giovedì 10 maggio 2012

dal cuore dell'Europa un appello per la ricostruzione: nasce un forte asse franco-tedesco contro le politiche suicide di Angela Merkel.




di Sergio Di Cori Modigliani



Dal cuore dell’Europa arriva una forte mobilitazione contro le politiche suicide di Angela Merkel. E’ importante perché a condurre la battaglia è il più importante sociologo tedesco, professore emerito in diverse università tedesche, scrittore e attivista in patria per i diritti civili, Herr Ulrich Beck. E’ sostenuto dai verdi tedeschi che da questa settimana hanno dato inizio a una grande mobilitazione contro le politiche neo-liberiste volute da quello che loro definiscono “il triangolo simbolico del Male” dove, purtroppo due su tre sono italiani (il triangolo sarebbe Merkel-Monti-Draghi). 
Hanno immediatamente ottenuto appoggio a Bruxelles dal Sinn Feinn irlandese, dal gruppo socialista spagnolo e in Francia dal deputato verde Daniel Cohn Bendit, il quale si incontra domani a Londra con i responsabili del partito democratico-liberale britannico (attualmente al governo in appoggio a David Cameron) nel tentativo di coinvolgerli. 
Il che sarebbe un’ottima mossa strategica perché farebbe scendere in campo dei moderati conservatori inglesi contro i tedeschi, apertamente, e faciliterebbe il lavoro di Hollande al quale, con fare autoritario e prepotente, la Merkel ha risposto oggi al Bundestag in anticipo, una settimana prima d’incontrarlo: “no agli eurobonds, no agli investimenti, no all’allargamento della spesa pubblica, e avanti tutta con il rigore e le misure di austerità”. 
L’appello ha come fine quello di far scattare immediatamente una opportunità di aggregazione sociale europea e allo stesso tempo assumere disoccupati come volontari (si garantisce vitto, alloggio e gettone base).
L’appello, firmato Ulrich Beck e Daniel Cohn Bendit è a disposizione in rete per chiunque lo voglia firmare.
Sta girando per tutta l’Europa.
Eccolo qui di seguito, per intero.



“L’Europa siamo noi, è il momento di ricostruirla”

di Ulrich Beck e Daniel Cohn-Bendit

Un Anno europeo di volontariato per tutti - per tassisti e teologi, per lavoratori e disoccupati, per manager e musicisti, per insegnanti e allievi, per scultori e sottocuochi, per giudici della corte suprema e cittadini anziani, per uomini e donne - come risposta alla crisi dell'euro!

I giovani d'Europa non sono mai stati così istruiti, eppure si sentono impotenti di fronte all'incombente bancarotta degli Stati-nazione e al declino terminale del mercato del lavoro.

Tra gli europei con meno di venticinque anni, uno su quattro è disoccupato. Nei tanti luoghi in cui hanno allestito campeggi e lanciato proteste pubbliche, i giovani defraudati dei loro diritti rivendicano giustizia sociale. Ovunque - la Spagna, il Portogallo, i paesi del Nordafrica, le città americane o Mosca - questa domanda sale con grande forza e grande fervore. Sta montando la rabbia per un sistema politico che salva banche mostruosamente indebitate, ma dilapida il futuro dei giovani. Ma quanta speranza può esserci per un'Europa che invecchia costantemente?

Il presidente americano John F. Kennedy sbalordì il mondo con la sua idea di fondare un Corpo della pace. "Non chiedetevi che cosa può fare per voi il vostro Paese, chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro Paese".

Noi che firmiamo questo manifesto vogliamo farci portavoce della società civile europea. Per questa ragione chiediamo alla Commissione europea e ai governi nazionali, al Parlamento europeo e ai Parlamenti nazionali, di creare un'Europa di cittadini con un impiego attivo e di fornire i requisiti finanziari e legali per l'Anno europeo di volontariato per tutti, come contro-modello all'Europa dall'alto, l'Europa delle élite e dei tecnocrati che ha prevalso finora e che si sente investita della responsabilità di forgiare il destino dei cittadini europei, contro la loro volontà se necessario. Perché è questa massima non dichiarata della politica comunitaria che sta minacciando di distruggere l'intero progetto europeo.

Lo scopo è quello di democratizzare le democrazie nazionali per ricostruire l'Europa nello spirito dello slogan kennediano: non chiedetevi che può fare per voi l'Europa, ma che cosa potete fare voi per l'Europa, facendo l'Europa!

Nessun pensatore progressista, da Jean-Jacques Rousseau a Jürgen Habermas, ha mai voluto una democrazia che consiste unicamente nel poter andare a votare a scadenze regolari. La crisi del debito che sta mandando in pezzi l'Europa non è semplicemente un problema economico, ma anche un problema politico. Abbiamo bisogno di una società civile europea e della visione delle giovani generazioni se vogliamo risolvere le scottanti questioni d'attualità. Non possiamo lasciare che l'Europa venga trasformata nel bersaglio di un "movimento arrabbiato" di cittadini che protestano contro un'Europa senza gli europei. L'Europa non può funzionare senza l'apporto di europei impegnati per la sua causa, e gli europei non possono fare l'Europa se non possono respirare l'aria della libertà.

