiano e nemica giurata dell'interpretazione del mondo della Merkel, di Putin e di David Cameron.
Noi siamo soliti definire i francesi "i nostri cugini", il che è anche giusto e comprensibile, date diverse rassomiglianze culturali molto forti.
Nel 1962, l'allora presidente americano John Fitzgerald Kennedy venne in Europa in visita ufficiale. Era la prima volta dopo la fine della guerra che un leader statunitense visitava il nostro continente. La visita si rivelò un trionfo personale di immagine per Kennedy e una catastrofe militare per l'America. I francesi si rifiutarono per l'ennesima volta di entrare nella Nato e quando Kennedy (e i suoi consiglieri militari) gli dissero che serviva per difenderli dato che erano pieni di comunisti, De Gaulle gli rispose "i comunisti francesi, prima di essere comunisti sono francesi, a loro ci pensiamo noi, non abbiamo bisogno di badanti".
E non ci fu niente da fare.
Il no perentorio della Francia obbligò un drastico cambiamento nei piani statunitensi e alla fine optarono per concentrare il 65% del loro dispositivo in Italia, nazione sempre pronta ad assecondare il miglior offerente senza alcun pudore nazionalista e in maniera servile; così l'Italia si riempì di basi nucleari e di esperimenti scientifici, alcuni dei quali tragicamente pericolosi, di cui si è sempre parlato poco o nulla (nel 1963 una pericolosa nube radioattiva invase Roma, di cui non è mai stata data nessuna comunicazione ufficiale e che ha prodotto diverse centinaia di morti per cancro alla tiroide e leucemia: proveniva dal cimitero militare di Nettuno, nel cui sottosuolo era stato costruito un gigantesco laboratorio sotterraneo per esperimenti militari nucleari della Nato).
Un gustoso aneddoto ci chiarisce la nostra parentela con i francesi.
L'ultimo giorno di colloqui, Kennedy e De Gaulle trascorsero due orette a parlare tra di loro. C'era anche Adlai Stevenson, consulente personale del presidente che ha poi raccontato l'evento in un suo splendido libro di memorie. A un certo punto Kennedy, dopo essersi sfogato sulle difficoltà che incontrava nel gestire un paese di beceroni, razzisti e ottusi guerrafondai, chiese a De Gaulle: "E come è governare la Francia? Sono difficili o facili i francesi?". A quel punto De Gaulle si alzò in piedi e gli disse: "mi segua, venga con me, adesso glie lo faccio vedere". Lo portò in un ampio salone che si trovava accanto allo studio dove stavano parlando. Sulle pareti c'erano tre gigantesche carte geografiche della Francia con degli spilli colorati appuntati sopra. "Eccola la Francia, è questa qui" disse De Gaulle. Kennedy lo guardò con aria interrogativa. E il generale francese gli spiegò: "Vede, qui sono segnati i 193 luoghi d'arte più importanti, di cui 112 soltanto a Parigi; poi abbiamo i 172 tipi di formaggio nazionale protetti, e infine abbiamo i nostri 234 marchi di vini. Ciascuno di loro pretende di essere unico. A lei sembra facile governare un paese che ha 172 formaggi diversi e 234 marche di vino pregiato?".
Più tardi sull'aereo, Kennedy confessò a Stevenson di non aver capito se De Gaulle intendesse prenderlo in giro oppure no. "Noi non siamo in grado di capire" gli spiegò Stevenson "abbiamo soltanto due tipi di formaggio e beviamo birra e whiskey".
L'Italia è uguale, per questo siamo parenti.
Ma lì finisce la similitudine, o meglio lì inizia il dissidio parentale perchè loro sanno come gestire i tesori familiari ereditati nei millenni, mentre noi siamo figli viziosi e viziati dediti allo sperpero continuo.
E' un diverso stile di vita, e quindi di cultura, e infine di interpretazione del mondo.
