di Sergio Di Cori Modigliani
E adesso ci
toccherà anche sorbirci le analisi dei sociologi, i numeri, le statistiche, i
grafici, le interviste, le dichiarazioni, le spiegazioni. Roba da ridere.
Tranquilli ragazzi,
non
è accaduto nulla.
Questa, semmai, è
l’unica vera notizia. Che cos’altro sarebbe dovuto accadere?
Il potere politico
italiano, finalmente, trova la sua tanto ambita quadratura del cerchio e fonda
il vero
partito unico italiano, che ben rappresenta l’attuale fase di
avvilimento e confusione. Spinti all’angolo e smascherati, rivelano la loro
strategia e la mostrano a chi vuol guardare e capire.
Il trionfo
dell’astensione è l’obiettivo minimo dell’attuale classe politica dirigente
italiana. Era ciò che volevano, era ciò che auspicavano, era ciò che speravano.
Gli opinionisti massa
della cupola mediatica asservita già si lanciano nel fornire falsi clamorosi,
della serie “siamo diventati come gli americani in Usa dove la maggioranza non
vota” (letto sul corriere della sera e la repubblica, la stessa identica frase)
ennesimo tentativo di fornire dati fuorvianti ai lettori attraverso il consueto
tentativo manipolatorio delle coscienze potenzialmente pensanti.
In Usa, infatti,
gli ultimi 12 mesi (grazie a occupy wall street) hanno dimostrato che il dato
era in controtendenza, tant’è vero che alle ultime elezioni politiche del 5
novembre 2012, in Usa, la percentuale dei votanti è stata la più alta dal 1980
e nelle successive 145 elezioni amministrative locali, svoltesi in 24 stati
dell’unione, la percentuale dei votanti ha raggiunto i valori assoluti più
alti; in alcuni casi (vedi California, Wisconsin e Massachussets) con punte
anche del 75% e dell’82%. L’Italia, invece, segue il trend egiziano.
Al potere politico
italiano, l’astensione fa gioco.
E a quella hanno
puntato.
Tanto meno sarà il
numero degli elettori, tanto più facile sarà controllare i blocchi sociali che
votano. Nella città di Roma la proposta era quella di ben 19 candidati sindaci,
supportati da ben 40 liste collegate per un numero complessivo di 1667
aspiranti consiglieri comunali. Per un totale di 48 posti. Da notare che tra i
19 candidati sindaci non c’era neppure una donna. C’è addirittura una lista dei
“grilli parlanti”, ottima modalità furba di quart’ordine per confondere
l’elettorato meno avvezzo e informato.
La Politica, in
Italia, seguita ad essere il corridoio privilegiato per svoltare
individualmente, usando e sfruttando parole d’ordine diffuse a megafono, grazie
alla amplificazione della rete e dei social networks. Dalle liste “fermiamo le
banche” a quelle “notav”, da quelle “aboliamo equitalia” a quelle “salviamo gli
animali dalla vivisezione” la proliferazione di precari, disoccupati, babbei,
banditi, furbi, furbetti e furboni, hanno prodotto il risultato che speravano
di ottenere: la vittoria del partito dell’astensione.
Nessuna sorpresa,
quindi.
E’ l’attuale trend
della politica italiana, foraggiata dai giornalisti che hanno fornito un solido
contributo quotidiano per mettere in fuga i cittadini, convincendoli a non
recarsi alle urne.
E’ stata
–quantomeno a Roma- la più avvilente e squallida campagna elettorale mai vista.
Personalmente
parlando, la sorpresa consiste nel fatto che ci sia stato un crollo così
modesto.
Nelle ultime tre
settimane non si è mai parlato delle esigenze locali della cittadinanza, perché
il dibattito è stato spinto verso altre derive: dalla puntuale e burocratica
richiesta di certificazione millimetrica delle diarie e dei guadagni di
esponenti del M5s al tentativo (ben riuscito) di spingere l’elettorato a
raggelarsi in faziose diatribe “contro” qualcuno o qualcosa. Quasi nessuno si è
espresso “per” o “pro” qualcuno o qualcosa.
Da questo
pomeriggio, nei consueti talk show, ascolteremo i leader politici lamentarsi
preoccupati per questa tendenza. Un atteggiamento ipocrita che non fa altro che
aggiungere beffa al danno.