L'azione pratica, che trascende i confini ristretti dello Stato-nazione, dell'etnia e della religione, che l'Anno europeo di volontariato per tutti vuole promuovere non dev'essere intesa come una foglia di fico istituzionalizzata per coprire i fallimenti europei. È una visione che vuole aprire spazio per la creatività. Non si tratta di un mezzo per distribuire elemosine ai giovani disoccupati, è un atto di auto-affermazione della società civile europea, un atto che può essere usato per costruire una nuova Costituzione propositiva, dal basso, per ripristinare la creatività politica e la legittimazione dell'Europa. La libertà politica non può sopravvivere in un'atmosfera di paura. Può prosperare e radicarsi solo se le persone hanno un tetto sulla testa e sanno come fare per vivere, domani e quando saranno vecchie. Ecco perché l'Anno europeo di volontariato per tutti ha bisogno di solide fondamenta finanziarie. Noi chiediamo alle imprese europee di dare il loro giusto contributo.

Se vuole costruire una cultura dal basso, l'Europa non può permettersi di ricadere in linee d'azione predefinite. I cittadini di questa Europa andranno in altri Paesi e si impegneranno su problemi transnazionali su cui gli Stati nazionali non sono più in grado di offrire soluzioni appropriate (il degrado ambientale, i cambiamenti climatici, i movimenti di massa di profughi e migranti e il radicalismo di destra). Sfrutteranno le reti europee di arte, letteratura e teatro come palcoscenici per promuovere la causa europea. Bisogna stipulare un nuovo contratto fra lo Stato, l'Unione Europea, le strutture politiche della società civile, il mercato, la previdenza sociale e la sostenibilità ambientale.

Che cosa c'è di buono nell'Europa? Qual è il valore dell'Europa per noi? Quale modello potrebbe e dovrebbe essere la base dell'Europa nel XXI secolo? Sono questioni aperte, che devono essere affrontate urgentemente. Per noi di We Are Europe la risposta è questa: l'Europa è un laboratorio di idee politiche e sociali senza equivalenti in nessun'altra parte del mondo. Ma che cos'è che costituisce l'identità europea? Potreste rispondere che l'europeità nasce dal dialogo e dal dissenso fra molte culture politiche diverse, quella del citoyen, quella del citizen, quella dello Staatsbürger, quella del burgermatschappij, quella del ciudadano, quella dell'obywatel. Ma l'Europa è anche l'ironia, è la capacità di ridere di se stessi. E il modo migliore per riempire l'Europa di vita e di risate è che i cittadini comuni europei agiscano insieme, spontaneamente.




FIRMA L'APPELLO ANCHE TU

Al manifesto hanno aderito: Paolo Flores d'Arcais, filosofo; Jurij Andruchovyc, autore; Jerzy Baczynski, giornalista; Zygmunt Bauman, filosofo; Senta Berger, attrice; Patrice Chéreau, regista teatrale e cinematografico; Rudolf Chmel, esperto di letteratura ed ex ministro della Cultura della Repubblica Slovacca; Jacques Delors, ex presidente della Commissione europea; Gábor Demszky, ex sindaco di Budapest; Chris Dercon, direttore della Tate Modern di Londra; Doris Dörrie, cineasta e scrittrice; Tanja Dückers, autrice; Peter Eigen, fondatore di Transparency International; Ólafur Elíasson, artista; Péter Esterházy, autore; Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri della Repubblica federale tedesca; Jürgen Flimm, direttore della Deutsche Oper Berlin; Anthony Giddens, politologo e sociologo; Alfred Grosser, pubblicista e politologo; Ulla Gudmundson, ambasciatrice svedese; Jürgen Habermas, filosofo; Dunya Hayali, giornalista; Michal Hvorecký, scrittore; Eva Illouz, sociologa; Mary Kaldor, politologa; Navid Kermani, studioso dell'islam e scrittore; Imre Kertész, premio Nobel per la letteratura; Rem Koolhaas, architetto; Kasper König; curatore e direttore del Museo Ludwig di Colonia; György Konrád, scrittore ed ex direttore dell'Accademia delle Arti di Berlino; Michael Krüger, scrittore ed editore; Adam Krzeminski, scrittore e giornalista; Wolf Lepenies, ex direttore del Wissenschaftszentrum Berlin; Constanza Macras, coreografa; Claudio Magris, scrittore; Sarat Maharaj, storico dell'arte e curatore; Olga Mannheimer, autrice; Petros Markaris, scrittore; Robert Menasse, scrittore; Adam Michnik, giornalista e caporedattore della Gazeta Wyborcza; Herta Müller, premio Nobel per la letteratura; Hans Ulrich Obrist, curatore e direttore della Serpentine Gallery di Londra; Thomas Ostermeier, direttore del teatro Schaubühne di Berlino; Petr Pithart, giornalista ed ex primo ministro della Repubblica Ceca; Martin Pollack, pubblicista e autore; Alec Popov, scrittore; Ilma Rakusa, scrittrice e traduttrice; Peter Ruzicka, compositore e direttore di festival; Joachim Sartorius, autore ed ex direttore del Berliner Festspiele; Saskia Sassen, sociologa; Hans-Joachim Schellnhuber, direttore dell'Istituto Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico; Helmut Schmidt, ex cancelliere della Repubblica federale tedesca; Henning Schulte-Noelle, presidente del comitato direttivo dell'Allianz SE; Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo; Gesine Schwan, politologa; Richard Sennett, sociologo e scrittore; Martin M. Šimecka, scrittore e giornalista; Johan Simons, registra teatrale del Münchner Kammerspiele; Javier Solana, ex segretario generale della Nato e alto rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera e di sicurezza comune; Michael Thoss, direttore dell'Allianz Kulturstiftung; Klaus Töpfer, membro fondatore dell'Iass (Istituto di studi avanzati sulla sostenibilità) ed ex direttore esecutivo dell'Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente); Klaus Wagenbach, editore; Richard von Weizsäcker, ex presidente della Repubblica federale tedesca; Christina Weiss, ex ministro della Cultura della Repubblica federale tedesca; Wim Wenders, cineasta e fotografo; Bob Wilson, artista e regista teatrale; Michel Wieviorka, sociologo..

