lunedì 3 marzo 2014

Crimea: questo conosciuto. Come ci tocca da vicino la crisi ucraina?



di Sergio Di Cori Modigliani

Post nazionalista di geo-politica.

L'immagine di questo buffo signore qui ritratto in un disegno dell'epoca -siamo a metà dell'800- con i baffi all'insù e uno sguardo intenso, appartiene alla storia del nostro paese e alla genesi della fondazione del Regno d'Italia.
Nei libri di Storia Militare d'Europa, pubblicati nelle diverse lingue della Ue, il suo nome è stato identificato da tutti gli storici come il più importante generale che l'Italia abbia avuto negli ultimi duecento anni. Chiunque abbia ottenuto un diploma di media inferiore e mantenga un pizzico di memoria scolastica, in questi giorni deve essere stato punto da un vago e antico ricordo del suo nome e della Crimea, associato magari a qualche interrogazione a scuola.
Perchè la Crimea, a pieno titolo, appartiene alla Storia d'Italia.
Fu così nel corso del Risorgimento, 150 anni fa.
Ma lo è ancora adesso.
Tanto è vero che è costato il posto, la carriera, e la sua ambizione, a Enrico Letta (a sua insaputa, si intende: oggi funziona così).

La persona ritratta nell'immagine in bacheca si chiama Alfonso la Marmora, settimo di undici figli di una importante famiglia piemontese, composta per lo più da massoni sedotti dalla passione civica, dallo studio della scienza, dall'astrologia, dall'alchimia, e dalla pratica militare. Suo fratello, Alessandro, (cresciuto nel mito di Napoleone) ha inventato il corpo dei bersaglieri. Nell'estate del 1855, il generale La Marmora comanda un nutrito corpo d'armata italiano che sbarca in Crimea e partecipa all'assedio di Sebastopoli vincendo la fondamentale battaglia della Cernaia, dove gli italiani (una volta tanto) si distinguono per abilità e coraggio.
Fu il capolavoro politico di Cavour, che aprì la strada definitiva al successo del Risorgimento.
Nel 1853, lo zar russo Nicola I aveva invaso due principati (autonomi e indipendenti) che da 150 anni svolgevano un ruolo di cuscinetto diplomatico, incastrati in una zona strategica dell'Europa orientale, assediati da imperi aggressivi: a occidente l'impero austro.ungarico, a nord l'impero russo, a sud l'impero ottomanno. I due principati -la Moldavia e la Valacchia- erano riusciti a mantenere buoni rapporti con tutti diventando, allora, ciò che oggi è Montecarlo. Facevano affari con tutti, gestivano i traffici finanziari tra Europa e Asia, e attiravano i ricchi borghesi e aristocratici dell'epoca che affluivano in quella zona frequentando i casinò, i numerosi teatri, le zone termali, e la miriade di piccoli centri commerciali dove si commerciavano titoli di stato delle nazioni europee al mercato secondario, esattamente come accade oggi. 
Per non parlare del fatto che i due principati erano pieni di miniere di carbone e di oro.
Quando i russi invasero i due principati, l'Europa occidentale (as usual) rimase a guardare. Non così i turchi, che subito dopo dichiararono guerra alla Russia per contrastare il tentativo da parte dello zar di controllare una zona strategica sia per i flussi finanziari che per il controllo delle risorse minerarie energetiche dell'epoca. Dopo due anni di abortiti tentativi diplomatici, la Gran Bretagna e la Francia decisero di appoggiare l'impero ottomanno e scesero in campo a fianco della Turchia. 
Cavour capì (ed ebbe ragione) che si trattava di un'occasione da non perdere.
Firmò subito un'alleanza militare con gli anglo-francesi a nome del Regno di Piemonte e Sardegna e inviò i propri migliori reparti militari specializzati, per l'appunto il corpo di spedizione sotto il comando del generale Alfonso La Marmora, che contribuì alla sconfitta dello zar.
Quando, nel settembre del 1855, si aprì il congresso di Parigi, Cavour presentò il conto alle grandi potenze europee, ottenendo in cambio l'alleanza con l'Inghilterra in funzione anti-austriaca, sostituendosi come interlocutore allo stato pontificio, e aprendo con la Francia il contenzioso vincente che portò, qualche anno dopo, Napoleone III ad abbandonare la città di Roma allora presidiata dall'esercito francese, evento che aprì la strada verso Porta Pia. 
Nel 1859, La Marmora sconfigge gli austriaci e appoggiato dagli anglo-francesi si presenta nel 1860 a Berlino (non più da generale, ma da politico, essendo diventato nel frattempo presidente del consiglio del Regno di Piemonte) e riesce ad ottenere, in una furibonda trattativa vincente durata ben due settimane, l'assenso per la costituzione del Regno d'Italia, in funzione anti-austroungarica e anti-russa.
Leggendo i libri degli storici russi è molto divertente notare come attribuiscano a Cavour la totale responsabilità politica della sconfitta militare in Crimea, che cambiò completamente l'assetto europeo e consentì agli italiani di portare avanti la propria battaglia per la costruzione di uno stato nazionale autonomo. (che poi, noi italiani, non siamo stati in grado nè di costruirlo, nè di salvaguardarlo, nè di difenderlo, è responsabilità nostra e di nessun altro).

