domenica 1 gennaio 2012

Una lettera di Un Grande Invisibile. Per un 2012 di allegra passeggiata collettiva verso la Luce.

di Sergio Di Cori Modigliani

·         Sarà un anno terribile, davvero il peggiore (per i conservatori sostenitori dell’Ancien Regime) in assoluto: dovunque e comunque. Si tratta di un banale fattore umano di equilibrio socio-chimico, tale per cui quando il buio raggiunge un limite massimo di espansione, la Luce comincia a diffondersi e allargarsi pena la cancellazione definitiva dell’intero sistema.
·         Si chiama entropia.
·         Le leggi della fisica, quindi, ci inducono inevitabilmente a un grande furibondo ottimismo.
·         Basterebbe ricordare le parole del più generoso e profondo pensatore che la Grecia abbia regalato al mondo, e non a caso scelgo di citare una persona , una cultura, un simbolo, che appartiene alla grande tradizione di quello che è attualmente il più tartassato popolo europeo –e al quale va tutta la mia solidarietà di cuore civile- ma che allo stesso tempo è stata la Grande Culla della Civiltà Europa e di tutto il mondo occidentale: il filosofo Platone.
·         “Si può scusare, comprendere e accettare l’idea che un bambino piccolo abbia paura del buio. Ma è imperdonabile e non potrà mai trovare giustificazione alcuna l’idea che un adulto pensante possa avere paura della Luce”.
·         Quando mai soccomberà una civiltà in grado di produrre una così bella sintesi, così semplice da accogliere, così eternamente rivoluzionaria, da sempre valida?
Mentre gli oligarchi planetari si accingono a sferrare, in questo gennaio del 2012, il primo di una serie di colpi ben assestati che, nella loro squallida mente obnubilata, dovrebbe chiudere per sempre la partita storica iniziata in Europa esattamente  300 anni fa - quella tra reazione autoritaria e progresso umano- il clan degli Invisibili, pur nella consapevolezza della propria attuale modestia d’impatto, inizia già a far colare l’ineffabile filo di  bava che finirà per avvolgere gli oligarchi in una gigantesca, quanto inaspettata ragnatela planetaria all’interno della quale finiranno imbrigliati; per poi soccombere, inevitabilmente.

A costo di essere noiosamente ripetitivo, riconfermo la mia idea del fatto che davvero per tutti noi “il peggio è passato”. 
Accogliamo, quindi, con allegra enfasi l’arrivo di questo 2012.
La fine dell’Ancien Regime si avvicina a grandi poderosi passi.
In teoria, il peggio sta per arrivare, ma non è così.  
E’ anche ovvio che così venga presentata la situazione.
Gli oligarchi sanno che il peggio sta per arrivare per tutti loro –ovverossia la loro definitiva cancellazione dal panorama della storia sociale collettiva- e quindi usano i loro potenti mezzi a disposizione per proiettare sulle masse, passive e accoglienti, le loro paure e incertezze. Ma funzionerà soltanto per poco.
Si tratta di una “illusione della materia” perché gli oligarchi cercheranno di mescolare le carte truccando la partita,  sciorinando dei falsi, camuffando la Verità e approfittando del disagio collettivo per varare misure, manovre economiche e leggi talmente comprimenti, deprimenti e reprimenti da far implodere il loro “castello delle Grandi Illusioni” che finirà per provocare in tutti loro panico, confusione e in ultima istanza, miseria.
Ma non per chi avrà fiutato l’inganno e certamente non per tutti coloro che avranno scelto di andare verso la Luce.
Le sfide che ci attengono da subito, in questo 2012, sono ormai arrivate al succo della massima sintesi possibile: da una parte un’oligarchia tecnocratica planetaria sempre più smascherata, sempre più ovvia, sempre più disperata perché teme e sa di avere i giorni contati dalla Storia della Civiltà Umana, e dall’altra una sterminata massa di persone che da perdere hanno soltanto l’idea di essere stati resi schiavi e vittime di un inganno plurisecolare.
L’alta tecnologia pèncola dalla nostra parte.
Loro la usano per monetizzare, noi per connetterci.
Loro la usano per sedurci, noi per imbrigliarli.
Loro la usano per imporre dei paradigmi, noi per esporre l’idea che la vita funziona senza paradigmi.
Loro la usano per nascondere, noi per svelare.
Loro la usano per rabbuiare gli animi, noi per rallegrarli.

E poiché la fase che stiamo attraversando è quella del “Paradosso della Surrealtà” , questo 2012, da subito, comincerà a rendere sempre più evidente come i grandi gestori del potere planetario gestiscano sempre meno una baracca ingestibile, i grandi organizzatori della oligarchia planetaria non siano in grado di organizzare più un bel nulla, e le loro previsioni non ne azzeccano una perché sono basate sull’applicazione di modelli matematici a un software che non tiene presente il fattore decisivo, quello fondamentale,  l’unico che funzionerà come inattaccabile passepartout, quello che lo scrittore britannico, il cattolico inglese Graham Greene aveva definito con il termine “Il Fattore Umano”.

