mercoledì 25 giugno 2014

In memoriam. Il calcio è morto, viva il calcio.



di Sergio Di Cori Modigliani

La fortuna, si sa, è davvero cieca più di una talpa, e non fa sconti a nessuno.
Anche la simbolica del destino, lo è, a modo suo.

Dopo 50 giorni di agonia, un giovane uomo, Ciro Esposito, tifoso del Napoli, è morto a Roma in ospedale, ucciso da un barbaro assassino quasi due mesi fa, prima della partita finale di Coppa Italia. Tutti ricorderanno i fatti e le reazioni ipocrite dell'intero mondo del calcio, delle istituzioni, della attuale dirigenza politica, che erano allora presenti allo stadio.


Nelle stesse ore in cui un maledetto destino rubava la vita per sempre a quel ragazzo, da un'altra parte del mondo si consumava un'altra agonia, quella del calcio italiano come industria commerciale, colpito duramente nell'inverno del 2006 quando la magistratura aprì la vertenza chiamata "calciopoli" che finì in un nulla di fatto grazie al colpo di fortuna della vittoria mondiale e al consociativismo della corruttela, quello che ha inquinato il calcio italiano distruggendo una florida industria, uno splendido sport, un concetto che appartiene alla metafora sublime dell'immaginario collettivo del popolo italiano da almeno cento anni.

Sono due facce della stessa medaglia.
Da una parte la tragedia esistenziale dei genitori di Ciro Esposito, della sua fidanzata, dei suoi amici, familiari, conoscenti, dell'intera collettività nazionale che -oggi più che mai- dovrebbe interrogarsi sulla follia di una morte precoce, canaglia e ingiusta, come quella.

Ma non sarebbe accaduto, non si sarebbe verificato, se oggi si trovassero in galera -per giusta colpa sanzionata- parecchi dirigenti sportivi, diverse bestie che animano le tifoserie nazionali ben disseminate in una ritrovata unità nazionale (ci sono assassini dementi sia a Milano che a Palermo, Napoli e Roma, Bergamo e Lecce, nessuno ne è escluso) e molti dei cosiddetti divi, star, campioni del calcio nostrano, di cui l'intera stampa sportiva, l'intera classe politica dirigente, l'intera federazione del calcio conoscono sia nomi che fatti, e sanno essere corrotti, venduti, autentici mascalzoni. 
E sono dovunque, annidati anche tra i nazionali che sostenevano di rappresentare la patria.

E infatti la rappresentavano.
Per ciò che l'Italia è diventata nella sua ossatura reale, non quella immaginaria della fantasia.

Osceno e disgustoso -dal punto di vista sportivo- il morso dell'attaccante uruguaiano, che mi auguro venga sanzionato. Ma in un contesto come quello italiano, lo trovo tenero nella sua essenza primitiva, perchè contiene una barbarie antica e non è contaminata dalla corruttela istituzionale che permea l'intera nazione italiana. Siamo ormai a questo paradosso.

Il calcio in Italia è morto, tanto è vero che grossi campioni qui non ci vogliono più venire a giocare e quelli che lo fanno, non appena arriva una proposta dalla Germania, Spagna, Inghilterra o Francia, scappano via a gambe levate.

E' morto il calcio.
E' morto il giovane Ciro Esposito.
Ciro Esposito era già morto quella notte: due volte.
Una fisiologicamente, l'altra istituzionalmente.
Per quanto riguarda il nostro amato sport. scordatevi l'agonismo, lì contano soltanto i soldi e vincono i corrotti perchè sanno che si afferma sempre la legge del più forte e del più sporco. Lo sport non vince mai, da noi.

Il calcio italiano è morto.

Tra due mesi inizia la champions league.
Staremo tutti lì a tifare ciascuno per la propria squadra.

Viva il calcio.

Lo spettacolo continua.

Avanti un altro.

In memoriam di Ciro Esposito.


4 commenti:

  1. non è che esposito fosse un santo «La dinamica è folle e semplice – ha spiegato Diego Parente, dirigente della Digos durante la conferenza stampa in Questura - De Santis lavorava in un circolo ricreativo vicino a Tor Di Quinto. Da lì ha deciso avvicinarsi ai tifosi in transito verso lo stadio e ha lanciato petardi. I napoletani, purtroppo, hanno risposto alle sue provocazioni e ne è nata una rissa. Mentre scappava, De Santis è scivolato, sentendosi minacciato da un bel gruppo di tifosi che lo inseguivano a viso coperto e armati di bastoni, ha esploso quattro colpi di arma da fuoco. Dopo l’arma si è inceppata ed è stato malmenato dai tifosi napoletani. La dinamica è questa: lo abbiamo arrestato per rissa e per tentato omicidio».certo...povero ragazzo...e però è un coglione! e scusate la parola

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    1. si certo parola di digos, quelli che agevolano gli agguati fascisti a sfondo razzista, perchè di questo si parla, altro che calcio.

      Ciro è vittima della barbarie fascista

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  2. dopo anni quest'anno toglierò sky calcio...

    è un a piccola cosa ma la farò...

    hanno rovinato uno sport chwe amo ma che purtroppo non riesce più a darmi l'ardore e le sensazioni che uno sport dovrebbe darmi...alnmeno in Italia

    condoglianze alla famigflia Esposito

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  3. Dal 2006 D.C. (Dopo Calciopoli) da Juventino D.O.C. sono riuscito a disintossicarmi dal calcio.
    E' stato un dispiacere staccarsi (spero non per sempre) da una passione, ma alla fine ne è valsa la pena.
    Il calcio è un po' lo specchio dell'Italia.
    Stiamo vivendo un periodo di decadenza totale in tutti i settori.
    Ma, testa china e pedalare. Io penso positivo.
    Il calcio italiano non è morto.
    Basterebbe andare ad un torneo di "PALLASTRADA" organizzato dal nostro stimato "Lupo" per capire che il calcio è ancora vivo.
    La difficoltà è farlo rimanere vivo quando diventa professionista.
    Viva lo sport, viva il calcio pulito....
    VIVA LA COMPAGNIA DEI CELESTINI!!!

    RED


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