160 anni dopo, siamo in una situazione che ha delle forti similitudini con quella.
Con l' aggravante -per l'Italia- che non si vede all'orizzonte nessun Cavour.

Per l'ennesima volta, il nostro Paese ha perso una buona occasione per aumentare le proprie possibilità di raggiungere quello che avrebbe dovuto essere il primo obiettivo del governo: rafforzare la propria salda posizione politica in campo internazionale per poter andare a Bruxelles a rinegoziare i trattati, con la consegna di ammorbidire i tedeschi avvalendosi del conforto di un'alleanza con gli anglo-francesi, ben visto dagli americani, dato che la "vera guerra in corso" è quella tra Usa e Germania. Anche qui as usual, niente di nuovo.

Invece, ci siamo messi da soli nella bocca del leone.
Basterebbe questo tragico e allarmante dettaglio per comprendere quale immane catastrofe -dal punto di vista politico-economico- rappresenti per il nostro paese l'esistenza del conflitto di interessi. La solida (purtroppo inossidabile) presenza di Berlusconi nella gestione degli affari di stato della Repubblica Italiana ha creato una intricata situazione che pone l'Italia, in questo momento, perdurando la grave crisi della Crimea, nella condizione di dover subire decisioni altrui, di prendere ordini dal più forte stando zitti, e di non avere la benchè minima opportunità di poter partecipare in sede diplomatica (neanche in misura tangenziale) alle convulse trattative di queste ore. La nostra posizione, infatti, è stata compromessa da Letta, e resa ancora più vicaria e sottomessa dal nuovo premier che guida il governo della bicamerale Berlusconi-D'Alema, i veri spin doctors della situazione.
Letta ha pagato duramente il suo servilismo a Berlusconi. Peggio per lui (purtroppo anche per noi) che ha dato retta allo zio, avrebbe potuto pensare agli interessi della nazione invece che occuparsi di questioni familiari. Vladimir Putin (non è una novità per nessuno) è il miglior alleato, amico e socio in affari di Silvio Berlusconi dal lontano 1982, quando Walter Veltroni, inviato in missione diplomatica a Mosca dal PCI, presenta Silvio Berlusconi ai funzionari del KGB che lo accolgono a braccia aperte affidandone la gestione alle cure di Putin, l'uomo che si occupava del "desk Italy". In quelì'occasione Berlusconi strappa il suo più importante contratto mai firmato, quello che gli spiana definitivamente la strada: la Fininvest diventa la società di gestione pubblicitaria (esclusiva mondiale) di tutto il sistema multimediale europeo dell'Urss (tutto ciò è stato raccontato con dovizia di dettagliati particolari e informazioni da Michele De Lucia -ex tesoriere del partito Radicale- acuto, informato e libero pensatore tra i giornalisti e politici italiani, che nel 2008 ha pubblicato un esplosivo libro dal titolo "Il Baratto" pubblicato dalle edizioni Kaos dove racconta la genesi, la formazione e la costruzione dell'asse di ferro in affari tra la famiglia Berlusconi e la famiglia Veltroni: leggere per credere; libro mai contestato, mai sbugiardato, mai querelato, mai denunciato, non a caso mai propagandato nè mai diffuso con l'ampiezza che avrebbe meritato). 
Enrico Letta si è licenziato da solo a gennaio di quest'anno. Ancora non si capacita.
