di Sergio Di Cori Modigliani
In una recente prefazione a un libro sulla legge 40, Stefano Rodotà, ci regalava un incipit davvero stimolante: “Mi si consenta l’accostamento con licenza” sosteneva, rispondendo a chi gli chiedeva una sua opinione sintetica sulla attuale situazione politica, sia in Italia che in tutto il continente “Per l’Europa si aggira uno spettro: è lo spettro dell’auto-determinazione”.
Una frase felice, di grande effetto, che è anche il frutto di una radiografia accurata e puntuale sia dell’economia che della politica e di quello che dovrebbe essere il Senso dell’attuale dibattito in Europa.
Il tentativo delle oligarchie tecnocratiche di seguitare a usare i grandi accorpamenti bancari privati per pungolare i diversi governi sovrani, sottoponendoli a un ricatto costante e continuo, stanno spingendo i popoli europei verso una deriva decadente che definire auto-distruttiva è dir poco. E in Germania, Gran Bretagna, Francia, le tre grandi democrazie più ricche e solide del Vecchio Continente, il dibattito ferve proprio intorno a questo punto: “come evitare la costituzione di un potere politico monocratico, sorretto e finanziato da istituti di credito privati, tecnocrati e ottusi, il cui fine dichiarato consiste nell’abbattere ed eliminare per sempre quella che da sempre è stata la spina dorsale del pensiero e dell’azione democratica europea: la gestione del Bene Collettivo come fine supremo inalienabile?”. La domanda (davvero la Grande Domanda di questo 2011) è stata posta qualche giorno fa dall’economista Nouriel Roubini a un convegno svoltosi a Parigi, presso l’Ecole des hautes etudes, relativo alla salvaguardia delle libertà collettive.
Lo stesso giorno, 29 settembre, compariva sul quotidiano la Repubblica un complesso editoriale dell’esimio prof. Stefano Rodotà –una delle poche e rare libere menti pensanti, tra quelli che contano- relativo, invece, alle nostre mestizie nazionali. Paese allo sfascio, culturalmente regredito in maniera ovvia e immonda, siamo inevitabilmente obbligati ad abbassare ogni giorno il livello del dibattito e del confronto per doverci occupare di ciò che dice Calderoli, di ciò che fa Borghezio, di ciò che sostiene il deputato Milanese, delle cosiddette proposte operative di Alfano o di Cicchitto.
Questa è la nostra realtà.
Dibattere sui Grandi Numeri, confrontarci sugli aspetti importanti e formativi che si celano dietro l’enorme crisi che sta travolgendo il mondo occidentale, non è un lusso che noi italiani possiamo permetterci.
Quantomeno, non ancora.
Perché noi dobbiamo fare i conti, purtroppo, con le derive del berlusconismo –a questo punto, direi “soprattutto” i suoi complici e seguaci- che in presenza della loro ineluttabile fine ingloriosa, tentano il tutto per tutto nel tentativo disperato di abbattere lo stato di dirtto e l’esercizio della libertà condivisa. Dice Rodotà: “Un simulacro di governo e una maggioranza a pezzi vogliono impadronirsi della vita e della libertà delle persone, con un attacco senza precedenti contro i diritti fondamentali. Si dice che i colpi di coda dell´animale ferito siano i più pericolosi. È quello che sta accadendo. Dopo che l´articolo 8 del decreto sulla manovra economica ha cancellato aspetti essenziali del diritto del lavoro, ora si proclama la volontà di far approvare, con procedure accelerate e voti di fiducia, leggi che mettono il bavaglio all´informazione e negano il diritto di morire con dignità. Sarebbero così cancellati altri diritti. Quello di ogni cittadino ad essere informato, continuando così a vivere in una società democratica invece d´essere traghettato verso un mondo di miserabili arcana imperii. Quello all´autodeterminazione, dunque alla stessa libertà del vivere, che scompare nel testo sul testamento biologico. Tutte mosse in contrasto con la Costituzione. Bisogna essere consapevoli, allora, che non si tratta soltanto di opporsi a singole leggi, ma di impedire una inammissibile revisione costituzionale.”.
