sabato 27 settembre 2014

La fiducia di De Magistris e il caso Italia.



di Sergio Di Cori Modigliani

Ogni etnia, gruppo, paese, nazione, si regge in piedi e riesce a costruire un'armonia collettiva e sana, soltanto se poggia sul binomio Etica-Fiducia.
L'intero sistema di relazioni umane è basato sul concetto di fiducia condivisa.
E' talmente incorporato dentro al nostro sapere collettivo da risultare ovvio.
Quando saliamo su un aereo, noi diamo un credito di fiducia all'azienda che ci ha venduto il biglietto, dando per scontato che ha assunto un pilota comandante dotato di specifica competenza tecnica, con un solido equilibrio mentale. Se non fosse così, nessuno viaggerebbe più, perché il viaggio si trasformerebbe in un incubo.
Si dà anche per scontato che quell'azienda e quell'aeroporto svolgano accurati controlli meccanici e nel serbatoio del velivolo immettono kerosene e non acqua piovana. 
L'intero sistema di valori che consente a una nazione di svolgere quotidianamente le mansioni esistenziali più elementari è basato su un credito di fiducia costante, senza il quale non sarebbe possibile vivere.
A questa fiducia, poiché è noto a tutti che la mente umana contiene ogni sorta di perversioni, abusi e derive criminali, si accompagna un complesso edificio di regole di controllo, che il progresso sociale ha elaborato e costruito, basate su dei principi etici che sono indiscutibili.
La Repubblica Italiana, purtroppo, soffre una spaventosa crisi sistemica strutturale, di cui l'attuale classe politica dirigente ne è il simbolo rappresentativo, in cui la fiducia è stata sostituita da altri concetti, diciamo così, secondari, che vanno dalla speranza al cinismo, dall'accettazione passiva alla resa davanti al destino, che si accompagnano all'idea (purtroppo scontata) che l'Etica non trovi più alcuna ospitalità nello scambio sociale.
Questo è il binario attuale che sta portando il treno Italia -ormai fuori controllo- verso lo scontro contro il muro invisibile di una vita tossica, insostenibile, invivibile.
Intendiamoci, tutti parlano dell'Etica, ma soltanto quando riguarda i propri oppositori, antagonisti, concorrenti, nemici. Mai per ciò che riguarda il proprio partito, la propria famiglia, i propri amici, il proprio gruppo di riferimento; un atteggiamento, questo, che impedisce la formazione di una coscienza collettiva cui riferirsi.
Questo comportamento è ormai talmente radicato dentro l'italianità, da aver prodotto dei pericolosi falsi fuorvianti.
Primo tra tutti quello di definire l'onestà come una virtù.
L'onestà, infatti, dovrebbe essere una condizione dell'essere di base, come la salute fisica.
Diventa una patologia sociale -nonché reato- quando non c'è.
Nessuno oserebbe mai dire di una persona "quello è davvero fantastico, sta in buona salute". Ci si accorge dell'esistenza della salute come valore quando manca. Se la si ha, non ci si fa caso. Chi ne è privo viene definito una "persona disabile" oppure una "persona malata" oppure una "persona sofferente".
L'onestà appartiene alla stessa dimensione; se ne coglie la mancanza ma la sua presenza deve essere scontata. 
L'Etica è il collante decisivo che consente alla società di esercitare una funzione di controllo perenne, costante, per impedire che si manifestino patologie psico-sociali che finiranno per avere un costo gigantesco e insostenibile per tutto il corpus sociale.
L'Italia sta affondando per queste ragioni. Anche per queste ragioni.
E' diventata norma la mancanza.
Gli italiani sono piombati in un mondo di privazioni di valori perché è stato alterato, manipolato, e infine cancellato, il Senso delle cose.
E' la consapevolezza di questo teatro che produce infelicità, promuove depressione sociale, valorizza la sfiducia, contrae i consumi, cancella la progettualità ideale e disincentiva gli investimenti.
Il sindaco di Napoli De Magistris è un uomo di questi tempi e vive dentro quest'atmosfera.
Il suo rifiuto pubblico di non rispettare la norma costituita, sta provocando, secondo me, un gigantesco danno al paese e finirà per essere (paradossalmente) l'ennesima promozione di Silvio Berlusconi. Marco Travaglio (noto estimatore e sostenitore di De Magistris) ha giustamente sintetizzato l'unica strada percorribile: il sindaco di Napoli è innocente, ma si deve dimettere subito e affidarsi alla giustizia. 
Come fece Adriano Sofri ai suoi tempi.
Ritengo che l'atteggiamentodi De Magistris non sia quello di un leader politico responsabile.
Non metto in dubbio le sue ragioni, e conosco a sufficienza le incongruenze delinquenziali di questo paese ipocrita per credere alla sua versione.
Ahimè, insostenibile.
Certo, non tutti hanno la spina dorsale di Nelson Mandela.
Ed è giusto prendere posizione contro le sue esternazioni per aiutare la collettività a ritrovare il Senso di cui l'Italia ha bisogno per superare la crisi: battersi e combattere per la difesa e salvaguardia dello Stato di Diritto, per i diritti, nel nome del bene pubblico.