Per potersi
garantire lo stallo, e quindi il mantenimento dello stato di tenuta dei
privilegi dinastici della oligarchia che ci controlla, era necessario
annebbiare il panorama, costruire teatri artificiosi, e impedire l’accesso alla
cittadinanza di una necessaria informazione sui problemi pratici, necessari da
affrontare subito per poter avviare un cambiamento.
Vince, in realtà,
il narcisismo, la visibilità, l’apparenza, confermando il dato saliente che è
l’autentica verità della spina dorsale antropologica italiana: l’assorbimento e
l’incorporazione –conscia o inconscia che sia- del berlusconismo. Non poteva
essere altrimenti, avendo Berlusconi formato un governo nonostante avesse perso
le elezioni.
Il messaggio che è
arrivato al popolo, da parte della destra e da parte della sinistra, è stato
forte e chiaro: “le elezioni sono inutili, perché chiunque sia il vincitore
saremo sempre noi a stabilire chi governa e chi non governa”.
Per poter invertire
questa tendenza è necessario lavorare a lungo e a fondo.
E va fatto
collettivamente.
E’ necessario
avviare un programma vasto di formazione culturale delle coscienze che diventi
la base portante della politica intesa come partecipazione e rappresentanza di
esigenze e bisogni autentici della collettività. Ma per farlo bisogna prima
essere in grado di modificare la antropologia individuale del nostro essere
italiani. Essere contro non basta più, è inutile.
Bisogna essere a
favore e propositivi, capendo e incorporando il concetto che wikipedia non
basta.
Non è sufficiente
scrivere una striscetta su facebook, citando la frase di un grande romanziere (facendo
credere di essere uno scrittore o un lettore) per esserlo. Così come non serve
a nulla declinare il quotidiano elenco di nefandezze provocate dai propri
avversari, puntando a coagulare il consenso come forma di protesta e di rabbia.
Se si vuole
cambiare la società, la si vuole migliorare e la si vuole fare evolvere, è
necessario accettare il principio che i progetti vincenti sono la conseguenza
di buone idee operative. E le buone idee le producono soltanto coloro che hanno
studiato e confezionato dei programmi come risultato di una creatività che è la
sintesi del merito personale e della forte acquisizione di una competenza
tecnica.
La gente non va più
a votare perché ha capito che cosa vuol dire “il re è nudo” ovvero: avere colto
il Senso dell’intercambiabilità dei candidati.
Non è certo un caso
che Corrado Passera, a suo tempo (marzo 2012) è passato alla storia
dell’ignavia indecorosa quando con tono scocciato disse: “non aspettatevi certo
una ideona, perché qui non si tratta di idee”. Che cos’altro dovrebbe fornire,
come rappresentante di un servizio pubblico, un individuo che è ministro dello
sviluppo, se non idee operative vincenti? E’ la stessa identica frase regalata
dall’attuale ministro in carica (Zandonato del PD) nel corso di un convegno di
imprenditori “le idee non servono”.
Il messaggio è
arrivato.
La gente l’ha
capito.
Se il potere non produce
idee, se le idee non servono, allora è inutile votare.
Se vogliamo
restituire dignità alla democrazia, se vogliamo che un’elezione abbia Senso e
quindi veda la passionale partecipazione di tanti che si incontrano e si
scontrano, dibattono e si confrontano, sui programmi, sulle potenziali
soluzioni, sulle proprie diversità, allora è assolutamente necessario restituire
l’egemonia alle idee, a coloro che le hanno, e a coloro che sono in grado di
comprenderle, farle proprie, e trasformarle in un fatto pragmatico.
L’impresentabile
classe politica dirigente italiana è riuscita a mantenersi in piedi
falsificando la realtà e facendo credere che la morte delle ideologie
corrispondeva alla morte delle idee, per giustificare il fatto che loro non ne
avevano.
La morte delle
ideologie ci ha liberato dalla burocrazia e dalla faziosità di parte, liberando
il meraviglioso e insostituibile patrimonio di idee degli individui. Hanno bloccato
quella ricchezza.
Quella è la sezione
che va liberata.
Se non si comincia
a dar spazio alle idee, vinceranno sempre i burocrati.
E la gente che
andrà a votare sarà sempre di meno.