Così, nel suo editoriale, Stefano Rodotà sintetizza l’attuale situazione, dedicandosi poi, a lungo, nel fornire dettagli specifici per spiegare come Berlusconi &co. intendano imbavagliare definitivamente l’accesso e uso a una libera informazione.
Da bravo costituzionalista, ricorda come “nell´articolo 6 del Codice di deontologia dell´attività giornalistica (non una raccomandazione, ma una norma giuridica) si dice che “la sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica”. Ho sottolineato le parole “alcun rilievo”. Chi può in buona fede sostenere che il torbido intreccio tra inclinazioni personali e bisogno di soddisfarle a qualsiasi costo, che ha avvolto il Presidente del consiglio in una rete di relazioni pericolose e sulla soglia dell´illegalità, sia del tutto irrilevante per il giudizio su di lui e sul suo modo di governare?”
Dobbiamo quindi attenderci da parte della truppa mediatica “forte” al seguito della maggioranza e dei pallidissimi, diafani, quasi invisibili, esponenti della cosiddetta opposizione, il definitivo affondo contro la libertà dell’informazione. Per fortuna esistono ancora delle solide sacche di resistenza informativa, ancora parecchie, valga per tutti il giornale “Il Fatto Quotidiano” al quale va riconosciuto l’imbattibile merito di essersi costituito –fin dall’esordio- come spa, ovverossia public company, quindi immune dall’uso e abuso delle sovvenzioni clientelari statali che hanno dato un solido (e nient’affatto minore) contributo all’innalzamento del debito pubblico, alla diffusione di clientele, all’allargamento del cancro assistenzialista illiberale. Il solo fatto che un quotidiano come “Libero” abbia usufruito –e tuttora usufruisca- di svariati milioni di euro all’anno di contributi da parte dello stato, la dice tutta sull’uso improprio da parte della società professionale civile delle sovvenzioni statali. Il caso Dolcevitola (17 milioni di euro elargiti al suo pseudo-quotidiano per cinque anni) è soltanto –e solo perché è venuto alla ribalta- la punta dell’iceberg di questa tragedia incivile che il nostro paese sta vivendo. Non vorrei essere considerato fazioso e di parte, cosa che non sono mai stato, tant’è che il motto del mio blog è “né guelfi né ghibellini, ma solo cittadini per la legalità”.
Per ogni quotidiano come “Libero” e per ogni persona (a destra) come Dolcevitola, esiste una miriade (davvero impressionante) di quotidiani, settimanali, mensili, giornaletti, giornalucoli, addirittura opuscoli (a sinistra, soprattutto estrema sinistra) che ruba alle casse dello Stato –di furto vero e proprio si tratta- diverse centinaia di milioni di euro all’anno per mantenere una pletora di squallidi incompetenti immeritevoli, il cui autentico lavoro consiste nel garantire ai capi bastone la quota di voti necessaria e sufficiente per far eleggere Pinco o Pallino alle successive elezioni, locali e nazionali. Dati recenti ci confermano che sono circa 50.000 persone (circa 1200 testate) che sottraggono ogni anno circa 800 milioni di euro che potrebbero essere investiti per finanziare istituti di ricerca scientifici e culturali. Sono pubblicazioni che non hanno pubblico, non seguono la logica di mercato e la loro informazione è unidirezionale, faziosa, pilotata.
Questo stato di cose, inevitabilmente, comporta uno stato perdurante di complicità e collusione tra maggioranza e opposizione. Avvalendosi di questa situazione (dal punto di vista del Libero Mercato davvero immonda) Berlusconi e Alfano si sentono a buon diritto pronti a sferrare l’ultimo colpo di coda contro la libertà dell’informazione, facendo passare una legge bavaglio contro le intercettazioni, ma SOPRATTUTTO, varando una serie di immediati provvedimenti relativi al web e alla libertà d’informazione in rete il cui unico scopo consiste nell’abbattere, cancellandoli per forza maggiore, i bloggers indipendenti, i quali verrebbero sottoposti a sanzioni pecuniari ogni volta che vengono identificate valide ragioni.