Noi ci sentiamo sempre gli ultimi della classe perchè soffriamo del complesso provinciale dei piccolo-borghesi meschini e agogniamo essere accolti tra quelli che contano, sempre a caccia di uno status che ci faccia dimenticare chi siamo; i francesi, invece, sono all'estremo opposto, loro pretendono invece che il loro leader ricordi sempre chi sono e da dove vengono. Lo si è visto e toccato con mano un mese fa quando è venuta fuori la storia della relazione di Hollande con l'attrice. La destra di Le Pen ha tentato in tutti modi di cavalcare la questione a fini politici, dimostrando di non conoscere affatto i propri polli e lo scandalo si è rivelato per Marie Le Pen un boomerang e un vero trionfo per Hollande, che da quel momento ha cominciato a recuperare consensi in maniera repentina.
Finalmente i francesi scoprivano che il loro presidente non era soltanto un impiegato, ma uno che si portava appresso la scorta per andare a prendere i croissant alle sette del mattino. Lo hanno adorato per questo. Perchè i francesi vogliono che il loro leader sia "anormale" altrimenti non lo riconoscono come tale; deve essere esagerato, estremo. E Hollande era considerato troppo normale per essere francese. A questo bisogna aggiungere il fatto che l'intera sezione femminile dei media nazionali ha adorato l'idea di scoprire che il loro presidente era un "sensuantico" specie pregiata di maschio, sintesi di sensuale e romantico (l'esatto opposto del nostro Berlusconi) perchè Hollande -così è venuto fuori- è uno che si innamora sempre, è sempre innamorato di qualcuna, e le sue storie finiscono quando si innamora di un'altra. I francesi l'hanno riconosciuto come un loro pollo, anzi, come un loro galletto doc. Il tradimento d'amore, per i francesi, non è un tradimento: è la passione che irrompe nell'immaginario e assecondarla è sempre un buon segno di vitalità.
Non così gli americani, cultura puritana, come è noto.
Sei giorni fa, avvicinandosi la data dell'incontro, nei tabloid statunitensi viene fuori una storia che riguarda Obama, proveniente da un paparazzo parigino: il presidente ha una storia segreta con la cantante Beyoncè, sufficiente per mandare tutto a carte quarantotto. Ma nessuno ha abboccato. La storia rimane lì sospesa per aria. Non è decollata, ma ha il sapore di una spina nel fianco e i repubblicani la stanno usando per annacquare l'incontro tra i due.
Il giorno in cui Hollande è stato chiamato a rispondere in pubblico dei suoi affari privati, era anche il giorno in cui esponeva il suo piano economico. Nessuno ne ha parlato. Se lo avessero fatto sarebbero stati guai per la destra lepeniana, comunque sia è stato considerato nei giorni seguenti nella stampa economica specializzata un'ottima modalità di sostegno dell'industria nazionale. Era importante che nessuno si occupasse di economia e investimenti.
Stanno tentando di fare la stessa cosa in Usa con Obama.
Perchè i media funzionano così.
Esattamente come hanno fatto in Italia (versione nostrana).
Enrico Letta, in tuta sportiva, da Sochi, sabato sera aveva dichiarato: "Lunedì mattina incontro Napolitano perchè ho preparato un'iniziativa forte che fa cambiare il passo.....". Il suo discorso è durato 12 minuti. Ha ripetuto l'espressione "iniziativa forte" otto volte. Ma lunedì mattina, da Napolitano non c'è andato. In compenso, al pomeriggio c'è andato Renzi. Perchè era venuta fuori la storiella di Alan Friedman, di questo si tratta: una banale storiella. In verità è "il segreto di Pulcinella", ovvero il racconto di una vicenda che era già stata raccontata dal quotidiano Il Giornale il 9 agosto del 2011. Ma è stata presentata come uno scoop ieri, presentandolo come fatto inaudito, nel senso letterale del termine: "evento mai ascoltato prima". Se uno presenta un fatto arcinoto come uno scoop, si copre di ridicolo. La grancassa dei media si è gettata sopra la preda ben presentata agli italiani, in tal modo nessuno si è sentito in dovere di chiedere a Letta "scusi ma l'iniziativa qual è? Dove sta la tanto decantata iniziativa?". Non solo. Tutto ciò è stato presentato dalla cupola mediatica nostrana come la nascita del nuovo asse Forza Italia-M5s, perchè (ieri notte) era chiaro come il sole a tutti che questa mattina Forza Italia avrebbe votato per l'impeachment di Napolitano. E invece non stato così, come era ovvio. Berlusconi si è ben guardato da rovinarsi il suo principale sponsor e così, in commissione, Forza Italia ha deciso di non votare per la messa in discussione del presidente. Il fine di questo circo consisteva nel far credere alla gente che Forza Italia e M5s stavano e stanno sulla stessa posizione.
