di Sergio Di Cori Modigliani
Circa dieci giorni fa, la corrispondente del quotidiano britannico "The Observer", partecipava a un convegno sulla comunicazione politica ai tempi dei social che si svolgeva in Canada. La particolarità di Carole Cadwalladr consiste nel suo famigerato record: è la prima personalità al mondo, tra i professionisti mediatici del pianeta Terra, che ha ricevuto dal management di facebook una lettera nella quale le veniva comunicato che tutti suoi account erano stati cancellati da facebook per tutta la vita. "Per il resto della sua esistenza, lei non potrà mai più avere accesso a questa piattaforma". Facebook, infatti, essendo un'azienda privata con un suo personale statuto (che noi tutti, a nostra insaputa, abbiamo sottoscritto) si riserva il diritto di impedire l'accesso vita natural durante a chicchessia, senza fornire alcuna spiegazione. E' la prima volta che tale trattamento è stato applicato a un giornalista professionista accreditato.
La sua colpa? E' molto semplice: lei è la persona che dopo una lunga indagine investigativa, ha scoperto che l'azienda facebook aveva venduto i profili personali a Steve Bannon di Cambridge Analytics, l'azienda inglese travolta un anno fa dallo scandalo suscitato dalle rivelazioni della brava e coraggiosa giornalista britannica.
Qui di seguito il suo intervento, per intero.
Una lettura che appartiene alla necessaria igiene mentale dei nostri tempi. Buona lettura.
Lo speech integrale di Carole Cadwalladr al TED a Vancouver, Canada.
18 aprile 2019
Il giorno dopo il voto sulla Brexit,
quando la Gran Bretagna si è svegliata con lo choc di scoprire che
stavamo davvero lasciando l’Unione Europea, il mio direttore al
quotidiano Observer, mi ha chiesto di tornare nel Galles meridionale,
dove sono cresciuta, e scrivere un reportage. E così sono arrivata in
una città chiamata Ebbw Vale.
Eccola (mostra la cartina geografica).
È nelle valli del Galles meridionale, che è un posto abbastanza
speciale. Aveva questa sorta di cultura di classe operaia benestante, ed
è celebre per i cori di voci maschili gallesi, il rugby e il carbone.
Ma quando ero adolescente, le miniere di carbone e le fabbriche di
acciaio chiusero, e l’intera area ne è rimasta devastata. Ci sono
tornata perché al referendum della Brexit era stata una delle
circoscrizioni elettorali con la più alta percentuale di voti per il
“Leave”. Sessantadue per cento delle persone qui hanno votato per
lasciare l’Unione Europea. E io volevo capire perché.
Quando sono arrivata sono rimasta subito
sorpresa perché l’ultima volta che era stata ad Ebbw Vale era così
(mostra la foto di una fabbrica chiusa). E ora è così. (mostra altre
foto). Questo è un nuovissimo college da 33 milioni di sterline che è
stato in gran parte finanziato dall’Unione Europea. E questo nuovo
centro sportivo fa parte di un progetto di rigenerazione urbana da 350
milioni di sterline, finanziato dall’Unione Europea. E poi c’è questo
tratto stradale da 77 milioni di sterline, e una nuova linea ferroviaria
e una nuova stazione, tutti progetti finanziati dall’Unione Europea. E
non è che la cosa sia segreta. Perché ci sono grossi cartelli ovunque a
ricordare gli investimenti della UE in Galles.
Camminando per la città, ho avvertito una
strana sensazione di irrealtà. E me ne sono davvero resa conto quando ho
incontrato un giovane davanti al centro sportivo che mi ha detto di
aver votato per il Leave, perché l’Unione Europea non aveva fatto nulla
per lui. E ne aveva abbastanza di questa situazione. E in tutta la città
le persone mi dicevano la stessa cosa. Mi dicevano che volevano
riprendere il controllo, che poi era uno degli slogan della campagna per
la Brexit. E mi dicevano che non ne potevano più di immigranti e
rifugiati. Erano stufi.