Laddove per “valide ragioni” basta semplicemente la pubblicazione di una notiziola, magari avuta da un magistrato –e quindi proveniente da prove documentarie accertate verificabili- che però è considerata ingrata, pericolosa, eccessivamente oppositiva dai gestori del potere. I bloggers indipendenti, quindi, verranno spinti a un sistema cautelativo di auto-censura (i più cauti e nobili) mentre altri finiranno per spalmare nei loro post le veline ricevute da agenzie standard, tutte sotto controllo politico dall’alto.
Dice ancora Stefano Rodotà “Un black-out della democrazia, che creerebbe all´interno della società un grumo che la corromperebbe ancor più nel profondo. Le notizie impubblicabili non sarebbero custodite in forzieri inaccessibili. Sarebbero nelle mani di pochi, di tutte le parti, dei loro avvocati e consulenti che ricevono le trascrizioni delle intercettazioni, gli atti d´indagine, gli avvisi di garanzia, i provvedimenti di custodia cautelare. Questo materiale scottante alimenterebbe i sentito dire, le allusioni, la semina del sospetto. Renderebbe possibili pressioni sotterranee, ricatti. Creerebbe un “turismo delle notizie”, la pubblicazione su qualche giornali o siti stranieri di informazioni “proibite” che poi rimbalzerebbero in Italia. Ancor più inquietante è il testo sul testamento biologico, violentemente ideologico, che cancella il diritto fondamentale all´autodeterminazione. Il legislatore si fa scienziato, in contrasto con sentenze della Corte costituzionale, escludendo dai trattamenti terapeutici alimentazione e idratazione forzata. Azzerando il consenso informato, riconsegna il corpo delle persone al potere politico e al potere medico, lo riduce ad oggetto, ripercorrendo la strada che ha portato alle grandi tragedie del Novecento”.
Poiché non si può più cancellare l’accesso a internet (non lo fanno neppure nella Cina autocratica e dittatoriale) finiremmo per sapere gli eventi, e le vicissitudini italiane, andando a scovare le notizie sulla BBC, su CNN, su altri networks europei. La nostra nazione, inevitabilmente finirebbe sotto il tiro costante, ripetuto e continuo, di ogni tipo di speculazione internazionale, anche la più piratesca: non troverebbe più nessuna barriera mediatica.
Che cosa fare? Come possiamo reagire?
Dice ancora Rodotà “Si può reagire? Sì. Grandissima è la responsabilità del Parlamento, all´interno del quale le forze d´opposizione devono adottare strategie eccezionali, perché eccezionale è la minaccia. Guai alla tentazione di misurare le iniziative sulle convenienze interne ai partiti. Per questo serve anche l´attenzione sociale, frettolosamente archiviata dopo le amministrative e i referendum, verso i movimenti che nei mesi passati si sono identificati con la Costituzione e che nulla perdoneranno ad attori politici che trascurassero questa enorme risorsa. Per questo il ruolo del sistema dell´informazione è cruciale, come lo è stato in primavera”.
Dipende quindi da tutti noi.
Da chi scrive, da chi legge, a seconda delle proprie mansioni e competenze.
Dobbiamo spingere dal basso per evitare che ci tolgano l’ultima –e sempre più “l’unica”- possibilità di scambiarci notizie, idee, suggerimenti, alternative, per controbattere il tentativo ormai svelato di istituire in Italia un governo monocratico e illiberale che finirà per azzoppare definitivamente la già traballante nazione che noi tutti amiamo.
Questo blog è fantastico, non avevo visto nessuno simile prima. Devo accettare l'ho trovata da un colpo fortunato, ma ho colpito con la sua qualità. Spero di continuare inviando con la stessa passione l'avete fatto qui.
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