Non penso affatto che Matteo Renzi sia un abile stratega e tanto meno penso che sia una persona dotata di una visione ad ampio raggio: lui non ha licenziato Letta, ed è un errore pensarlo. Ritengo il nostro premier un solido piccolo-borghese con la consueta miopia dei provinciali ignorantelli, dotato di una strabordante dose di abilità mista a cinico opportunismo, tutto qui. Ha colto la palla al balzo che Letta gli ha offerto e lo ha sistemato per le feste.
Enrico Letta ha presumibilmente seguito, in maniera pedissequa (a mio avviso non sapeva ciò che stava facendo) l'astuto consiglio dello zio che lo ha spinto a rompere l'asse franco/anglo/tedesco, consigliandolo caldamente di andare a Sochi, per chiarire al mondo che l'Italia era fedele alleato di Putin. Lui ci è andato tutto contento facendosi intervistare in tuta sportiva.
Questo evento -solo in apparenza marginale- ha drammaticamente accelerato la crisi di rapporti tra Unione Europea e Russia perchè ha messo l'Italia in una posizione di severo conflitto con la Merkel, Cameron e Hollande: ci ha condannato all'isolamento in Europa. 
E' stata una abilissima vittoria dell'asse Berlusconi/D'Alema/Veltroni.  
E lì, si è inserito Matteo Renzi con il ghe pensi mi in salsa fiorentina da sborone, garantendo i poteri forti che lui avrebbe costituito immediatamente un governo in grado di garantire una forte coesione europeista unitaria per far fronte alla situazione. Non appena eletto, si è messo al lavoro, ma la situazione è andata dalla parte opposta. A mio avviso -è la mia profonda opinione personale- è stato abilmente rottamato dai vecchi marpioni Berlusconi/D'Alema/Veltroni con l'assenso di Napolitano, dando vita al governo più ipocrita in assoluto che l'Italia abbia mai avuto. Hanno eliminato la Bonino, l'unica presenza laica e l'unica personalità politica che di sicuro (in questo momento difficile) godeva di ascolto e rispetto all'interno della comunità europea; hanno formato un governo che in politica estera seguirà ed eseguirà gli ordini ferrei di Berlusconi e D'Alema (gli uomini e le donne alla difesa, agli esteri, all'economia, al commercio con l'estero, alla giustizia, sono tutte loro persone fidate) e hanno messo in piedi la finzione mediatica della rottamazione della vecchia guardia politica ad uso e consumo di palati dal gusto povero e di beoni ubriacati dalla televisione e dalla cupola mediatica. Quindi, siamo di nuovo nei guai e possiamo scordarci i cosiddetti investitori internazionali: l'Italia è stata identificata subito come nazione doppiogiochista, inaffidabile e inattendibile, in questo momento situazionata al di fuori della strategia europea: 
in Francia, Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Germania, in questi giorni -proprio in virtù della crisi di Crimea- si sta sviluppando un attento e vorticoso dibattito sulla necessità di accelerare un vasto programma di investimenti sulle nuove fonti di energia, quelle rinnovabili e bio-sostenibili, e sulla necessità al più presto di sottrarsi al ricatto energetico legato alla vecchia concezione del fossile.