Tutto ciò per presentarvi una lettera che ho ricevuto questa mattina presto.
La missiva viene da un Grande Invisibile.
Si chiama Franco Astengo, e vive a Savona.
Un nome, è molto probabile, sconosciuto ai più.
Potrei addirittura sostenere che si tratta di “una lettera che viene dal nostro passato”.
L’autore di questa lettera è un italiano, la sua etnia è quella ligure.
Un politico italiano. Che nel recente passato ha combattuto delle battaglie epiche, perdendole tutte. Per finire poi, inevitabilmente,  come tutti noi, nell’andare a ricostruire il tessuto della propria esistenza in maniera invisibile.
E’ stato anche segretario politico di un partito che agli inizi degli anni’80 contava e non poco.
L’autore di questa missiva, un Grande Invisibile quindi, circa 30 anni fa –e proprio perché si trovava all’interno del meccanismo politico italiano essendone parte in gioco- si accorse che il teatro che stavano allora costruendo all’interno della sinistra un  certo gruppo di persone (tanto per sintetizzare i nomi Giorgio Napolitano, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Silvio Berlusconi, Fabrizio Cicchitto, Sandro Bondi, Nerio Nesi, Claudio Signorile, tutti insieme) avrebbe portato a generare una situazione come quella attuale. E così nel 1984, a nome del suo piccolo ma solido partito, sfidò apertamente e pubblicamente l’allora segretario del Partito Comunista Italiano,  Alessando Natta sulla “questione morale nella sinistra italiana”.  Erano gli anni in cui Berlusconi stava costruendo la sua rete facendo la spola tra comunisti e socialisti acquistando chi gli serviva a seconda del ruolo da svolgere in futuro per poter mettere in piedi la squadra giusta per guidare l’Italia, così come gli era stato ordinato dal gruppo sovranazionale degli oligarchi planetari che lui rappresentava come valido cameriere compiacente, il back office che decide il destino dell’Italia.
Fu una lotta furiosa, e chi ha memoria politica e conosce la storia d’Italia e la storia dei partiti politici italiani, lo ricorderà.  Anche perché divenne pubblica, data la contingenza specifica del momento: lo scandalo della P2 con Cicchitto coinvolto fino al collo, l’arresto degli uomini di  Claudio Signorile (era allora ministro) per corruzione aggravata, ecc.,ecc. L’autore di questa missiva datata 1 gennaio 2012 venne fatto “politicamente a polpette” e con lui un’intera generazione di italiani che sostennero (febbraio 1984) come la partita decisiva della Repubblica Italiana ruotasse tutta nel “coraggio e consapevolezza necessari per affrontare il canceroso rapporto tra criminalità organizzata e stato, della collusione per interesse  personale, della complicità ormai impossibile da nascondere tra funzionari di partito, eletti nelle amministrazioni pubbliche, sia locali che regionali che statali, con faccendieri e professionisti della finanza allegra internazionale il cui unico scopo consiste nel lucrare a fini personali e aziendali impoverendo la collettività usufruendo di un bene pubblico come se fosse privato, fattore questo di cui un giorno le generazioni che verranno saranno chiamate a pagarne il conto”.

Appunto.
Questo è il conto che stiamo pagando noi.
Perché noi siamo la generazione succeduta a quella di allora.

Decisero tutti, all’unanimità, che questa posizione fosse folle,  fuorviante, falsa.
E tutti gli andarono addosso.
La sinistra italiana, in quegli anni, non voleva testimoni.
Purtroppo non li voleva neppure a giugno del 2011, altrimenti Bersani non avrebbe detto le stesse identiche parole che aveva usato Natta nel 1984, quando, a proposito del cosiddetto scandalo Penati disse “nel PD non esiste una questione morale, né è mai esistita, noi siamo diversi”.

La lettera che ho ricevuto ha un titolo: “Un anniversario da ricordare”.
Come diceva  il filosofo statunitense George de Santayana “those who do not remember the past, are condemned to repeat it” (coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo).
Ho trovato quindi utile condividere con voi questo ricordo del nostro recente passato storico, attraverso questa lettera personale che ho ricevuto.
Non conosco personalmente Franco Astengo, non è un mio amico, non l’ho mai incontrato.
Lui ha letto il mio blog e mi ha scritto.
Da Invisibile a invisibile.

E’ la lettera di un partigiano di un tempo che fu, che personalmente ritengo possa essere utile per i partigiani del 2012, per il tempo che invece è e che sarà.