Questo è falso.
Al M5s non glie ne importa nulla di ciò che Friedman sostiene.
La richiesta di impeachment da parte del gruppo parlamentare M5s nasce da un fatto politico istituzionale ben preciso, specifico, e gravissimo: i cinque stelle accusano formalmente il presidente di aver rinunciato scientemente alla sua funzione arbitrale perchè convoca -quando vuole- il PDL e il PD al Quirinale senza convocare anche il M5s che rappresenta il 25% dell'elettorato, dimostrando la sua idiosincrasia per la rappresentanza dei cittadini, perchè lui non riconosce la "validità legale dei movimenti" ma soltanto i partiti costituiti, anche se si tratta di un movimento legale, votato, eletto da quasi 9 milioni di persone. Così facendo, Napolitano è come se dicesse al paese "contano soltanto il PD e il PDL, se votate per il M5s sappiate che state votando per un'organizzazione politica che noi non prenderemo mai in considerazione perchè ci è indifferente la posizione del 25% dell'elettorato; o vi costituite in partito, prendete i soldi e fate come gli altri oppure noi con voi non ci parliamo". In tal modo si dà un avvertimento pretestuoso all'elettorato e lo si deprime; è come se in una partita di calcio l'arbitro dicesse al capitano di una delle due squadre "per voi non si applica il fuorigioco".
E' una pregiudiziale ad excludendum.
Il dissidio sta tutto lì.
In una vocale.
E' la distanza tra l'idea della politica come Cosa Nostra e l'idea della politica come Casa Nostra.
Sono tutte armi di distrazione di massa.
Nessuno ha parlato di come la Francia sta gestendo la crisi economica e come mai lo spread italiano è a 203 e quello della Francia è a 59.
Hanno provato, in Usa, a invelenire e disturbare l'esordio della Yellen, la quale, come sua prima uscita ha dichiarato, due ore fa: "Da oggi si cambia; non muteremo il tasso di sconto fintantochè la disoccupazione non scende almeno al di sotto del 6,5%, perchè da oggi il parametro che stabilisce la logica della politica economica e monetaria della Federal Reserve ruota intorno al lavoro e all'occupazione. Il nemico da battere non è il disavanzo pubblico, bensì la gente che non ha lavoro, e di questo ci occuperemo".
Fine del secco comunicato.
Chissà perchè e come mai, da noi, in Italia, non cè nessun sindacalista, nessun imprenditore, nessun politico di calibro che ha chiesto all'esecutivo di allacciare le manovre economiche al tasso di disoccupazione reale.
Perchè di questo si vive, di lavoro reale; e della mancanza di questo si muore.
Sia come individui che come nazione.
A meno che, s'intende, non si goda del privilegio di rendite garantite a tempo indeterminato.
Ciò che i partiti promettono ai loro clientes, che li votano per questo.
Chi è fuori da questa logica è considerato pericoloso, quindi non può essere ricevuto dal Presidente.
Questa scelta, in Italia, la chiamano democrazia.
La city degli affari gongola e in borsa fanno grandi affari: sanno che non cambierà nulla.
Ciao Sergio, leggerò l'articolo con calma.
RispondiEliminaRicordo che poco tempo fa hai ipotizzato che l'attendismo di Hollande versus UE-Germania-Troika sia di tipo tattico.
Altri sono pronti a giurare che sia stato corrotto, e che sia prono verso i desiderata della tecnocrazia oligarchica.