Il che era abbastanza strano. Perché
camminando per la città, non ho incontrato un solo immigrato o
rifugiato. Ho incontrato una signora polacca che mi ha detto di essere
l’unica straniera in paese. E quando ho controllato le statistiche, ho
scoperto che Ebbw Vale ha uno dei più bassi tassi di immigrazione del
Galles. E quindi ero un po’ confusa, perché non riuscivo a capire da
dove le persone avessero preso le informazioni su questo tema. Anche
perché erano i tabloid di destra a sostenere questa tesi, ma questo è
una roccaforte elettorale della sinistra laburista.
Ma poi, quando è uscito il mio articolo,
questa donna mi ha contattato. Mi ha detto di abitare a Ebbw Vale e mi
ha detto di tutto quella roba che aveva visto su Facebook durante la
campagna elettorale. Io le ho chiesto, quale roba? E lei mi ha parlato
di roba che faceva paura, sull’immigrazione in generale, e in
particolare sulla Turchia. Allora ho provato a indagare, ma non ho
trovato nulla. Perché su Facebook non ci sono archivi degli annunci
pubblicitari o di quello ciascuno di noi ha visto sul proprio “news
feed”. Non c’è traccia di nulla, buio assoluto.
Questo referendum avrà un profondo effetto
per sempre sulla Gran Bretagna, lo sta già avendo: i produttori di auto
giapponesi che vennero in Galles e nel nord est offrendo un lavoro a
coloro che lo avevano perduto con la chiusura delle miniere di carbone,
se ne sono già andati a causa della Brexit. Ebbene, l’intero referendum
si è svolto nel buio più assoluto perché si è svolto su Facebook. E
quello che accade su Facebook resta su Facebook. Perché soltanto tu sai
cosa c’era sul tuo news feed, e poi sparisce per sempre, ma così è
impossibile fare qualunque tipo di ricerca. Così non abbiamo idea di
quali annunci ci siano stati, di quale impatto hanno avuto, o di quali
dati personali sono stati usati per profilare i destinatari dei
messaggi. O anche solo chi li ha pagati, quanti soldi ha investito, e
nemmeno di quale nazionalità fossero questi investitori.
Noi non lo possiamo sapere ma Facebook lo
sa. Facebook ha tutte queste risposte e si rifiuta di condividerle. Il
nostro Parlamento ha chiesto numerose volte a Mark Zuckerberg di venire
nel Regno Unito e darci le risposte che cerchiamo. Ed ogni volta, lui si
è rifiutato. Dovete chiedervi perché. Perché io e altri giornalisti
abbiamo scoperto che molti reati sono stati compiuti durante il
referendum. E sono stati fatti su Facebook.
Questo è accaduto perché nel Regno Unito
noi abbiamo un limite ai soldi che puoi spendere in campagna elettorale.
Esiste perché nel diciannovesimo secolo le persone andavano in giro con
letteralmente carriole cariche di soldi per comprarsi i voti. Per
questo venne votata una legge che lo vieta e mette dei limiti. Ma questa
legge non funziona più. La campagna elettorale del referendum infatti
si è svolto soprattutto online. E tu puoi spendere qualunque cifra su
Facebook, Google o YouTube e nessuno lo saprà mai, perché queste aziende
sono scatole nere. Ed è esattamente quello che è accaduto.
Noi non abbiamo idea delle dimensioni, ma
sappiamo con certezza che nei giorni immediatamente precedenti il voto,
la campagna ufficiale per il Leave ha riciclato quasi 750 mila sterline
attraverso un’altra entità che la commissione elettorale aveva giudicato
illegale, e questo sta nei referti della polizia. E con questi soldi
illegali, “Vote Leave” ha scaricato una tempesta di disinformazione. Con
annunci come questi (si vede un annuncio che dice che 76 milioni di
turchi stanno per entrare nell’Unione Europea). E questa è una menzogna.