Ho ricevuto delle altre lettere da invisibili in questi giorni, e anche io ne ho scritte ad altri invisibili.
Come mi ha suggerito un mio lontano amico in auto-esilio volontario in Australia,  in questo 2012 la interconnessione tra invisibili aumenterà e si moltiplicherà.

Connettetevi.
E, se ce la fate, andate al di là delle vostre continue sigle anonime e nickname, delle vostre paure, per presentarvi con i vostri nomi e cognomi sul teatro quotidiano della storia sociale e civile, per mostrare e dimostrare la voglia di partecipazione.

E' il momento di tutti noi, nessuno escluso.

Chi volesse rispondere a Franco Astengo, lo trova su facebook.
Penso che gli farebbe piacere, e sarebbe  utile per tutti, ricevere –per chiunque lo ritenga opportuno- un vostro personale commento, se ce l’avete.
Lui è stato uno di quelli che, a suo tempo, ha detto “no, io queste cose non le faccio”.
Ed è proprio su questa discriminante che in questo nuovissimo 2012 costruiremo le basi per la alternativa nuova della nostra nuova esistenza che dipende soltanto da tutti noi andare a costruire.
Per tutti coloro che, invece, chi un modo chi nell’altro, hanno optato per aderire alla logica dello yesman, non esistono né scusanti né giustificazioni.
Ce l’ha insegnato Platone.
Peccato che Papandreu non l’abbia letto né studiato per spiegarlo alla Merkel.
Siamo tutti adulti pensanti e in grado di operare attraverso il libero arbitrio per esercitare il nostro potere personale.
Sarà proprio quello, a fare la differenza nel 2012.
Buon capodanno.

Ecco la lettera:



2012: UN ANNIVERSARIO DA RICORDARE
I giorni che dipaneranno la matassa di questo 2012 appena iniziato contengono un anniversario importante, proprio da ricordare: 120 anni fa, nel 1892, fu fondato a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani, poi diventato dodici mesi dopo, a Reggio Emilia, Partito Socialista.
Principiava in allora la lunga, gloriosa e drammatica storia della rappresentanza politica del movimento operaio italiano, tra grandi lotte, grandi divisioni tra riformisti, massimalisti, rivoluzionari, grandi conquiste e altrettante tragedie, in un Paese provinciale, diviso, dominato da quello che Antonio Gramsci definì il “sovversivismo delle classi dirigenti”, quel sovversivismo che abbiamo visto all’opera anche nei tempi più recenti e che è stato capace di generare il fascismo.
Non è certo questa la sede per ripercorrere una storia che tutti conoscono o di fornirne più o meno originali interpretazioni, stante anche la limitatezza culturale di chi prova a stendere queste poche note: la realtà di oggi è quella, incontrovertibile, che i lavoratori italiani, del braccio e della mente secondo le definizioni arcaiche, oppure quel complesso ”mondo del lavoro” come disegnato dalla moderna sociologia attenta ai nuovi processi di internazionalizzazione e di innovazione tecnologica, è oggi priva di una adeguata rappresentanza politica.
I 120 anni dalla fondazione del Partito dei Lavoratori debbono essere ricordati chiedendo a tutti di riflettere seriamente su questo dato di fondo.
Sono a conoscenza di seri tentativi di affrontare questo problema che stanno organizzando e studiando compagne e compagni molto attenti e preparati: non entro nel merito del loro lavoro, spero vivamente che da quel versante si possa produrre iniziative positive e importanti nella direzione di affrontare questo vuoto.
Una lettura della gravissima crisi economico – finanziaria che stiamo vivendo ci dice come, pur nelle mutate condizioni di quadro internazionale, di spostamento nella realtà del lavoro dovuto all’avvento dell’informatica, nel quadro assolutamente diverso dal passato del rapporto tra generazioni, il tentativo dell’avversario sia stato comunque quello di ristabilire condizioni di “classe”, ristabilire l’egemonia ideologica delle grandi banche e del grande padronato delle multinazionali, di farci arretrare da un quadro di conquiste strappate con le lotte, anche sul piano stesso del confronto democratico: questa è stata la sostanza della vicenda italiana di questi anni, in un Paese incapace di affrontare i grandi temi dello sviluppo e del futuro in un quadro internazionale adeguato, privo della capacità di individuare gli obiettivi principali, primo fra tutti quello dell’Europa come soggetto politico.
Non indago adesso, ovviamente, sulle ragioni per le quali negli altri paesi europei di grande tradizione industriale, il movimento operaio (intendo con questa definizione, egualmente “classica”, l’intero mondo del lavoro) abbia mantenuto, pur tra alti e bassi, i propri soggetti politici di riferimento anche in una forma e dimensione plurale, ancora legata alle divisioni storiche di un ‘900 da noi forse buttato via con un’ansia eccessiva.
Così come non affronto il tema dei contenuti prioritari e di fondo sui quali impostare fattivamente il dibattito su questi 120 anni, senza guardarsi alle spalle e rinfacciarsi la primigenie degli errori ma puntando in avanti :anche in questo caso però il richiamo ad alcuni antichi strumenti sicuramente riutilizzabili apparirebbe d’obbligo: respiro internazionale, idea della programmazione e dell’intervento pubblico in economia, welfare state, contrasto secco all’ideologia della crisi agitata dal liberismo monetarista agitata da banchieri, politici, gran commis che vivono in condizioni materiali tali da renderli moralmente impermeabili a qualsiasi idea che non sia quella del loro ulteriore arricchimento collettivo e personale, agire politico capace di esaltare il collettivo e la pluralità delle opinioni politiche, senza delegare nulla alla personalizzazione e al culto esasperato di una idea della governabilità ormai giunta ai limiti dell’agibilità democratica.
Il mio invito, invece, è molto semplice: utilizzare questa scadenza dei 120 anni dalla fondazione del Partito dei Lavoratori non semplicemente in chiave di ricostruzione storica ma, preso atto di questa evidente assenza di soggettività nel contesto di quel “caso italiano” (sempre da proiettarsi in Europa, beninteso) che dall’avanguardia è retrocesso, nel corso di questi ultimi anni, alla coda, ragionare collettivamente su di un concetto molto ampio di “ricostruzione dalle fondamenta”.
Mi aspetterei, forse ingenuamente, su questo terreno un atto di generosità da parte dei tanti dirigenti politici della sinistra che hanno condotto alle tante sconfitte propedeutiche a questo esito negativo: forse m’illudo, ma riflettendo su questa storia, sulle donne e sugli uomini che – umilmente, con grande fatica – l’hanno costruita e percorsa forse a qualcuno potranno venire in mente tre parole distintive del nostro agire politico: unità, eguaglianza, solidarietà.

