giovedì 12 gennaio 2012

La Camera nega il permesso di arrestare Cosentino. La camorra ringrazia. E così, in borsa arriva un fiume di denaro

di Sergio Di Cori Modigliani

La Camera vota a sorpresa contro l’arresto di Cosentino, in stragrande maggioranza. E’ la grande vittoria politica di Silvio Berlusconi, di cui, in questo blog, avevo già dato l’annuncio del suo poderoso ritorno in pista, sorretto in questi giorni, dalla perla che è stato in grado di tirar fuori dal suo abile cappello di finanziere: il salvataggio di Unicredit e dell’intero comparto bancario nazionale.
Salvataggio si fa per dire: si sta pappando tutte le banche, applicando con disciplinata devozione l’ordine di scuderia dei suoi nuovi consulenti, contravvenendo al proprio consueto stile arrogante da nuovo ricco, e applicando lo stile british di chi lavora nell’ombra, nel silenzio, nella discrezione, lontano da riflettori e media. Al servizio di quell’oligarchia planetaria di cui rappresenta gli ineffabili interessi finanziari. Come a dire, la novità che hanno cucinato per noi è la seguente, ormai chiara e lampante come il sole: al governo i professori asserviti per dare il fumo negli occhi e varare qualche decreto legge e manovra magari anche (forse) positiva che né Berlusconi né Bersani avrebbero mai osato promuovere per timore di alienarsi l’elettorato. In cambio, la garanzia del mantenimento dello status quo medioevale e malaffaristico e –quantomeno per il momento- l’applicazione in termini di mercato dell’unico “legittimo impedimento” di cui soffre la Repubblica Italiana: l’impossibilità di ripristinare la legalità e consentire alla magistratura di far applicare la Legge valida per tutti. Lì non si passa.
Allegria allegria: arrivano i soldi!
Gli italioti esultino di nuovo.
E tanti, tantissimi soldi se è per questo.
Nell’indifferenza generale, perché il ragionier Monti ha scoperto il trucco del secolo: “o fate quello che vi dico e non disturbate il manovratore oppure la catastrofe”. E così stanno tutti buoni e zitti, perché avendo l’armadio pieno di scheletri non sanno che cosa e quanto il ragioniere sappia e fino a dove sia intenzionato a colpire. Così fanno passare tutto in silenzio.
La notizia che allieta tutti consiste nel fatto che a Piazza Cordusio, davanti a Unicredit, ci sarebbe la fila per acquistare le azioni, e la borsa, quindi, respira e promuove il titolo.
Non allieta proprio tutti tutti. Due eccezioni per il momento. Due nel senso uno più uno.
Una di carattere politico: l’on. Massimo Donadi dell’IDV che pretende, strilla ed urla chiedendo una immediata interrogazione parlamentare e “il coraggio di intervenire immediatamente per prospettare l’immediato varo della nazionalizzazione della più importante banca d’affari nazionale nel nome del made in Italy”. Subito silenziato, nessuno lo vuole neppure intervistare.
L’altro viene dal mondo della truppa mediatica asservita, totalmente narcotizzata.
E’ uno dei più importanti giornalisti del Corriere della sera, essendone il vice-direttore, si chiama Massimo Mucchetti, -una rara e impeccabile carriera di giornalista economico attendibile e sempre affidabile- ed è l’unico che, a gran voce, scalpita, scrive e urla “al ladro al ladro” (urla nel senso letterale del termine; due sere fa in televisione, ospite di Lilly Gruber a La7, che lo chiamava sempre perché lui era solido e moderato, con le vene gonfie sul collo ha perso le staffe e ha cominciato a strillare nel ricordare “lo scempio che si sta compiendo sotto gli occhi di tutti sul titolo UniCredit senza che nessuno intervenga, e ciò che è più grave senza che il governo intervenga spiegando ai cittadini gli oscuri perché e come di operazioni davvero selvagge, quantomeno dubbie”.
Ma la notizia di oggi, cioè le 2 notizie di oggi sono ben più allarmanti.
Portano dentro –e alla grande- aziende e persone che finiranno per controllare la strategia economico-finanziaria del gruppo bancario.
Chi sarebbero?
Forse è meglio dire subito, prima, chi ci sta dietro.
Avevo già spiegato su questo blog come, dopo il fuggi fuggi di solidi clienti, fossero entrati dalla finestra i cinesi.
Da un’altra finestra, ieri pomeriggio sono entrati i cosacchi kazaki.
Grazie a due vecchie conoscenze della politica: Vladimir Putin e Silvio Berlusconi.
Mentre il presidente di Unicredit, consapevole di star parlando a un paese addormentato (non per colpa propria) bensì perché abilmente narcotizzato dalla quotidiana informazione negata, si esibiva nella teatrale messa in scena di sostenere pubblicamente “che a prova e dimostrazione di quanto sia solida la banca, questa mattina io e mia moglie abbiamo acquistato azioni dell’istituto per un controvalore di 66 mila euro” (applausi e commozione nazionale) tutti contenti con le lacrime agli occhi mentre si dava il via all’operazione internazionale. Peccato che la cifra messa a disposizione dal presidente sia equivalente al costo di un week end, dato il suo tenore di vita. Ma ha fatto colpo sui pensionati che devono investire i propri piccoli risparmi. Ramazzano di tutto.