é probabile, a mio parere, un misto delle due cose: che abbia giocato le sue migliori carte per incassare risultati per il suo paese (ad esempio vincoli molto meno restrittivi rispetto a quelli applicati ad altri paesi tra cui il nostro), e contemporaneamente un atteggiamento del tutto pilatesco nei confronti dei destini di questa UE.
Chissà se questo post contiene qualche ulteriore indizio :)
Diego
La leggo da molto e le scrivo per la prima volta. Innanzi tutto ottimo articolo, la news dell'incontro americano l'avevo già letta sui giornali australiani (ho la doppia cittadinanza) ed alcuni europei ma qui ... nulla.
RispondiEliminaVedremo cosa succederà, a noi serve una Yellen, un Hollande, un Obama o una Julia Gillard e altro ancora. Purtroppo ci manca la cosa più importante: la gente, dovremmo essere più francesi, più australiani ed un pò (solo un pò) più americani.
Dovremmo essere anche molto sudamericani visto come loro si sono ribellati al colonialismo economico dei cosiddetti grandi.
Gente che sceglie i loro governanti per cambiare in meglio e che la manda a casa dopo che hanno visto il peggio.
Il problema grosso siamo noi, gli italiani. Ci stordiscono con il calcio, le soubrette seminude in tv, le telenovelas ed i programmi tipo GF. In più ci drogano coi dogmi religiosi. Tutto questo è l'oppio per gli italiani. Ed ora siamo in questa situazione!
Saluti e complimenti per il blog
Paolo
Hai ragione Paolo; ma ci può anche stare il calcio, le soubrette seminude...ma la questione seria è la mediocrità, la mancanza di cultura, di approfondimento, di responsabilità e soprattutto di un minimo di senso di onestà; tutte caratteristiche che latitano pesantemente da questo nonpaese.
EliminaLuca D..
"In tal modo si dà un avvertimento pretestuoso all'elettorato e lo si deprime; è come se in una partita di calcio l'arbitro dicesse al capitano di una delle due squadre "per voi non si applica il fuorigioco" Infatti è proprio così, seguo con interesse e partecipazione per quanto posso tutte le attività del M5s e mi sento come se fossi una sorta di carbonaro che cospira contro l'ordine costituito, io che sono e sono stato sempre rispettoso delle leggi , delle istituzioni e di chi le rappresenta essendo anche stato io stesso uno di questi ultimi.
RispondiEliminacaro Sergio (mi permetto di chiamarla per nome)
RispondiEliminai suoi post sono sempre molto lunghi, ma sempre estremamente dettagliati, supportati da fonti chiare e interessantissimi da leggere,
vorrei che fosse considerato LEI l'ideologo del Movimento 5 Stelle, altro che Becchi!
d'accordissimo! Walter
EliminaNon so se è merito di Keshe o se la legge degli archi dorati fa gola al presidente Rouhani, qualche mese fa sembrava certa la guerra USA Iran, ora sembra che il pericolo sia l'alleanza con la Russia di Putin che per giunta li salvò dalla solita false flag.
RispondiEliminaLa signora Yellen spero proprio che sia come ce la aspettiamo, la storia ci insegna che una rondine non fa primavera, e intanto la finanza è ancora li a spadroneggiare, mi sembra che nel gabinetto del presidente ci siano consiglieri economici fautori della tanto propagandata MMT.
L'Inghilterra che è legata a doppio filo con gli USA, anche se sta tramando di uscire dall'Europa per poterla poi lasciare affondare, è pur sempre protagonista del NWO e da qui sembra proprio che sta attuando egregiamente il proprio copione.
E che dire de "l'Africa è una zona strategica che verrà gestita dai francesi in funzione anti-cinese", auguri Africani, come sempre ve la prendete in quel posto pur potendo essere i più ricchi del pianeta.
Nella sala dei bottoni non manca sicuramente Israele che recentemente ci ha "consigliato" la nostra agenda digitale accostando al sognatore sportivo invernale una mente del Talpion.
Prevedo un brillante nuovo millennio (e non ho neanche parlato di inquinamento o geoingegnieria) mi viene da stappare una bottiglia.....