Dura Lex sed Lex.

Si comincia da qui.

Abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente che intenda spendersi per promuovere la fiducia e alimentarla, di pari passo con un ritrovato senso dell'etica, fondata sul rispetto delle regole e delle leggi.

Il fatto che lui viva in una città e in un mondo che lui stesso ha definito "barbaro" non lo autorizza a comportarsi in maniera barbara.

Che si dimetta e scenda in piazza condividendo con la gente la sua passione, le sue ragioni, la sua documentazione. Senza la fascia tricolore diagonale.
Da semplice cittadino.
In mezzo ai cittadini.
Per i cittadini.

I dirigenti politici devono assumersi la responsabilità di essere pedagogici, altrimenti si dà fiato a ogni tipo di dietrologia e di giustificazionismo che finisce per annullare l'idealità. 






21 commenti:

  1. La spina dorsale di Nelson Mandela non si è espressa solo in carcere:
    "Nel marzo del 1960, dopo l'uccisione di manifestanti disarmati a Sharpeville e la successiva interdizione dell'ANC e di altri gruppi anti-apartheid, Mandela e i suoi colleghi appoggiarono la lotta armata.
    [...]
    Nel 1961 divenne il comandante dell'ala armata Umkhonto we Sizwe dell'ANC ("Lancia della nazione", o MK), della quale fu co-fondatore. Coordinò la campagna di sabotaggio contro l'esercito e gli obiettivi del governo ed elaborò piani di una possibile guerriglia per porre fine all'apartheid. Raccolse anche fondi dall'estero per il MK e dispose addestramenti paramilitari, visitando vari governi africani. Nell'agosto del 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana, in seguito a informazioni fornite dalla CIA, notizie che però lo stesso Mandela nella sua biografia ritiene non attendibili, e fu imprigionato per 27 anni con l'accusa di viaggi illegali all'estero e incitamento allo sciopero." (Wikipedia)
    Stia attento agli esempi che porta, Sig. Di Modigliani.
    Finora De Magistris è stato molto "moderato"!

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  2. Concordo con te Sergio. Da Napoletano e sostenitore di De Magistris, anche se vedendo il suo mandato ha disatteso troppo, e non può nascondersi dietro al fatto che Napoli è una città difficile da amministrare (la scoperta dell'acqua calda del resto...)

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  3. Quello che lei definisce comportamento barbaro non è, a mio avviso, altro che legittima disubbidienza civile.
    Mandela mica si è costituito, l'hanno dovuto arrestarlo, ed era il suo arresto l'inizio della sua "leggenda" presso il popolo di colore africana (tutta, non solo nel suo paese).
    De Magistris giustamente non vuole lasciare di sua sponde la sua lotta civile per Napoli (lasciando il posto a chi? Un Cosentiniano? Un Bassoliniano? Una Carfagna? Una Polverini?). Vuole essere rimosso a forza. Forse sperando nella reazione e nel clamore della piazza, come suggerisce lei.
    (Qualche anno fa già ci sarebbero state quelle manifestazioni, e come! Per questo e per molto altro)
    Lui ha subìto molto, ma molto di più che la dura azione della legge, nella sua carriera.
    Io sto con De Magistris.