E' il secondo atto della nuova guerra fredda che pone sul piatto della bilancia uno dei grossi e fondamentali problemi geo-politici sui quali andare a combattere la battaglia elettorale europea: la formazione, gestione e controllo delle fonti di energia.
E' una variante della guerra in Iraq, in salsa europea.
Non è un caso che, mentre le borse crollano in tutto il mondo, schizzano in alto le quotazioni di petrolio e tutti i suoi derivati.
Personalmente ritengo che non ci sarà nessuna guerra, ma si tratta piuttosto di una guerra psicologica gestita per commercializzare le autostrade del gas e poter quindi dimostrare che siamo obbligati a vivere di petrolio e carbone altrimenti c'è la guerra mondiale.
L'Italia sta già operando nella maniera peggiore, dato che ha un governo composto esclusivamente da personalità di sostegno dei petrolieri, della lobby del carbone e del nucleare. 
La battaglia ambientalista, la bandiera verde, la lotta per un nuovo e più evoluto meccanismo di produzione di fonti di energia nazionale, in questo momento, a mio avviso, diventa il modo più intelligente, pragmatico, e chiaro, di situazionarsi dentro questa battaglia tra Putin e la Ue.
Ed è quello che io intendo fare.
Cadere nella trappola ideologica dei pro-Putin o contro-Putin, dei filo-americani o degli anti-americani è un errore strategico per ogni europeo che abbia a cuore il proprio futuro.
E' una occasione da non perdere per uscire anche dai luoghi comuni, piatti, sloganistici, pregni di parole d'ordine ormai logore e logorate -quindi prive di Senso- del tipo "sì all'Europa dei popoli no all'Europa delle banche", espressioni che non vogliono dire nulla, che non interpretano nessun interesse, non rappresentano nessuna esigenza reale se non quella di veicolare in maniera demagogica una protesta rabbiosamente inutile.
L'alternativa da costruire è basata sull'affermazione di una diversa interpretazione del mondo che ruoti intorno all'accelerazione di immediati investimenti per poter avviare la ripresa dell'Europa in campo economico, sociale, e psicologico, costruendo un nuovo tessuto di produzione autoctona di fonti di energia pulita sia in campo ambientale che agricolo.
E' necessario un salto culturale.
Dire no alla guerra, diventa una frase sterile che non vuol dire nulla.
L'unica vera guerra che esiste per davvero e va combattuta è quella contro la povertà.
Di tutti noi.
E il petrolio, il carbone, i derivati finanziari costruiti dai cartelli dei fondi su queste fonti sono le vere e profonde cause dell'attuale dissesto e dell'impoverimento esistenziale di tutti noi.
Dobbiamo pretendere un'Europa pulita.
In tutti i sensi.
A cominciare dall'aria che respiriamo, dalla frutta e dalla verdura che mangiamo, dai campi che concimiamo, dall'energia che consumiamo.
Per poter ottenere questo risultato abbiamo bisogno della pulizia etica, e non di quella etnica.
Perchè i grossi affaristi, i finanzieri d'assalto, gli squali parassiti, si nascondono dietro il carbone, il petrolio, la malsana gestione dei rifiuti. Non a caso, è proprio questo il luogo privilegiato di raccordo e sintesi dove finanza, governi e criminalità organizzata si incontrano per produrre business.
Sulla pelle dei cittadini.
In questo caso, detto letteralmente.