Il la, dopo i cinesi che avevano dato il via tre giorni fa, è arrivato dalle lontane steppe siberiane, da uno stato che è considerato in assoluto una delle più nefaste dittature anti-democratiche del pianeta terra: la Repubblica del Kazakistan. Sostiene il sito interno della London Stock Exchange che fa riferimento al Financial Times: Samruk-Kazyna, il fondo sovrano del Kazakistan, ha aumentato la sua quota in Unicredit a quasi il 5% nella giornata di mercoledì 10 gennaio, di fatto ponendosi come uno dei punti di riferimento del nuovo azionariato che deciderà le strategie del gruppo. Bankitalia è stata già informata dell'operazione visto che il fondo kazako si è spinto oltre la soglia del 2%. Samruk-Kazyna è il fondo statale che controlla nel Paese asiatico le ferrovie, le poste, le compagnie energetiche, la compagnia area e numerosi gruppi finanziari internazionali capeggiati in gran parte da Vladimir Putin.
Ma gli analisti inglesi sono andati a spulciare nel passato recente di Unicredit i rapporti tra l’Italia e il Kazakistan e per la precisione quelli tra Unicredit e la repubblica kazaka. Hanno rivelato al pubblico, quindi, che Il rapporto tra Unicredit e il Kazakistan si è consolidato nel 2007 quando piazza Cordusio acquistò la ATF Bank per 1,5 miliardi di euro, un investimento che ha causato non pochi dolori agli azionisti del gruppo italiano. Nel biennio 2009-2010, l'istituto dell'Asia centrale ha infatti mostrato perdite per 460 milioni di euro, mentre durante la presentazione dei conti del terzo trimestre 2011 Unicredit ha fatto sapere che il goodwill legato proprio all'acquisizione in Kazakistan è stato totalmente svalutato.
Per dirla in soldoni in maniera chiara e netta: Unicredit –attraverso sollecitazioni e pressioni di Putin che è il primo azionista del fondo- nel 2009, quando Berlusconi si recò là in visita ufficiale, investì 1,5 miliardi di euro in una banca locale che è fallita. Compresi gli interessi: perdita secca di 2,2 miliardi di euro. Alla stessa gente che gli ha soffiato più di 2 miliardi di euro, Unicredit ha venduto –ripeto a scanso di equivoci: alla stessa identica gente- il 5% del proprio valore azionario. Da cui due ipotesi: A). Unicredit non sa come si gestiscono gli affari: pessima notizia per tutti nel mondo. B). Unicredit è soltanto un luogo di incontro di affari tra oligarchie sovranazionali e quindi il valore del proprio titolo è irrilevante perché si muovono sulla base di input politici: pessima notizia per la democrazia e per chi ci crede.
Il 5% è una cifra enorme. Ma non bastava.
E così arriva l’ultima perla, sempre in data mercoledì 11 gennaio.
Un oscuro e sconosciuto italiano, (sconosciuto al pubblico) di professione “intermediatore immobiliare”, titolare di un’azienda che ha sede a Lugano con un capitale versato di 100 mila euro e dichiara, in Italia, un fatturato di circa 200 mila euro all’anno, annuncia con “soddisfazione patriottica” di aver ricevuto l’ordine da alcuni clienti di aumentare la propria quota in Unicredit “portandola immediatamente almeno al 5%”.
Vediamo un po’ chi è costui. Anzi, facciamocelo dire da Roy Wings, esperto in analisi finanziarie del mercato italiano presso la Fitch e consulente di Standard & Poor’s, uno che conosce i misteri della finanza italiana meglio di sua madre: “E’ il Michele Sindona del 2012; è l’uomo del destino. E’ l’uomo che investe in Svizzera i soldi che gli italiani esportano clandestinamente. Ma sono tutti clienti particolari che hanno una caratteristica unica: hanno una lettera di presentazione di Silvio Berlusconi. La maggior parte passa attraverso la Banca Arner con sede a Milano”.
La società si chiama “Proto consulting spa”. Il capo è Alessandro Proto, 37 anni: attuale professione, intermediatore finanziario. Laureato alla Bocconi in Finanza Internazionale, ha cominciato la sua attività vendendo enciclopedie per la Garzanti. Finchè un giorno non vende un’enciclopedia (questa è la leggenda ufficiale da lui stesso offerta in pasto ai media) a un certo Ennio Doris, presidente di Mediolanum che “comprende il mio talento e mi spinge a entrare nel campo dell’intermediazione immobiliare, soprattutto nel settore del lusso”. E così, il nostro baldo Alessandro Proto (è sempre lui ad aver scritto la propria biografia) diventa l’immobiliarista delle star di Hollywood: Angelina Jolie, George Clooney, Julia Roberts ai quali vende ville faraoniche in Toscana, nel Veneto, sul lago di Como. Ma ben presto si rende conto che rende di più occuparsi di intermediazioni finanziarie. Mette su la propria impresa con qualche decina di migliaia di euro e si affida a una banca seguendo le indicazioni del suo mèntore Ennio Doris, non famosa né importante, la Banca Arner. E’ una banca sui generis. Ha soltanto quattro filiali: una a Milano, dove c’è la sede centrale, un’altra a Nassau nelle Bahamas, un’altra a Dubai, e la più solida delle filiali si trova in Sudamerica, la Arner Represntacoes LTDA con sede a San Paolo del Brasile, dove un certo Walter Lavitola, è di casa fornendo la sua balda attività di consulenza. Un’altra particolarità che rende questa banca, unica, consiste nel nome dei correntisti, mica gente qualunque: Ennio Doris, Cesare Previti, Palo Berlusconi, Marina