lunedì 12 dicembre 2011

In margine a quattro episodi di violenza, razzismo e illegalità avvenuti nelle ultime 48 ore.


di Sergio Di Cori Modigliani

Qualche giorno fa, un commentatore del mio blog, nel sottolineare l’aumento esponenziale del tono livoroso e permanentemente aggressivo di svariati commenti aveva scritto: “c’è una certa elettricità nell’aria”.

Condividendo con altri amici bloggers il mio cruccio nel aver constatato come sia drammaticamente decaduto il livello medio della comunicazione inter-personale, notavamo un aumento increscioso nella temperatura media dell’immaginario collettivo nazionale.
La maggior parte dei miei colleghi, infatti, ha accettato di applicare il dispositivo bunker nei loro blog per cui i commenti vengono prima filtrati ed eventualmente poi pubblicati.
Personalmente la scelta mi avviliva e quindi ho deciso di non seguire questa strada.
Ho deciso in maniera elementare di non seguire più i commenti, astenendomi,  e ho partecipato per qualche giorno ad alcuni forum in un paio di blog divertenti, nei quali, dopo un’iniziale e spumeggiante attività, è finita regolarmente in vacca, né più né meno di quanto non accada nella maggior parte dei blog italiani dove ad un certo punto arrivano come api velenose, trincerandosi dietro il codardo nick di anonimo o pinco pallino e i confronti si trasformano in breve tempo in scambi di invettive.

Abbiamo condotto una mini inchiesta e abbiamo constatato che in Italia è ormai stata incorporata come norma consuetudinaria. E’ la trasposizione, in rete, di ciò che è stato sussunto dai vari talk show televisivi e da una mal digerita frustrazione che spinge inevitabilmente nel cercare sempre un nemico, e nel considerare una opposizione di idee, una distonia, una opinione diversa, come un fazzoletto rosso davanti a un toro imbufalito.
Ma non è dovunque così.
E’ una caratteristica sempre più diffusa nel nostro paese, ma non in altri.
E’ il risultato del linguaggio mediatico sempre più violento, nell’uso perdurante da parte di una certa stampa (Vittorio Feltri e Marco Travaglio in testa, tanto per citarne due che appartengono a diverse fazioni opposte tra di loro ma unificate entrambe per aver abdicato al rispetto della logica della cultura giornalistica; il loro comune fine è sempre stato quello di andare allo scontro).

Nelle ultime 48 ore si sono verificati in Italia quattro eventi, diversissimi tra di loro, senza alcuna relazione l’uno con l’altro, ma che cominciano a poter essere presi in considerazione come un sintomo di un malessere diffuso sempre più barbaro, al quale, purtroppo, bisognerà cominciare ad abituarsi tanto più che i prossimi mesi si preannunciano estremamente difficili per tutti. Nessuno escluso.

E’ il segnale di un diffondersi dell’aggressività che penso, invece, andrebbe prima di tutto riconosciuta, poi alchimizzata, e infine riconvertita in creatività al fine di trovare delle forme di intesa collettiva.

Il primo episodio è avvenuto a Torino dove una ragazzina di 16 anni ha denunciato di essere stata vittima di uno stupro da parte di alcuni zingari. Come conseguenza, alcuni cittadini hanno indetto un corteo di protesta e alcune persone sono andate in un vicino campo rom appiccando il fuoco alle loro roulottes in cerca di qualcuno da linciare. A notte tarda, la ragazzina ha confessato al medico che si era inventata tutto.
Il secondo, (sempre nella stessa giornata) a Caserta dove una professoressa si è assunta la responsabilità di giustificare la necessità di aver abbassato i voti a un’alunna (scuola media inferiore) “perché è negra e loro imparano soltanto se uno li punisce, questo è l’unico linguaggio  che loro capiscono”.
Il terzo a Roma, al parco leonardo, un gigantesco centro commerciale comprensivo di cinema multisale, bar e una interminabile serie di sale da giochi d’azzardo, legali e frequentate da un folto pubblico di minorenni della media borghesia, dove un adolescente ha ucciso a pugni un ragazzino di 16 anni (suo amico) perché non gli voleva dare una sigaretta.
Il quarto, avvenuto poche ore fa, a Trieste, dove è crollata l’impalcatura di sostegno per preparare il concerto di Jovanotti e un operaio è morto: la ditta che si occupava della messa in opera non aveva applicato nessun requisito legale a norma.

Sono quattro episodi casuali, che non hanno nessuna relazione a nessun livello l’uno con l’atro. Uno appartiene alla sezione mitomanie giovanili, l’altro alla violenza casuale, un altro al razzismo e l’ultimo viene rubricato sotto la dizione “morte bianca”.

Eppure, appartengono tutti alla stessa matrice: il crollo dell’Italia come modello culturale di riferimento e l’inasprimento dello scambio sociale inter-personale.

Personalmente ritengo che questi episodi tenderanno ad aumentare sempre di più, finchè non verranno neppure resi pubblici perché non faranno notizia.

Sono segnali di un degrado esistenziale che è direttamente figlio della corruzione e del crollo verticale della politica.