Una menzogna assoluta. La Turchia non sta per entrare nell’Unione
Europea. Non c’è nemmeno una discussione in corso nella UE. E la gran
parte di noi, non ha mai visto questi annunci perché non eravamo il
target scelto. E l’unico motivo per cui possiamo vederli oggi è perché
il Parlamento ha costretto Facebook a darceli.
Forse a questo punto potreste pensare, “in
fondo parliamo soltanto di un po’ di soldi spesi in più, e di qualche
bugia”. Ma questa è stata la più grande frode elettorale del Regno Unito
degli ultimi cento anni. Un voto che ha cambiato le sorti di una
generazioni deciso dall’uno per cento dell’elettorato. E questo è
soltanto uno dei reati che ci sono stati in occasione del referendum.
C’era un altro gruppo, che era guidato da
quest’uomo (mostra una foto), Nigel Farage, quello alla sua destra è
Trump. E anche questo gruppo, “Leave EU”, ha infranto la legge. Ha
violato le norme elettorali e quelle sulla gestione dei dati personali, e
anche queste cose sono nei referti della polizia. Quest’altro uomo
(sempre nella stessa foto), è Arron Banks, è quello che ha finanziato la
loro campagna. E in una vicenda completamente separata, è stato
segnalato alla nostra Agenzia Nazionale Anticrimine, l’equivalente del
FBI, perché la commissione elettorale ha concluso che era impossibile
sapere da dove venissero i suoi soldi. E anche solo se la provenienza
fosse britannica. E non entro neppure nella discussione sulle menzogne
che Arron Banks ha detto a proposito dei suoi rapporti segreti con il
governo russo. O la bizzarra tempestività degli incontri di Nigel Farage
con Julian Assange e il sodale di Trump, Roger Stone, ora incriminato,
subito prima dei due massicci rilasci di informazioni riservate da parte
di Wikileaks, entrambi favorevoli a Donald Trump. Ma quello che posso
dirvi è che la Brexit e l’elezione di Trump sono strettamente legati. Ci
sono dietro le stesse persone, le stesse aziende, gli stessi dati, le
stesse tecniche, lo stesso utilizzo dell’odio e della paura.
Questo è quello che postavano su Facebook.
E non riesco neanche a chiamarlo menzogna perché ci vedo piuttosto il
reato di instillare l’odio (si vede un post con scritto “l’immigrazione
senza assimilazione equivale a un’invasione”).
Non ho bisogno di dirvi che odio e paura
sono stati seminati in rete in tutto il mondo. Non solo nel Regno Unito e
in America, ma in Francia, Ungheria, Brasile, Myanmar e Nuova Zelanda. E
sappiamo che c’è come una forza oscura che ci collega tutti
globalmente. E che viaggia sulle piattaforme tecnologiche. Ma di tutto
questo noi vediamo solo una piccola parte superficiale.
Io ho potuto scoprire qualcosa solo perché
ho iniziato a indagare sui rapporti fra Trump e Farage, e su una
società chiamata Cambridge Analytica. E ho passato mesi per rintracciare
un ex dipendente, Christopher Wiley. E lui mi ha rivelato che questa
società, che aveva lavorato sia per Trump che per la Brexit, aveva
profilato politicamente le persone per capire le paure di ciascuno di
loro, per meglio indirizzare dei post pubblicitari su Facebook. E lo ha
fatto ottenendo illecitamente i profili di 87 milioni di utenti
Facebook. C’è voluto un intero anno per convincere Christopher a uscire
allo scoperto. E nel frattempo mi sono dovuta trasformare da reporter
che raccontava storie a giornalista investigativa. E lui è stato
straordinariamente coraggioso, perché Cambridge Analytyca è di proprietà
di Robert Mercer, il miliardario che ha finanziato Trump, e che ci ha
minacciato moltissime volte per impedire che pubblicassimo tutta la
storia. Ma alla fine lo abbiamo fatto lo stesso.
