martedì 4 febbraio 2014

Il capitale disumano: l'inverno del nostro scontento.


di Sergio Di Cori Modigliani

Negli ultimi giorni ho visto un film, anzi due, anzi uno.

Si tratta di due pellicole molto diverse tra di loro, sia per confezione che come cultura di riferimento. Eppure appartengono allo stesso filone, quindi il raffronto può essere interessante.

Una  è americana, si chiama "Wolf" ed è stata diretta da Martin Scorsese.
L'altra è italiana, si chiama "Il capitale umano" ed è stata diretta da Paolo Virzì.

Entrambi tratti da due libri di grande successo (uno statunitense, l'altro canadese), trattano lo stesso tema, che sta diventando, giustamente, il trend emergente in questi tempi: il disfacimento etico-morale della società in cui viviamo dovuto all'egemonia della finanza, della avida volgarità di danaro e status.

I film, in apparenza sono diversissimi, e non potrebbe essere diversamente.
Quello americano appartiene alla grande tradizione culturale narrativa Usa, che nel cinema ha prodotto una succulenta forma di iper-realismo, raccontando vicende umane che riflettono con esattezza le autentiche vicende esistenziali.
Quello italiano, si inserisce nel tentativo attuale di riuscire a ripristinare -recuperandola-la grande tradizione del neo-realismo, offrendo un quadro critico della nostra società, che si discosti dalla consuetudine dell'attuale produzione cinematografica per andare aldilà delle consuete commedie di infimo livello, sempre intrise di cinismo becero e superficialità, che applicano una modalità piattamente caricaturale che rinuncia, in partenza, alla fatica creativa di costruire dei personaggi. 
In questo senso, il film di Virzì si discosta dall'attuale panorama declinante del cinema italiano e senz'altro vale la pena di essere visto. E' un film claustrofobico, angosciante e ansiogeno, diretto con molta professionalità e -davvero meriterebbe un encomio solo per questo- recitato molto bene; direi una piacevolissima sorpresa. 
Le attrici e gli attori sono tutti italiani. 
Il film di Scorsese, invece, è solare, collettivo, divertente, perchè spinge l'iper-realismo critico nel grottesco, correndo addirittura il rischio di arrivare al limite del grandguignol farsesco, ma l'abilità geniale di Scorsese consiste sempre nel farci sapere che stiamo invece guardando una vera tragedia dei nostri tempi..
Entrambi i film sono intimisti e raccontano il dipanare delle contraddizioni esistenziali dei protagonisti nel mondo odierno. 
Mentre nel film di Virzì tutti i personaggi si interrogano sul senso della loro vita, costruita sul facile benessere ottenuto grazie alla finanza, nel film di Scorsese nessuno si interroga su nulla. I caratteri psicologici del film italiano sono costruiti bene e delineati secondo un'accurata psicologia che li rende subito familiari; quelli del film americano, invece, appaiono subito come delle persone totalmente fuori di testa, prive di alcun controllo.
In entrambi i film gli interni, le scenografie, il vestiario, ci propongono le identiche atmosfere della vita super lussuosa del mondo dei privilegiati, con la differenza che nel film di Scorsese i personaggi sono presi soltanto dal loro ingozzamento bulimico, sono sempre tutti strafatti di cocaina e psicofarmaci, mentre in quello di Virzì giocano a tennis, sono degli eleganti igienisti, cercano di acquistare pezzi di antiquariato. 
Mano a mano che ci si inerpica nella vicenda, lo spettatore del film di Scorsese è portato a pensare -inevitabilmente- di essere testimone della vita sguaiata di animali senza alcun decoro, mentre seguendo la vita quotidiana dei protagonisti nel film italiano si apprezza con piacere il gusto sopraffino dei personaggi. 
I banchieri (inglesi) del film di Virzì sono austeri, compunti uomini d'affari che incitano a rispettare le leggi e le norme stabilite.
I banchieri (franco-svizzeri) del film di Scorsese, invece, sono dei mascalzoni criminali, con una chicca d'autore (davvero sublime) perchè il regista americano ci offre un'autocitazione: gira la stessa scena di "Goodfellas" (film del 1998 in cui raccontava l'esagerata vita estrema di un gruppo di mafiosi italiani a Brooklyn che commerciavano in cocaina) trasformando i mafiosi di allora in silenziosi gentiluomini in doppiopetto che dirigono una banca svizzera, ma contano i soldi nello stesso identico modo e dicendo le stesse identiche battute.
