mercoledì 12 luglio 2017

La tragica assenza nel panorama politico italiano. Perché non stiamo evolvendo.



Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, si deve dimettere: lo chiedono i piddini e i forzisti. Il sindaco di Livorno, va sostenuto: lo pretendono i pentastellati. Il sindaco di Lodi è rimasto vittima di un complotto politico della magistratura che vuole eliminare il caro leader: è la tesi dei piddini renziani, quindi prima di giudicare bisogna valutare per capire chi sta ordendo la trama. Il sindaco di Lodi, giustamente, è finito in galera perché è un mascalzone: così sostengono i pentastellati. L’assessore della regione Lombardia, Mantovani, è stato scarcerato per un vizio di forma: un grave errore tecnico da parte della procura: i pm sono stati negligenti, il suo avvocato personale, invece, è stato più bravo di loro. La Lega Nord applaude il suo ritorno all’attività pubblica e lo accoglie come il figliol prodigo difendendo lo stato di Diritto. Il M5s e il PD, loro oppositori, sostengono che è un’indecenza scandalosa. Lui  ride.
E così via dicendo.
Nel paese più opportunista e cinico d’Europa, gli esponenti politici fanno a gara a darci lezione di morale, ogni giorno, ricordandoci quanto siano mafiosi, corrotti, mascalzoni e impresentabili gli esponenti di partiti politici opposti al loro. I talk show dibattono sulle modalità tecniche nel presentare le liste affidandosi a opinioni di vario genere. Raffaele Cantone e Rosy Bindi vengono richiesti, a furor di popolo, come i certificatori etici in ultima istanza. Si tratta, invece, a mio avviso, di una autentica tragedia collettiva basata su un falso mediatico, costruito per censurare la realtà e insistere nel promuovere l’interpretazione berlusconiana dell’esistenza, basata su un’idea mercatista della politica per cui ciò che conta è il risultato, il profitto in termini elettorali, la quantità di consenso che quella persona X è in grado di ottenere.
Chiedere a Cantone la certificazione etica dei candidati è folle.
Automaticamente svilisce e annacqua il dibattito rendendolo infantile, quindi inutile per una comunità di adulti.
Ciò che in questo paese non si riesce a sdoganare e a promuovere è il concetto di opportunità politica, caposaldo psico-sociale delle società più mature ed evolute delle nostre. Oggi si pratica un’attività politica che non riguarda affatto l’applicazione del concetto di servizio pubblico, ma si nutre di annunci, slogan, visibilità, apparizione televisiva. L’opportunità politica consiste semplicemente nel calcolare quanto convenga aggredire, insultare e azzannare alla carotide il malcapitato di turno della fazione avversa. E’ un’idea del mondo infantile e regressiva, esaltata dall’emotività viscerale di facebook che alimenta il tifo e il livore.
La certificazione etica non la può dare nessuno e non si compra.   Non è in vendita. E’ come la simpatia, l’amore. O c’è o non c’è. Nasce come brand genetico e lì riceve l’imprimatur. I primi certificatori etici della nostra esistenza sono i genitori, i fratelli, le sorelle, gli zii e i nonni. Nasciamo tutti come potenziali assassini, ladri e mascalzoni. Chi ha la fortuna di crescere in una famiglia per bene composta da persone oneste, all’età di cinque anni, quando va in prima elementare, è già equipaggiato a sufficienza per saper distinguere tra onestà e disonestà, giustizia e sopruso.
E così via dicendo, mentre passano gli anni e si cresce.
“L’opportunità politica” non può essere legiferata. Non può essere consegnata con un timbro da qualcuno a qualcuno.
Si tratta di un fatto interiore che appartiene all’armonia empatica di chi sente, dentro di sé, l’equilibrio delle diverse componenti interne. E’ irrilevante il curriculum vitae dei candidati. Ciò che conta è la loro biografia esistenziale, ben altra cosa. Una persona può essere un autentico mascalzone senza aver mai commesso un reato, punibile per Legge, in tutta la sua vita. Così come una persona di stampo diverso può essere onestissima senza neppure sapere di esserlo. Glielo spiegherà la casualità del destino, quando accetterà -come norma- di partecipare a un’azione disonesta (avendo come sostegno una voce interiore che strilla tanto lo fanno tutti così va il mondo) oppure si rifiuterà di aderire a un certo principio dicendo “no, queste cose io non le faccio”.
Questo è il male oscuro, autentico cancro della nostra socialità, colonna portante della vita quotidiana italiana: la mancanza del Senso dell’opportunità politica, una modalità che non ha niente a che vedere né con la Legge, né con l’omissione o emissione di reato, né con la visibilità o con la pubblicità. E’ un fatto interiore che nasce da un atto individuale che ha sempre e comunque un impatto sociale sulla collettività.
Il problema non è la Politica ma la Società Civile.
La responsabilità dei politici sta nel fatto di essere incapaci di applicare un concetto pedagogico elementare: la promozione della pulizia interiore al posto dell’usufrutto profittevole.
In questo senso non esiste nessuna formazione politica attiva in Italia che possa permettersi il lusso di dare lezioni di morale: fanno tutti lo stesso gioco. L’unico partito, movimento, gruppo o associazione che potrebbe sostenere di essere davvero “diverso” ed evolutivo sarebbe, paradossalmente, quello che partecipa alle elezioni dichiarando che il proprio obiettivo non consiste nel vincere, bensì nel veicolare un’idea diversa di mondo, della relazionalità, dell’idea di collettività applicata al senso della comunità nel nome del servizio pubblico.
Abbiamo bisogno di questo paradosso.
La mancanza di pudore etico spinge gli attuali attori politici a praticare l’indecenza quotidiana insistendo nel perseguire la grande eredità tramandata ai posteri da Silvio Berlusconi: il mercatismo dell’esistenza.
Il cambiamento da tutti auspicato comincia da noi. Si comincia da dentro. E chi applica il concetto adulto di “opportunità politica” lo fa in maniera silenziosa e, se e quando è possibile, anche anonima. Lo si fa per sé stessi, per sentirsi persone migliori. Senza mipiace e senza il calcolo della quantità di visualizzazioni.
L’opportunità politica è il grande assente nella vita pubblica italiana.
Tutto il resto è fuffa.

3 commenti:

  1. Buonasera Sig. Sergio,
    La leggo da anni e le faccio i complimenti per ciò che scrive. Non potrei elencare tutti i pregi che trovo nel suo scrivere ma credo che basti dire che Lei sa catturare la realtà e dare spunti di riflessione. Lei riesce a fare in un post quello che scrittori come Dostoevskij hanno fatto in romanzi.
    Riguardo a questo post ed alla serie di "ripubblicazioni" che sta facendi...Lei è anche studioso/appassionato di storia?
    I romani, la più grande civiltà dell'antichità sono passati alla storia anche per una pratica molto triste...I processi per "de repetundae"...concussione in pratica: società che appaltavano la riscossione delle tassa che continuamente subissando le popolazioni locali con la loro avidità. Queste società erano dirette fa cavalieri...ansiosi di elevare il proprio censo per ottenere il privilegio di essere dei "clarissimi". Sfruttare una ricchezza ottenuta con dubbi mezzi per incantare il popolo della propria magnificenza.
    Corruzione, violenza, società basata sul censo, populismo...I romani erano molto altro verrebbe da dire...ma erano anche quello. Forse l'italianità non è che uno degli specchi della natura umana. Una sorta di lato oscuro inalienabile della natura umana.
    Cordiali saluti.

    RispondiElimina
  2. E' confortevole sapere che esistono ancora persone capaci di svisceare i mali che ci affliggono.

    RispondiElimina