Berlusconi, Piersilvio Berlusconi, Ivo Sciarrelli Borelli, Paolo Del Bue e una certa Teresa Macaluso, di professione “massaia”. E così, Alessandro Proto comincia a crescere e compra per conto terzi. Che cosa compra? Compra pacchetti azionari di Mediobanca, di Tod’s, di Fiat, di Finmeccanica senza rivelare mai il nome dei clienti salvaguardati dall’anonimato perché il tutto avviene a Lugano, in Svizzera. Ma due magistrati di Palermo, nel 2008, concludono un’inchiesta durata quattro anni e vengono a scoprire che la massaia Teresa Macaluso, coordinatrice del gruppo pidiellino “casalinghe italiane per la libertà” titolare di un conto personale per un valore di 13 milioni di euro è in realtà la moglie di Francesco Zummo, costruttore di Palermo, membro di una importante cosca mafiosa siciliana di Trapani. L’inchiesta prosegue con successo. E così nel maggio del 2008 viene arrestato l’amministratore delegato della banca, Nicola Bravetti, che finisce agli arresti domiciliari mentre a Palermo vengono arrestati Francesco e Ignazio Summo. La banca chiude. Ma Berlusconi vince le elezioni, vengono tutti liberati e la banca riprende la sua attività.
E così Alessandro Proto prosegue per la sua strada; non più con la Banca Arner, va da sé.
“Da solo” come ci tiene sempre a specificare “io non ho bisogno di una banca, ho ormai una tale credibilità per cui c’è gente che mi affida decine di milioni di euro per investirli e sono tutti italiani”.
Eh già. Tutti italiani. Sono imprenditori, finanzieri, spesso politici, animati dal comune amor patrio.
“L’amore per l’Italia mi ha spinto a voler aumentare la mia quota in Unicredit in questi giorni. L’ho fatto per il mio paese, per dimostrare ai miei potenziali futuri elettori come guiderei il paese”. Il nostro uomo, infatti, ha grandi ambizioni politiche; è giovane, per il momento può aspettare. Ma si sta candidando da qualche mese.
Già si è dato da fare lo scorso dicembre. E’ riuscito a convincere persone che davvero contano, mica degli avventizi, a lanciarsi in quella che lui definisce “un’ottima occasione per mettere a frutto il proprio danaro”: l’acquisto di Endemol, la società di produzione di format tv, vessata da 2,7 miliardi di euro di debiti controllata da Mediaset, Goldman Sachs e Cyrte, destinata al fallimento nel gennaio 2012. Arriva Alessandro Proto l’8 dicembre. Due soci: Donald Trump e Time Warner, rappresentati da Goldman Sachs. Pagano addirittura 1 miliardo di più dell’offerta perché all’ultimo momento è riuscito a portarsi appresso anche Rupert Murdoch. Dei veri signori. Obiettivo dell’azienda acquistata? Certamente non produrre più Il Grande Fratello o roba del genere, macchè. “Nuovi obiettivi strategici mirati richiesti dai miei clienti: informazione e cultura in rete e nella televisione italiana”. Ma che bello. C’è Alessandro Proto che investe miliardi di euro nella cultura.
Soltanto negli ultimi sedici mesi, la Proto Consulting ha acquistato il 2,88% dell’azionariato di Tod’s, il 3,5% di Fiat, lo 0,8 di Unicredit che porterà al 5% nonché compartecipazioni in 275 aziende italiane per un controvalore complessivo di circa 10 miliardi di euro. Naturalmente sono anonimi. Lo contattano a Milano, poi la somma viene versata a Lugano. La sua modesta azienda è diventata il curatore degli interessi di queste persone che si fidano di lui. “Perché hanno capito che sono a disposizione dell’Italia e degli italiani e che saremo a disposizione per fornire credito alle imprese”.
E così, Unicredit diventa davvero sempre più internazionale come sostiene la loro pubblicità.
Con una variante che, nella pubblicità, davvero non rivelano.
Decideranno al prossimo consiglio di amministrazione i cinesi e i kazaki, con una salda percentuale tenuta nelle mani di Donald Trump/Goldman Sachs e Rupert Murdoch che si occuperà soprattutto “di varare un adeguato piano di finanziamento per le aziende presenti nel campo mediatico delle telecomunicazioni e della stampa in Italia”.
Che meraviglia.
E’ andata a finire così.
Ma Fabrizio Cicchitto lo aveva detto a chiare lettere “Nel caso la Camera dovesse votare per l’arresto di Cosentino, si creerebbe una frattura politica che danneggerà le banche, gli investimenti e la ripresa del paese, sarebbe autolesionista”.
E così il nostro bravo Alessandro Proto salva la nazione.
Alla Camera passa il voto grazie anche all’apporto di molti, davvero molti esponenti della cosiddetta sinistra e del cosiddetto terzo polo (la votazione è stata segreta segretissima) che vedono rimpinguarsi le casse delle proprie banche di riferimento.
A dimostrazione del perché, essendo questo un paese anormale, le norme richieste dalla BCE, dalla Merkel e dal Consiglio d’Europa sono inapplicabili da noi.
A un paese anormale se gli vengono imposte misure “normali” non può che rispondere in maniera “anormale”. Hanno preteso dalle banche italiane che si capitalizzassero dimenticandosi di chiedere prima che il vecchio management di quelle banche venisse inquisito, messo sotto processo e assicurato alla giustizia dalla magistratura. E così, i “soliti amici” le stanno adesso rimpingando di contanti. Di cui nessuno chiederà mai la provenienza.