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  4. Ma se De Magistris è innocente, perchè mai si dovrebbe dimettere? Perchè ha avuto una condanna in 1 grado, quando la legge, e la consuetudine, ritengono la persona innocente fino al definitivo 3 grado di giudizio?
    Come sempre Travaglio ed accoliti, non centrano il cuore del problema, ma ne stabiliscono arbitrariamente i contorni, creando confusione e false aspettative.
    Se la legge è il valore supremo di riferimento, la legge prevede che la persona è innocente fino a sentenza definitiva, allora di cosa stiamo parlando? Se la legge è il valore supremo di riferimento, il citato Mandela, Ghandi, Che Guevara, Luther King e tutti coloro che abbiano, o stanno, combattendo, per i valori della libertà o dei diritti civili, non sono Eroi, ma terroristi, come da sempre sostenuto dalla Corona Inglese e dalle Amministrazioni Americane.
    I Dissidenti sfidano la legge, perchè la legge si appoggia sulla consuetudine ed è quindi un elemento conservativo, nel bene e nel male, mentre essi concorrono al cambiamento e sono antagonisti, nel bene o nel male, dell'ordine costituito.
    Vi fu un famoso dibattito, da cui un film di successo, tra le università americane nel 1935, dove venne stabilito che è giusto e doveroso lottare contro la legge, se questa si dimostra ingiusta, sbagliata, o immorale.
    L'Onestà non è una Virtù, ma lo è la Giustizia, che dell'Onestà è il riferimento, pertanto identificare La Giustizia (virtù teologale e valore di riferimento) con la legge dei codici è fuorviante.
    In buona sostanza, le affermazioni di Travaglio creano un falso. Se pensa che De Magistris sia innocente lo sostenga, pur dando spazio a critiche legittime, ma basate su opportunità strategiche, non certo su distorsioni morali o etiche, tendenti a imporre un suo schema personale di valori che riguarda solo lui e assolutamente dannoso per la società tutta, in quanto ci sottrarrebbe gli Eroi e ci lascerebbe i terroristi.
    D.




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  5. Lei fa bene a scrivere sulla morale e sull'Etica, già vedo lor signori votare la prossima fiducia al governo pensando a Lei e dicendo “non sono d'accordo, ma per il bene del Paese voto Sì”. A parte questo personale sfogo, non sono d'accordo con le dimissioni di De Magistris, non in questo contesto. Le ricordo che il sindaco De Magistris non ha rubato, ha fatto solo il suo dovere da magistrato e in questo paese il confine tra legale e illegale è molto, ma molto sottile.
    La sentenza arriva puntuale nel momento in cui si vota per le Province. Le ricordo quelle che sono state abolite per risparmiare, a detta del nostro premier, e Delrio gli dà il nome “agenzie a servizio dei Comuni” e vissero tutti felici e contenti.
    Io sto dalla parte di De Magistris ma solo in questo contesto e le confesso che non mi piacciono i messaggi che sta lanciando ma sono altrettanto curioso di vedere chi li accoglierà.
    Mi spieghi perché si può indagare su ….... ma non Prodi e compagnia bella?
    Lex est araneae tela,quia, si in eam inciderit quid debile, retinetur; grave autem pertransit tela rescissa.
    Axel