7 commenti:

  1. E fu proprio la mancata adesione alla guerra di Crimea e la strenua difesa da parte dei Borbone di Nicola I che causò la rovina del Regno Delle Due Sicilie. Stà ai posteri stabilire se quella guerra andasse veramente combattuta, di fatto creò le condizioni geopolitiche per l'invasione dell'Italia del Sud e lo sterminio di un milione di Meridionali, una delle vergogne più scandalosamente nascoste della storia europea del ultimi 150 anni.

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    1. Anche io concordo con questa sua tesi che trovo coerente con la Storia, poco elaborata dagli storici italiani; la strenua difesa dei Borbone a fianco della Russia, in realtà fu l'inizio del crollo del meridione italiano che venne invaso proprio per impedire l'alleanza con la Russia.

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    2. Vecchie ruggini che potrebbero allora suggerire anche una spiegazione... passionale per la viscerale ammirazione tributata dagli scugnizzi della camorra ai kalashnikov, arma e loro progettista insieme, così come si legge in "Gomorra" di Saviano. O esagero in dietrologia?
      Saluti cordiali, marilù l.

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  2. E' una guerra per la modernità, per il futuro, se noi italiani non partecipiamo e lasciamo fare questi 4 zombie che pensano solo alle proprie tasche, il futuro ci travolgerà, come un'onda di 10 metri, o la surfi arrivando trionfante in spiaggia, o ti travolge facendoti un gran male. Questa classe politico-imprenditoriale è finita, basterebbe un soffio di democrazia per spazzarla via, ma la democrazia, che in Italia non c'è, ce la dobbiamo conquistare, come in guerra. La nostra è sicuramente una battaglia impari fatta perlopiù di colpi bassi e di menzogne ripetute come mantra. Qui nessuno può dare lezioni di democrazia, specialmente chi l'ha soffocata.

    CORAGGIO!


    Rasti

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  3. auguriamoci solo che non ci aumentino il gas, specialmente in questo periodo di crisi profonda dell'Italia.Oggi è aumentato il nostro debito pubblico, notizie dei TG, è un cancro che sarà difficile da esrtirpare

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  4. Il tratteggio degli scenari proposto nell'articolo mi sembra piuttosto confuso, come in effetti è la situazione già di per sé.
    Certo, faccio fatica ad immaginare un presunto asse tra Cameron, Merkel e, voilà, il cretino guerrafondaio di Hollande. Lo stesso rimasto con il cerino acceso in mano dopo che Putin ha costretto Obama all'angolo nella campagna di Siria. O forse non l'ha costretto, ma gli ha permesso di farlo in modo da non essere attaccato dalle sanguinosissime canaglie neocon, che rappresentano la vera nemesi delle amministrazioni USA di questi ultimi lustri.
    Comunque, lasciami dire, l'imbecille dell'Eliseo conta come il due di picche, un vero suonatore di fisarmonica al fronte, degno epigono della tradizione militare francese del XXe siècle. Sarà perché è innamorato, chissà...
    Credo più utile indagare in ben altre direzioni, magari totalmente disgiunte dalle pur affascinanti ricostruzioni storiche dell'articolo. Sarà poco romantico, ma domandiamoci che ci fanno tutte quelle formazioni neonazi tra i "patrioti" di Kiev, armatissime e ben equipaggiate, addirittura con autorevoli e documentatissimi contatti con l'establishment USA?
    Vogliamo poi dimenticare che il presidente rovesciato dai "patrioti", per quanto corrotto, era stato regolarmente eletto?
    Certo, Putin è maledettamente demodé, con quelle sue idee sulla Russia Cristiana e sulla famiglia naturale, per non parlare poi del suo chiodo fisso (che impunito!) di vendere gas all'Europa senza chiedere il permesso all'Impero, come se la Russia fosse europea e l'occidente libero...
    Caro Modigliani, se vuoi divertirti a cercare il bandolo della matassa, ti do una modestissima dritta: lascia andare le "glorie" dei generali savoiardi e prova a grattare sotto la vernice di tale Victoria "Nuland" Nudelman ("fuck the UE") e dei cazari suoi. Chissà che non trovi qualche traccia che ti faccia vedere quanto è nudo l'Imperatore.
    Potresti poi farci fare quattro risate raccontandoci quanto ce l'ha piccolo...

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  5. Alla mia eta' riascoltare certe cose fa venire in mente l'invasione della Cecoslovacchia, meglio, quella della Ungheria. I popoli si sa sono imbecilli. La CIA fa tutto. Salvo quello che non puo' prevedere e la sorprende come a tutti noi.
    Vi e' stato un grande movimento popolare in Ucraina. Motivi? I loro. E dal loro punto di vista.
    Che sognano per voler venire da noi? Forse qualcosa a cui noi non diamo piu' importanza e ne vediamo solo il degrado. Li hanno organizzati i fascisti, i nazionalisti? O hanno corso i cento metri in 10 secondi per mettersi li' davanti? Per portarli dentro l' Europa? Della orrenda, mostruosa e fascista Europa? Del resto dall'altra parte che c'e'? Qualcosa da difendere dagli orribili tentacoli della CIA? Di meglio, di moralmente piu' alto e appetibile?
    aspettando Godot


    ...o la guerra è una pazzia, oppure, se gli uomini compiono questa pazzia, non sono affatto individui dotati di intelletto, come siamo soliti affermare.
    Tolstoj

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