L’ultima cosa che
mi sento di fare, in questo momento, è di partecipare al piagnisteo generale
condito di ipocrisia italiota, addebitando al popolo, con aggressiva
cattiveria, la “colpa” di non essere andati a votare. Io invece li capisco. Li
comprendo. Loro attendono delle idee, se nessuno le propone, giustamente non
seguono nessuno.
Bastava pochissimo.
Due mesi fa circa, Franco
Battiato sussurrò a Michele Santoro, nel corso di una trasmissione nel suo talk
show, che “ci vuole poco per cambiare e liberarsi da questi personaggi impresentabili:
basta non invitarli più”. Per Santoro, questo suggerimento è stato inaccettabile
e improponibile. Da allora, Battiato non si è più visto, ma in compenso c’è sempre
Daniela Santanchè.
E ci stupiamo se poi
la gente non va a votare?
Perchè dovrebbe?
l'ultima frase, circa Battiato a Santoro l'ho detta anch'io, be'... non ci voleva tanto...Sergio, bisogna in primo luogo liberare la rai, occupata, usurpata, deturpata dagli osceni del nulla. .....Quando costoro non appariranno più non ci ricorderemo nemmeno di loro...maria grazia..mos.
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo; è l'unica cosa buona che ha fatto l'attuale presidente, la signora Tarantola, che ha abolito sia "l'isola dei famosi" che le serate di "Miss Italia" definendole "lesive dell'intelligenza dei contribuenti". Per quanto riguarda Miss Italia ha dovuto affrontare un contenzioso con quelli della sinistra, forti sostenitori della manifestazione, ma si è imposta. In compenso, ha dovuto affrontare un forte contenzioso con quelli della destra che sostenevano l'isola dei famosi. Anche qui si è imposta. A dimostrazione che, quando e se esiste la volontà di operare, allora i presidenti presiedono. Lucia Annunziata, quando era presidente della Rai, non ha fatto nulla se non coltivare il suo orticello personale: questa è la mentalità da combattere e da abbattere.
Eliminasi, ma piano con l'elogio della Tarantola! non dimenticare che è una ex banca d'italia...si è scusata perché rai1 ha trasmesso in diretta il matrimonio della Marini...ma non basta! adesso stanno facendo di tutto e di più. ti segnalo un articolo...te lo mando per messaggio
Eliminaciao e grazie. m.g.m
Non lo dimentico affatto. Lungi da me l'idea di essere un tifoso della Tarantola, sulla quale a suo tempo, in un vecchio post, avevo avuto da dire e ridire. Ciò che a me interessa è abbattere l'argomentazione -che è un cavallo di battaglia della comunicazione di Berlusconi- basata sulla ridicola argomentazione che "non ti fanno decidere", "non ti fanno governare", "ti mettono sempre i bastoni tra le ruote e ti impediscono di attuare riforme" ecc, ecc. Una argomentazione capziosa usata da esponenti della sinistra per giustificare la loro corruttela, la loro compiacenza nei riguardi della clientela. Tre grandi campioni della comunicazione della sinistra italiana -tutti ex PCI- sono stati presidenti della Rai (Siciliano, Petruccioli, Annunziata)e nel corso della loro attività lavorativa, dati alla mano, la Rai ha visto aumentare in maniera esponenziale il clientelismo, le raccomandazioni, l'affondamento del merito, della intelligenza, e l'abbattimento della competenza tecnica. Uno è morto, l'altro si gode la ricca e immeritata pensione, l'altra, invece, (record assoluto di assunzioni a pioggia di amici di varia natura)è stata promossa e oggi è responsabile di diverse trasmissioni politiche della Rai senza che nessuno mai abbia avuto il coraggio e la decenza professionale di chiederle neppure una volta "come mai, lei, quando era presidente della Rai non ha fatto nulla? Anzi...". Si comincia da qui. La Tarantola è una tecnocrate iper-liberista e come tale la considero un'avversaria politica e sono un suo fiero antagonista e oppositore. Ma (proprio perchè è così) frena lo spreco e le clientele delle consorterie di quei gruppi ipocriti e doppiogiochisti che io definisco "avanguardie miliardarie" composte da individui moralmente ignobili che si pavoneggiano ergendosi a cultori della indignazione popolare anti-casta, ma soltanto dopo essersi garantiti e assicurati contratti milionari per collaborazioni, consulenze, e affini, per sè stessi, per i loro parenti, i loro amici personali di percorso: il tutto pagato con le nostre tasse.
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