La Camorra e la N’drangheta ringraziano la Camera dei Deputati.
Il governo Berlusconi prosegue la propria inarrestabile marcia sotto mentite spoglie.
Lo capirebbe anche un bambino.

P.S. Se c’è qualcuno particolarmente curioso che vuole sapere tutto su Alessandro Proto (la truppa mediatica non ne parla mai) consiglio vivamente di andare a leggere un lunghissimo ed esaustivo reportage scritto e pubblicato in rete da un grande esperto di finanza italiana, Salvatore Gaziano, che lo ha pubblicato in data 13 aprile 2011. Il titolo era “L’irresistibile ascesa di Alessandro Proto” sul suo sito personale “MoneyReport.it”. Ecco una brevissima biografia professionale di Gaziano.
Salvatore Gaziano vanta una lunga esperienza nel mondo del giornalismo economico e finanziario ed è dal novembre 2001 fondatore e amministratore del sito BorsaExpert.it. E' giornalista professionista dal 1995 ed è stato  tra i fondatori del settimanale Borsa&Finanza dove ha ricoperto anche la carica di vicedirettore. Nel gennaio 2000 Gaziano ha lanciato il sito Bluinvest.com, poi ceduto al gruppo Editori PerlaFinanza, e dal novembre 2002 è diventato direttore editoriale del mensile Millionaire, incarico da cui si è dimesso a marzo del 2010. Nel novembre 2006 Gaziano è stato autore del libro “Bella la Borsa, peccato quando scende”, una guida contro corrente alla finanza personale.
Gaziano è stato  insignito nel 2009 del premio nazionale “Pergamene Pirandello” per gli alti meriti culturali di ricerca e divulgazione.