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  6. La prima parte del post a mio avviso è davvero interessante, tratta un argomento cardine per capire parte di ciò che accade quotidianamente.
    "L'intero sistema di relazioni umane è basato sul concetto di fiducia condivisa", verissimo, purtroppo da quando non ci sono più gentiluomini o persone rispettabili, specialmente ai vertici di politica e di conseguenza in tutto il tessuto sociale, la fiducia si è spostata dalle persone alle regole. Essendo le regole (nel migliore dei mondi) una trasposizione delle aspettative di chi detiene un diritto e una guida per chi deve ottemperare un dovere, dovrebbero essere talmente complete e ricche di infinite sfumature in modo da evitare a chi le vuole rispettare di incappare in un'errore.
    Se aggiungiamo il fatto che le regole sono scritte da uomini (e che uomini....) e che la trama delle situazioni possibili per quanto fitta e ben confezionata lasci sempre la possibilità a qualche "baco" di farsi strada, tralasciando il fatto che ci sia la volontà di farle bacate, diventa un cambiamento strutturale non compatibile con fini e aspettative.
    In poche parole siamo passati da una stretta di mano che era sacra e funzionale a contratti perlopiù insoddisfacenti, da persone rispettabili e degne che facevano ciò che dicevano a leader bugiardi prezzolati manipolatori e vigliacchi.
    Come è possibile che il premier, come i suoi predecessori, possa mentire sapendo di mentire e resti impunito? Come è possibile che ci si renda conto di ciò e lo si debba sopportare come se fosse sensato?
    Forse non è solo una questione di regole, quando non c'è la minima volontà di rispettarle è quasi inutile crearne di nuove. E' un pò come la legge che non deve essere necessariamente dura per essere efficace, la pena di morte non è la garanzia di una società civile (Beccaria docet).
    Vorrei ricordare a tutti che la convivenza civile sussiste solo se c'è un senso nelle cose, la sensatezza è il pretesto con cui le regole sono state create e il motivo per cui se ne può pretendere il rispetto.
    Tuttavia avrei un suggerimento che spero arrivi a chi di dovere, al di là della semplificazione dei testi, credo che una legge dovrebbe essere accompagnata da una breve descrizione semplificata del fine per cui è stata fatta e da alcuni esempi del tema trattato in modo da non dare adito a interpretazioni fantasiose, e, qualora ci fosse una nuova casistica non contemplata potrebbe andare a integrare e completare l'articolo di competenza.
    Spero di essere stato spiegato, è domenica mattina....
    Forza 46!

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  7. Non sono d'accordo con l'ergere la (dura) lex a norma piu' alta. Come gia' notato in un bel commento, la Giustizia e' superiore alla legge, ed una cultura profondamente radicata nella dignita' dell'uomo vede la legge solo come strumento per portare avanti la Giustizia a favore degli uomini. Quando il risultato della legge e' lievemente ingiusto si puo' sopportarlo perche' lo strumento in se', anche se imperfetto, e' utile alla Giustizia. Ma quando la legge viene scritta e usata coscientemente ai fini dell'ingiustizia non ha molto senso chinare il capo e rispettare la legge, come se questo fosse giusto. Non lo e'. Non e' giusto che De Magistris abbandoni Napoli ed i suoi cittadini che gia' hanno sofferto abbastanza. Non e' giusto che i sacchetti della spazzatura tornino ad invadere le strade della citta' (e daranno la colpa proprio a De Magistris, dicendo che non aveva risolto il problema a fondo).
    Insomma, il concetto e' quello: non nascondiamoci dietro la legge per sentirci giusti. La vita non e' cosi' comoda: a volte la Giustizia ci richiede scelte contrarie alla legge. La storia e' piena di esempi del genere, cosi' come e' piena di persone che hanno preferito stare dalla parte del piu' forte travestito dal legge.

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  8. La Giustizia e la Legge appartengono a due diverse dimensioni. Gran parte della confusione odierna collettiva è relativa al fatto di aver fatto credere (questo è il populismo demagogico) che coincidano. Si occupano di aspetti diversi e devono essere considerate in maniera non sovrapponibile: mai.

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    1. Quindi secondo il suo pensiero, la Legge ha il diritto di essere ingiusta, di essere parziale, cioè di favorire interessi di parte, con l'aggiunta dell'accusa di populismo demagogico per chi protesta. Evidentemente il da lei citato Mandela non è che un volgare agitatore di popolo.
      Le sue affermazioni mi ricordano quelle di un certo Cavaliere di Arcore, da lei già criticato in varie occasioni.Evidentemente anche lei fa parte del balletto pro e contro Berlusconi, per poi cucire alleanze quando la convenienza lo suggerisce.
      D.