Savona, li 1 gennaio 2012 Franco Astengo

6 commenti:

  1. c'e' un pero':
    che combattere il nemico lo mantiene in vita, cosi' funziona la vita per dare uno scopo al combattente. per un momento il nemico si fa da parte per poi tornare alla fine del ciclo del vincitore.

    non lo so, ho i miei dubbi che puntare continuamente l'attenzione sul nemico sia la strada giusta. re l'ideale sarebbe focalizzarsi sul nuovo che si desidera ma capisco anche che non sia facile da mettere in pratica.

    a mio pare

    RispondiElimina
  2. W I GRECI!!!
    PLATONE,SOCRATE,EUCLIDE E TUTTI GLI ALTRI,CI HANNO REGALATO UN'IMMENSO PATRIMONIO CULTURALE,SONO UN GRANDE POPOLO!FORZA GRECIA!!!
    Se possibile,non so nè come nè quando,cercherò di aiutarli.Jack

    RispondiElimina
  3. George Santayana, non Miguel de Santillana! (cfr.http://en.wikiquote.org/wiki/George_Santayana)

    RispondiElimina
  4. Mi auguro veramente che questo 2012 porti a una nuova vittoria popolare! Lorenzo

    RispondiElimina
  5. Anonimo ha detto, parlando di cultura:
    ...un'immenso patrimonio..., e senza utilizzare spazi.

    Pulcinella ammucchiava i segni d'interpunzione in fondo alla lettera (punele addò te piace!)

    L'amico, qui, aggiunge apostrofi... Incompetente!

    RispondiElimina
  6. Salve,
    trovo i suoi articoli molto interessanti e assai utili: nel panorama attuale un po' di luce in più non guasta. Non condivido assolutamente l'impostazione esclusivamente economica delle sue soluzioni, del tipo un altro mondo è possibile, ma con le stesse basi. Del resto chi ha così tante informazioni su certi ambienti, chiamiamole, informazioni "interne", qualche connessione con questo ambiente "interno", direttamente o indirettamente, deve pur averle. In più - e mi scusi la pedanteria, ma io amo Platone -, Platone era un conservatore, per esprimerci in termini moderni, che costretto dalle circostanze, ovvero un'epoca di decadenza, dovette esternare, quando argomentava di "attualità politica", delle ricette definibili, oggidì, quali ri-forme: nuova forme per principi immutabili. Ciò poteva essere rivoluzionario, forse, ma resta il fatto che per il filosofo in questione, cambiamento era sinonimo di decadenza, quindi, un suo impiego, come del resto si fa oggi, in contesti non del tutto consoni al suo pensiero potrebbe essere evitato. Con ossequi, un filo-sofo.

    RispondiElimina