Nel film di Virzì, il protagonista maschile che rappresenta il finanziere senza scrupoli è un uomo elegante, sessualmente attivo in maniera nobile, innamorato della moglie alla quale è fedele, che noi spettatori finiamo per rispettare perchè capiamo le sue contraddizioni, la sua provenienza, è una persona -a modo suo- per bene.
Nel film di Scorsese, la sessualità dei finanzieri è virata nella deboscia depravata di tutti i personaggi, i quali della Legge se ne infischiano perchè loro sono i padroni privilegiati del mondo e chi non ha soldi, chi non fa soldi, chi non vuole soldi facili e subito, merita solo e soltanto disprezzo e va annullato o cancellato dal pianeta.
I personaggi italiani, nel loro realismo, ci fanno comprendere la loro tragica umanità.
Quelli americani ci appaiono come bestie feroci, travolti dalla loro inconsapevolezza di sè.
Guardando i due film si capisce perchè gli Usa sono una economia in ripresa e sono una società che sta affrontando le proprie tragiche contraddizioni, nel tentativo disperato di evolversi e migliorare, mentre quella italiana no.
Il film di Virzì è ideologico, ma finisce -proprio per questo motivo- per ottenere l'effetto opposto: uscendo dal cinema, si rimane con l'amaro in bocca ma ripensando agli interni della vita domestica della magione dei finanzieri si è portati a pensare "però che bella vita, io ci vivrei benissimo in quel modo", mentre uscendo dal cinema dopo aver visto il film di Scorsese è quasi ovvio pensare "neppure sotto tortura potrei vivere una vita da animale insieme ad animali come quelli".
Nel film di Scorsese non si salva nessuno di quell'ambiente, non esistono luci e ombre, c'è sempre tantissima luce anche e soprattutto nelle scene di sesso, perchè non esiste intimità, non esistono sentimenti, c'è soltanto l'avidità di danaro e supremazia sugli altri.
Nel film di Virzì si vuole spiegare l'aspetto umano di quel mondo, colto nella tragedia delle loro contraddizioni, e le scene erotiche vengono presentate nel buio complice del privato intimo.
In quello di Scorsese no. L'americano ci spiega che non esistono contraddizioni, non esistono interrogativi da porsi in un mondo come quello, perchè chi vive di solo danaro e potere è una bestia, e bestia rimane.
Sono entrambi molto interessanti da vedere, proprio per questi motivi.
E si capisce anche perchè l'Italia, ieri, ha raggiunto un ennesimo record europeo: siamo stati identificati come la nazione più corrotta d'Europa. 
Nel 2012 eravamo terz'ultimi, prima della Grecia e della Bulgaria. 
Dal 3 Febbraio 2014, invece, siamo diventati gli ultimi, direi meritatamente. 
Mentre in Usa, in questo periodo, si va delineando lo scontro frontale tra il mondo legato alla finanza e il mondo civile della cittadinanza che a essa si oppone, da cui l'attuale gigantesca tempesta finanziaria verso la quale stiamo andando -perchè viene da lì- in Italia assistiamo alla totale resa incondizionata da parte della società civile nei riguardi dei poteri forti, cioè (a mio avviso) degli animali senza pietà.
In Italia, abbiamo perso la capacità di costruire delle convincenti narrative esistenziali, armandosi di coraggio colto per descrivere la cinica cattiveria, l'autentica ferocia di un mondo implacabile che è marcio dentro e non può che diffondere tutto intorno il marciume che evoca. Chi appartiene a quel mondo è davvero un animale privo di umanità.
Gli americani lo sanno benissimo, perchè sono loro i primi veri responsabili di questo sfacelo etico-morale nel quale stiamo vivendo, il business world da loro tanto decantato e imposto.
Se non altro hanno il merito di avere il coraggio e la competenza di voler e sapere raccontare la verità su se stessi, nei loro saggi, nei loro romanzi, nei loro telefilm, soprattutto nella loro attuale cinematografia.
Noi stiamo ancora nel mondo dell'autocensura.
Quando va bene, si intende.