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    2. Le ho semplicemente spiegato come stanno le cose, ma lei che è accecato dalla sua ignoranza presuntuosa ha preso fischi per fiaschi. La Legge non ha niente a che vedere con la Giustizia, chi lo sostiene fa una una enorme confusione e finisce per ragionare come lei. La Legge si occupa di salvaguardare la complessità dello scambio nella società civile e consentire che l'intera collettività rispetti i parametri che permettono la convivenza. La "Legge" se ne frega se il comma 3 o 4 bis è iniquo oppure no. Una volta che è sancito e inserito all'interno del codice di procedura, è inappellabile. Se lei vuole che la Legge e la Giustizia vadano di pari passo e siano equivalenti deve guardare ad altre nazioni, quelle dittatoriali.

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    3. La ringrazio per i complimenti e per la spiegazione, entrambi illustrano la realtà delle nostre divergenze meglio di qualunque altra replica d parte mia.
      D.

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    4. “La Giustizia e la Legge appartengono a due diverse dimensioni.”
      è corretto, però si dimentica che hanno un comune denominatore: l'essere umano.
      “Si occupano di aspetti diversi e devono essere considerate in maniera non sovrapponibile: mai. “ anche questo è giusto, invece è successo l'esatto opposto; la politica ha mischiato le carte e abbondano le cattive leggi e i pessimi giudici.
      Il passato insegna, porgere l'altra guancia non sempre aiuta.
      Axel

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    5. Quando gli uomini si sono dimenticati della guida del Tao inventarono la differenza fra Bene e Male.
      Quando gli uomini si sono dimenticati il senso della differenza fra Bene e Male inventarono la Giustizia.
      Quando gli uomini non riuscirono più ad applicare la Giustizia imparzialmente inventarono la Legge.
      Quando la Legge non riuscì più a garantire i più deboli di fronte al più forte la Sbirraglia scese per le strade menando con i loro bastoni e le loro spade a destra e mance.
      Quando la Sbirraglia non riuscì più a garantire l’Ordine, il Regno affondò nel caos.

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    6. Interessantissima discussione, il tema è indubbiamente di quelli vitali per il funzionamento del "sistema" nazione. Ora però purtroppo sono di fretta.
      Vorrei solo esprimere la mia condivisone e il mio apprezzamento per il commento di D., il primo, quello del 28 settembre delle ore 01:31. Salvo che per la patente di "Eroe" data a Mandela. Anche se la reazione a dir poco barbara e disumana del regime che combatteva lo avvolge, indirettamente, di una indubitabile aureola di grandezza e fedeltà costosissima ai propri princìpi e ideali, sulla completa liceità e ammissibilità di questi ultimi e, soprattutto, dei metodi adottati per realizzarli, avrei da dissentire (a mia volta). Il primo commento di un lettore che ha voluto rimanere anonimo mi pare illuminante a questo proposito.
      Un'ultima piccola notazione, un po' pignola: la Giustizia è una virtù cardinale, le virtù teologali sono solo tre: fede, speranza e carità.
      Saluti cordiali a Lei, signor D., a Modigliani e a tutti gli intervenuti. E' proprio una gran bella discussione, non c'è dubbio.
      marilù l.

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    7. Il ricordo di Mandela eterno carcerato, e quindi "santo" a prescindere, fa parte del Matrix in cui anche i migliori a volte restano intrappolati.
      La santificazione di peccatori molti noti al grande pubblico è un'operazione ripetuta innumerevoli volte nella storia. Forse Gesù e Enrico Berlinguer sono gli esempi più noti al pubblico italiano.
      E' facile cancellare vangeli apocrifi e compromessi storici, amanti e tradimenti, lotte armate e mercanti cacciati a frustate dalla mente dei più.
      George Orwell e Keanu Reeves sono solo due fra i tanti che hanno cercato di avvertirci

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  9. Quando gli uomini si sono dimenticati della guida del Tao inventarono la differenza fra Bene e Male.
    Quando gli uomini si sono dimenticati il senso della differenza fra Bene e Male inventarono la Giustizia.
    Quando gli uomini non riuscirono più ad applicare la Giustizia imparzialmente inventarono la Legge.
    Quando la Legge non riuscì più a garantire i più deboli di fronte al più forte la Sbirraglia scese per le strade menando con i loro bastoni e le loro spade a destra e mance.
    Quando la Sbirraglia non riuscì più a garantire l’Ordine, il Regno affondò nel caos.

