domenica 25 novembre 2018

A proposito del black friday.....






di Sergio Di Cori Modigliani


Ieri l'altro, in Italia, si è celebrato il venerdì nero dell'intelligenza collettiva della nazione.
 

Le multinazionali hanno lanciato il "black friday", una tradizione statunitense che risale al 1948, antropologicamente valida e originale (per loro).
Avviene il giorno dopo il thanksgiving day (tutti sacrosantamente in famiglia) la più importante festa nazionale statunitense che celebra ricorda e commemora le persone che -a quei tempi, cioè il 1620- noi europei bruciavamo sul rogo, perseguivamo e consideravamo ambasciatori di Satana. 

In Usa, nel corso del black friday, i commercianti e i grandi magazzini svendono tutto ciò che hanno in negozio perché -per Legge- la vendita dei prodotti natalizi può avvenire soltanto dal sabato seguente al thanksgiving day e non prima. 
Il "venerdì nero" è anche chiamato così perchè è il giorno dell'anno in cui commesse e commessi lavorano di più in assoluto (devono iniziare ad aprire scatoloni nei magazzini e iniziare a fare gli addobbi) e tutti i permessi di lavoro sono aboliti: il contrario esatto del ponte. 

E' un giorno di grande lavoro e di grande fatica, chiamato così dall'organizzazione sindacale dei tessili del New Jersey nell'ottobre del 1947. 
Il termine, quindi, è bene saperlo, indica una macabra memoria di sfruttamento senza regole della manodopera a basso costo. 
E' un'altra cultura quella statunitense. 
E' la loro.

Trasferito così, senza senso, in Italia, segnala la cifra di un paese di mitomani rimbecilliti, innamorati dell'idea di essere identificati come soggetti passivi buoni soltanto a consumare, e quindi, negando ogni rispetto e conoscenza della diversità culturale. Importiamo dagli Usa soltanto il peggio pensando, così, di essere evoluti. E' una classica fantasia da piccolo-borghesi analfabeti. 
Tanto vale far giocare il prossimo derby Roma-Lazio a Los Angeles.

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