mercoledì 13 giugno 2018

Benvenuti in manicomio: lettera dall'aldilà.






di Sergio Di Cori Modigliani

Mi piace parlare con i morti eccellenti, sia quelli pubblici che privati. 
Quando penso a mia madre e coltivo dentro di me la sua ineluttabile scomparsa, allora le scrivo una lettera che invio all'immaginario indirizzo dell'Eterno. 
E mi cullo nell'attesa di una sua risposta, una nostalgia che coltiva il pensamento.
Certe volte mi arriva in sogno, in una immagine improvvisa, nel suo sorriso scovato tra due nuvole che gareggiano per coprire la luna al tramonto.
Poi ci sono le missive agli amici immortali, Colette, Giuseppe Garibaldi, Eva, Jean Paul Sartre...e qualche altro migliaio di loro colleghi.
A tratti, anche se non sempre, arrivano le risposte all'ufficio postale del signor Google.
E' la parte che più mi piace di questo universo tecnologico che mi fa orrore.

Questa qui di seguito è arrivata questa mattina in seguito a delle mie pressanti e angosciose domande relative al momento che stiamo vivendo.
E' stata scritta da un grande pensante europeo nell'ottobre del 1936 a New York, in un periodo storico molto simile a quello che stiamo vivendo oggi.

Poichè proviene dall'Aldilà e quindi appartiene a tutti, la condivido qui con voi.

Eccola:
 


"Come psicologo sono profondamente interessato ai disturbi mentali, in particolare quando contagiano intere nazioni.
Voglio sottolineare che disprezzo la politica di tutto cuore: 

non sono nè un bolscevico, nè un nazista, nè un antisemita. 
Sono uno svizzero neutrale e perfino nel mio paese non mi interesso di politica, perché sono convinto che per il novantanove per cento la politica sia solo un sintomo e che tutto faccia tranne che curare i mali sociali.
 

Circa il cinquanta per cento della politica è detestabile perché avvelena la mente del tutto incompetente delle masse. Ci mettiamo in guardia contro le malattie contagiose del corpo, ma siamo esasperatamente incauti riguardo alle malattie collettive, ancora più pericolose, della mente.
 

Faccio questa dichiarazione per scoraggiare sin dall’inizio ogni tentativo di coinvolgimenti in qualsivoglia partito politico. Ho delle buone ragioni per farlo: il mio nome è stato più volte portato nella discussione politica che, come ben sapete, si trova attualmente in uno stato febbrile. E’ soprattutto a causa del fatto che mi occupo delle incontestabili differenze all’interno della psicologia nazionale e razziale che si è verificata una serie di fraintendimenti quasi fatali e di errori pratici nelle relazioni internazionali e nelle frizioni sociali interne.
In un’atmosfera come questa, politicamente avvelenata e surriscaldata, è diventato praticamente impossibile condurre una discussione scientifica sana e spassionata su questi problemi così delicati eppure estremamente importanti.
 

Discutere pubblicamente questi problemi avrebbe più o meno la stessa efficacia di un direttore di manicomio che si mettesse a discutere le particolari fissazioni dei suoi pazienti proprio in mezzo a loro. Vedete, il fatto tragicomico è che tutti sono convinti della loro normalità, esattamente come il dottore stesso è convinto del proprio equilibrio mentale…»

(Carl GustavJ ung – Comunicato stampa in occasione di una visita negli Stati Uniti – 
4 ottobre 1936)

1 commento:

  1. Gia', non puoi spiegare a un pazzo che lui stesso e' un pazzo, cosi' come non puoi spiegare a una nazione quale sia il suo male perche' la sola possibile reazione sara' di riceverne un aggressione. Questa e' una delle ragioni per cui essere un esule in patria puo' essere estremamente frustrante e personalmente, infatti, ho deciso di stare fuori dal confine.

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