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  10. Axel,
    il problema in realtà è di enorme portata ed è impossibile liquidarlo in poche battute.
    La giustizia è una qualità dello Spirito, mentre la Legge è l'applicazione pratica di regole di convivenza. Le 2 cose sembrerebbero quindi appartenere a dimensioni diverse, ma questa è solo apparenza, perchè il presupposto giuridico di qualunque legge è quello di ispirarsi e riferirsi a sentimenti di Giustizia.
    Ora, qui sta tutto il problema. Cosa possiamo assumere come criterio universale di Giustizia? Nel periodo medievale il problema non si poneva, come non si pone oggi nell'Islam, perchè il criterio di riferimento era la Bibbia, il Corano nell'Islam, ma oggi l'appartenenza religiosa pare non essere più un criterio spendibile, perlomeno in Occidente. Ci troviamo quindi davanti ad un vuoto di valori, che sono le fondamenta di qualunque civiltà, che determina un uso improprio degli strumenti di cui ci siamo dotati, con il risultato del moltiplicarsi delle iniquità, delle ingiustizie evidenti, della manipolazione, della menzogna più o meno mascherata.
    In mancanza di un criterio di Giustizia, cioè di un valore fondante ed imprescindibile, le regole vengono dettate dal più forte in quel momento, sulla base dei propri interessi. Qui non si tratta più di Democrazia o di Dittatura, difatti assistiamo ad una feroce forma dittatoriale da parte delle multinazionali e del mondo finanziario, che impongono politiche e leggi che salvaguardino i loro interessi, a spese del resto della popolazione, proprio nei paesi cosiddetti democratici.
    Hai ragione amico del Tao, ma a noi che ci siamo dimenticati, e che vorremmo ricordare, ripercorrere il cammino all'indietro, tu hai qualcosa da offrire, oppure le tue sono solo dissertazioni fini a loro stesse?
    D.

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    1. Quello che io sottolineo è il degrado totale in cui è precipitata la società italiana.
      Axel

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    2. Scusami per la frase sintetica di prima, ma sono molto amareggiato e disgustato per la situazione in cui ci troviamo. Com'è possibile che la sciatteria intellettuale (non so se esiste questo termine), l'egoismo ed il malaffare prendano il sopravvento?
      Lei sa che in Italia ci sono gli insegnanti delle elementari con il diploma della scuola media. Saranno brave persone, però …
      Le Università italiane fanno acqua da tutte le parti: professori che non conoscono l'uso coretto della lingua italiana, organizzazione zero, etc
      Axel

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  11. Io posso offrire alle persone con cui ho a che fare, amichevolmente, professionalmente e per iscritto, quel "fare" che è il risultato dal mio personale "percorso all'indietro", giorno dopo giorno, anche se ai più quel percorso fatto è totalmente invisibile. Mi apro. Comunico.
    Taoisticamente non si può fare molto altro. E' il wu wei.
    Personalmente posso solo sperare che sempre più persone prendano il coraggio di aprire il loro personale "scrigno dei tesori" e regalare - invece di chiudersi a riccio guardandosi bene di fare vedere quel ben di dio - quel che è dentro (ognuno è possessore di tesori diverse - esperienze, letture, pensieri ed emozioni) alle persone che ha intorno, sperando così che anche loro, e poi altre e altre ancora, si aprano alla loro volta e possiamo ricominciare a tessere di nuovo quella rete di conoscenze tra molte persone che va sotto il nome di "cultura".
    SOLO con una nuova cultura che unisca le moltitudini possiamo di invertire la rotta.

    Pronti a strambare!
    Salite a bordo, cavolo!

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    1. Concordo pienamente con te, Mr. Tao.
      "SOLO con una nuova cultura che unisca le moltitudini possiamo di invertire la rotta." Bravo!!
      E aggiungo: Solo con una nuova cultura possiamo sperare di salvare noi stessi.
      D.

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