5 commenti:

  1. Fantastico!

    Proprio ieri sera proponevo a mio figlio, che ha 26 anni e che legge questo blog tutti i giorni,di trovare 10 persone che volessero attivarsi per la comunità.

    Gli spiegavo che, con 50€ mensili a testa, si potrebbe affittare un locale di medie proporzioni in centro al paese di 18.000 abitanti nel quale viviamo.
    Si potrebbe metterci dentro un paio di tavoli, un paio di sedie, un paio di computer coonnessi alla rete e sopratutto metterci dentro la voglia di lasciare spazio alla creatività.

    Si possono dare servizi semplici al cittadino, informazioni varie, corsi di informatica di base gratuiti, aiuti agli anziani di non so che tipo (ma sicuramente gli anziani sanno di che hanno bisogno). Un centro di informazione per giovani e meno giovani. Si può fare davvero di tutto. Basta aggregarsi e ritrovare il piacere di stare tra esseri umani.

    Ecco, questo post mi fa bene al cuore. Mi fa sentire meno solo. Ora, forse, ce la farò.

    Nibiru.

    P.S. Eventuali consigli sono davvero graditi.

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    1. caro Nibiru, questa mi sembra davvero una cosa bellissima, non facile da realizzare, ma realisticamente fattibile, di sicuro efficace e magari diventa anche efficiente. Rischi: zero.......ti consiglio di diffonderla dalle tue parti

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  2. Come sempre grazie per gli interessanti articoli! Ho firmato in questo momento.

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  3. Una proposta simbolica. Che secondo me rimarra' simbolica.
    Bisogna darle concretezza.
    E allora diamogliela.
    Chiediamo la ricostruzione dell'Europa vera, quella che coinvolge veramente la gente.
    Chiediamo la creazione di regioni europee a carattere sperimentale,
    dove si sperimenta il nuovo stato europeo comune a tutti.
    Partendo da regioni confinanti bilingue, da discussioni vere tra gente
    di lingua e nazionalita' diversa. Per creare le basi di una Amministrazione e di una legislazione comune. Se in queste regioni la
    "cosa" comincia a funzionare saranno gli stessi cittadini coinvolti
    a propagandarne la validita'.

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  4. Prima dello sbarco alle Falklands il generale inglese al comando discusse con tutti i suoi uomini i particolari.
    Aggiunse che non ne poteva fare a meno, la crisi in Inghilterra aveva portato sotto le armi soldati diversi di un tempo, tra i suoi sergenti aveva avvocati che avevano lavorato per ditte di Picadilly. Questo nuovo approccio fu la base del successo, aggiunse.
    Venendo da una istituzione tradizionalmente conservatrice come quella militare mi sorprende che a distanza di tutti questi anni la nostra dirigenza europea sia rimasta cosi arretrata, conservatrice e dirigista.
    Sentire oggi le dichiarazioni di Wolfgang Schäuble, Guido Westervelle, José Manuel Barroso e' come sentire gli ordini di generali della Grande Guerra, peggio ancora generali del nulla perche' di fatto "noi non possiamo obbligare nessuno a farlo».
    Comandi senza forza, basati al massimo sul ricatto. Forse dovremmo chiedere agli inglesi di prestarci per un po' quel generale e cominciare a discutere "i particolari" dei popoli e come amalgamarli.

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