E quando eravamo al giorno prima della
pubblicazione abbiamo ricevuto un’altra diffida legale. Non da Cambridge
Analytica stavolta. Ma da Facebook. Ci hanno detto che se avessimo
pubblicato la storia, ci avrebbero fatto causa. E noi l’abbiamo
pubblicata.
Facebook, stavate dalla parte sbagliata
della storia in questa vicenda. E lo siete quando vi rifiutate di dare
le risposte che ci servono. Ed è per questo che sono qui. Per rivolgermi
a voi direttamente, dei della Silicon Valley… Mark Zuckerberg…. E
Sheryl Sandberg, e Larry Page e Sergey Brin e Jack Dorsey, ma mi rivolgo
anche ai vostri dipendenti e ai vostri investitori. Cento anni fa il
più grande pericolo nelle miniere di carbone del Galles meridionale era
il gas. Silenzioso, mortale e invisibile. Per questo facevano entrare
prima i canarini, per controllare l’aria. In questo esperimento globale e
di massa che stiamo tutti vivendo con i social network, noi britannici
siamo i canarini. Noi siamo la prova di quello che accade in una
democrazia occidentale quando secoli di norme elettorali vengono
spazzate via dalla tecnologia.
La nostra democrazia è in crisi, le nostre
leggi non funzionano più, e non sono io a dirlo, è un report del nostro
parlamento ad affermarlo. Questa tecnologia che avete inventato è
meravigliosa. Ma ora è diventata la scena di un delitto. E voi ne avete
le prove. E non basta ripetere che in futuro farete di più per
proteggerci. Perché per avere una ragionevole speranza che non accada di
nuovo, dobbiamo sapere la verità.
Magari adesso pensate, “beh, parliamo solo
di alcuni post pubblicitari, le persone sono più furbe di così, no?”.
Se lo faceste vi risponderei: “Buona fortuna, allora”. Perché il
referendum sulla Brexit dimostra che la democrazia liberale non funziona
più. E voi l’avete messa fuori uso. Questa non è più democrazia -
diffondere bugie anonime, pagate con denaro illegale, dio sa proveniente
da dove. Questa si chiama “sovversione”, e voi ne siete gli strumenti.
Il nostro Parlamento è stato il primo del
mondo a provare a chiamarvi a rispondere delle vostre azioni, ma ha
fallito. Voi siete letteralmente fuori dalla portata delle nostre leggi.
Non solo quelle britanniche, in questa foto nove parlamenti, nove
Stati, sono rappresentati, e Mark Zuckerberg si è rifiutato di venire a
rispondere alle loro domande.
Quello che sembrate ignorare è che questo
storia è più grande di voi. È più grande di ciascuno di noi. E non
riguarda la destra o la sinistra, il Leave o il Remain, Trump o no.
Riguarda il fatto se sia possibile avere ancora elezioni libere e
corrette. Perché, stando così le cose, io penso di no.
E così la mia domanda per voi oggi è: è
questo quello che volete? È così che volete che la storia si ricordi di
voi? Come le ancelle dell’autoritarismo che sta crescendo in tutto il
mondo? Perché voi siete arrivati per connettere le persone. E vi
rifiutate di riconoscere che la vostra tecnologia ci sta dividendo.
La mia domanda per tutti gli altri è: è
questo che vogliamo? Che la facciano franca mentre noi ci sediamo per
giocare con i nostri telefonini, mentre avanza il buio?
La storia delle valli del Galles
meridionale è la storia di una battaglia per i diritti. E quello che è
accaduto adesso non è semplicemente un incidente, è un punto di svolta.
La democrazia non è scontata. E non è inevitabile.
E dobbiamo combattere, dobbiamo vincere e non possiamo permettere che queste aziende tecnologiche abbiano un tale potere senza controlli.
Dipende da noi: voi, me, tutti noi.
Noi siamo quelli che devono riprendere il controllo.
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