9 commenti:

  1. Ho paura che non sia uno scontro tanto frontale per ora, e comunque penso ne scaturiranno dei comodi compromessi per la finanza..... Non ho visto nessuno dei due film per ora ma non mancherò.

    Rasti

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  2. Non ho visto i film e, condivisa la critica sugli altri film non mancherò di condividere il consiglio, tuttavia qualcosa del commento mi lascia perplesso, almeno per come lo leggo. Nella situazione rappresentata da Scorzese è solo il personaggio che assume rilievo e non il sistema che rimane neutro rispetto ai caratteri delle persone e non risolve, almeno dal punto di vista ideologico, il quesito se la finanza sia cattiva perchè è abitata da uomini cattivi o sia abitata da uomini cattivi perchè è generatrice di cattiveria? Virzì, da come lo racconta, sembra (e come ho detto non mancherò di vederlo) più attento agli effetti dei sistemi (economici, politici, sociali, culturali, religiosi, ecc.) sulle persone e sulla capacità di plasmarli secondo i valori dominanti che li caraterizzano spesso anche contro le loro naturali tendenze. Cordiali saluti, Roberto

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  3. Basta vedere come i cinegiornali NON hanno parlato della corruzione italica, mentre tiene banco una qualunque fesseria, vera o presunta, sul M5S.
    Secondo me se negli usa il mondo "animalesco" è prerogativa dei super-criminali della finanza, qui da noi il degrado è molto, ma molto più democratico. Un blocco piramidale, per fare una esemplificazione.

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  4. non ho visto i film, ma conto di vedere quello di virzì quanto prima

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  5. Riflessione quanto mai azzeccata, a mio avviso. Di contro ritengo che per molti italioti, il film di Scorsese abbia quel fascino luciferino molto caro ai nostri connazionali. E' sempre un piacere leggere i suoi post
    Roberto

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  6. Gli americani hanno capito molto bene quali sono i loro vizi, i loro errori, le loro paure,
    lo rappresentano nei loro saggi con molta auto critica, non hanno nessuna paura di ammettere le loro mancanze, sono i padroni del mondo, qualunque cosa facciano ne escono sempre bene. Si stanno preparando a spedire la loro ennesima spazzatura finanziaria nell'inceneritore bancario europeo, (come hanno sempre fatto), e poi torneranno a fare quello che sanno fare meglio, predare, monopolizzare e sfruttare. I film cambiano poco l'opinione collettiva, non sono capaci di modificare la scala dei valori sociali. quando esci dal cinema tutto torna come prima.
    Gianluca.

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    1. se fosse vero ciò che lei sostiene, ovvero che "i film cambiano poco l'opinione collettiva", l'industria del cinema avrebbe già chiuso i battenti 50 anni fa

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  7. Non ho visto i film. Ma mi e' capitato di aver visto film che trattavano stessi argomenti. In particolare quelli di
    Luis Buñuel Las Hurdes, tierra sin pan e di
    Luchino Visconti La terra trema. Li' il tema era la poverta'.
    Mentre in Visconti vi e' una certa estetica della poverta' dalla visione di Las Hurdes uno esce e si dice semplicemente io non voglio essere povero.
    La grande causa della crisi e' stata l'avidita', the man's greed. Quindi il personaggio per far colpo deve essere avido. Sicuramente fara' cassetta. Nessuno ricorda di essere andato in banca, di aver chiesto il massimo per i suoi soldi, di aver "differenziato i suoi investimenti" come gli era stato consigliato, di aver preso in prestito
    soldi perche' piu' debiti hai piu' diventi ricco e piu' grandi sono piu' coperto sei. Nessuno ricorda di aver unto un po' l'ingranaggio. Nessuno ricorda piu' quando e' andato dall'amico a chiedere magari quel
    eterno favore di un posto sicuro per suo figlio.
    Rimpiango molto un Buñuel. Vorrei uscire dal cinema e dire semplicemente un sistema cosi' non lo voglio piu'.

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