Potete anche leggere l'articolo

Quel consulente per i conti svizzeri degli amici di Berlusconi / 2 apparso su Il Sole24ore a firma Giuseppe Chiellini, in data 25 settembre 2011, relativa a guai giudiziari del nostro baldo Proto. Ma allora la Confindustria cercava di buttar fuori Berlusconi dal governo.



5 commenti:

  1. Che putin è in realtà l'uomo piu ricco del mondo anche di bill gates lo sanno tutti anche forbes ( ma si guarda bene dal dirlo) ,
    po il kazakistan lo stato che è primo produttore di eroina nel mercato europeo e ancora
    i cinesi con la bank of china ed infine la merkel che stranamente si mette a 90 nella conferenza con monti.
    Tutto torna,penso che come contropartita ci sarà da qui a breve un ulteriore abbassamento della legalità.
    male molto male
    Morghi

    RispondiElimina
  2. Il livello del liquame sale, anche grazie alla Corte Costituzionale che, con l'immancabile benedizione quirinalizia, bocciando i referendum condanna tutti al porcelllum sine die.
    Temo che la politica dei forconi sia la sola, prossima, alternativa praticabile.
    Grazie comunque SerDiCoMo, almeno qualcuno ci prova a mettere acqua pulita nel bicchiere...

    RispondiElimina
  3. Secondo me, stavolta il titolo poco ha a che fare con il contenuto dell'articolo.

    Il Kazakistan QUANDO è intervenuto su Unicredit?
    La Camorra, poi, in quali termini avrebbe fatto l'affare?
    Riciclano forse all'estero tramite il puttaniere d'Arcore?

    Ed infine,
    Lei non era a New York?
    LA7 l'ha vista in streaming?
    Complimenti: Lei riesce a scrivere, dire, brigare mentre dorme più di quanto non faccia un'intera squadra di insonni.

    RispondiElimina
  4. Infinite grazie anche ai radicali,come sempre.Jack

    RispondiElimina
  5. Diverse volte in questo blog ho fatto notare che tra le principali cause delle oscillazioni finanziarie (oserei dire la principale) in Italia e non solo ci siano gli enormi capitali ripuliti delle mafie che controllano indirettamente una marea di banche e fondi di investimento sopratutto grazie ai proventi del traffico internazionale di stupefacenti. Più che capire il problema occorre una vera e propria presa di coscienza di due fattori: 1. la mafia genera enormi profitti grazie a un fattore di domanda e offerta. Il consumo di droga esiste perchè lo richiedono i consumatori che sono una fetta "mooooolto" larga della popolazione mondiale e che è in continua crescita (sopratutto considerando il tenore di vita in aumento di un miliardo di cinesi) quindi non c'è altra soluzione ad una liberalizzazione degli stupefacenti in tempi brevi. 2. Il problema degli abusi finanziari va affrontato sul piano della legalità andando a vedere come è stato creato questo enorme debito e andando a punire il management delle banche qualora si ravvedano gli estremi di un reato. Basta andare a vedere il caso Cosentino per capire con quale facilità la maggiore banca del paese garantisca una fidejussione palesemente falsa negli interessi della camorra. Per cui ribadisco: andare a cercare i marziani, il bildelberg, improbabili eminenze grigie dagli strani nomi celtici significa avere il salame davanti gli occhi

    Giuseppe

    RispondiElimina