Nel primo caso, quello di Torino, da notare il rifiuto del governatore del Piemonte, Cota, di rilasciare una dichiarazione a sostegno del campo profughi rom dove per un pelo non sono state uccise delle persone, trincerandosi dietro un disgustoso “gli zingari non sono piemontesi, comunque sia, si sono presi soltanto uno spavento, così magari si danno pure una calmata”. Il che, in alcune menti primitive, può anche essere incorporato come un incentivo a rifarlo domani, se si presenterà l’occasione.
Nel  secondo caso, il rifiuto del preside della scuola ad intervenire, magari convocando tutti i genitori e organizzare un bel forum nella palestra con genitori, insegnanti, alunni, tutti insieme per discutere della questione, e così conoscersi, confrontarsi, prendere atto di.
“Si tratta di una esternazione eccessiva che trovo riprovevole” ha detto, ed è finita lì.
Nel terzo caso, al di là della tragedia familiare del giovane Simone sedicenne –avvenuta per un puro caso fortuito- c’è da dire che quel gigantesco centro commerciale è un oggetto architettonico che non ha nulla a che vedere con la tradizione culturale italiana: è un misto tra una l’idea californiana di plaza mall (per loro che vivono nel deserto) e una las vegas provinciale, voluto da assessori corrotti che hanno violato 17 leggi, hanno requisito un’area ufficialmente deputata alla costruzione di campi di calcio, attività sportive, mercato rionale e rilancio di attività artigianali, e hanno tirato su dei giganteschi condominii di lusso venduti a prezzi esorbitanti, hanno aperto circa dieci diverse banche e data la concessione a quindici diversi esercizi per riempire i loro negozi di slot machines, roulettes e giochi d’azzardo.
L’ultimo, quello di Trieste, anch’esso casuale, è la prova dell’attuale trend relativo alla salvaguardia dei livelli minimi di sicurezza e garanzia per i lavoratori manuali; saranno sempre di meno per ammortizzare i costi: tanto a morire, per lo più, sono poveri profughi assunti al nero.

Sono episodi sui quali riflettere a lungo.

Fare Cultura e fare informazione non vuol dire fornire dati, date e cifre nude e crude in questo continuo e ossessivo elenco che il governo e i giornalisti regalano al paese ogni santo giorno spingendo la gente a incorporare l’idea che la forbice dello spread sia fondamentale per la propria esistenza, così come la salvezza delle banche.

Non vuol dire neppure fare del nozionismo o dell’intellettualismo.

Far Cultura vuol dire, soprattutto, oggi più che mai, avere la capacità di prendere atto dalla realtà imparando dagli spunti di cronaca che ci vengono offerti e rifletterci su, ciascuno con i propri strumenti, ciascuno con la propria sensibilità.

E magari cominciare a pensarci su due volte prima di insultare il guidatore dell’autobus o aggredire un automobilista per chissà quale motivo o scatenare la propria rabbia sui social networks usandoli soprattutto come sfogo invece che come tramite per costruire qualcosa, quantomeno un ponte di comunicazione tra umani.

Questi episodi sono il frutto di valanghe di odio quotidiano che in forme diverse vengono riproposte e megafonate poi in rete, in una catena continua che finisce per assottigliare sempre di più i margini di mutua comprensione, favorendo i corrotti, gli ignavi, i velenosi.

Fare Cultura, fondamentalmente, vuol dire accettare e rispettare gli altri soprattutto per il fatto che la pensano in maniera diversa da noi e perché sono diversi da noi, e confrontarsi a viso aperto sulle differenze. E lì vince per davvero il più colto, il più evoluto.

E’ un po’ come il calcio. Gli altri possono anche corrompere l’arbitro, ma se sei capace di fare quattro goal da solo –perché sei colto e competente nella tua materia- alla fine la partita dell’esistenza la vincerai sempre tu.

La violenza e l’aggressività non la si combatte con altrettanta violenza e aggressività.

Bensì con una trasmutazione della propria energia interiore che finisce per diffondere creatività, ansia di sapere e voglia di vivere..

Questo, e solo questo, è sempre stato e sempre sarà il Senso ultimo del Fare Cultura.


8 commenti:

  1. "Fare Cultura, fondamentalmente, vuol dire accettare e rispettare gli altri soprattutto per il fatto che la pensano in maniera diversa da noi e perché sono diversi da noi, e confrontarsi a viso aperto sulle differenze. E lì vince per davvero il più colto, il più evoluto."

    Credo di essere daccordo, ma il più colto vince CHE COSA? :D

    Scherzi a parte, il tema toccato è tragicamente importante e va affrontato con realismo.

    Conosco esperienze virtuose messe in piedi tra le amministrazioni e le comunità ROM, ma credo che purtroppo si tratti di eccezioni.

    La realtà più diffusa è quella di una malsopportazione della presenza dei campi nomadi nelle nostre città.

    Ora fatto salvo il nostro ruolo di nazione ospitante e dunque i nostri doveri, non sarebbe il caso di pretendere correttezza anche dai nostri ospiti?

    Questo faciliterebbe le cose.

    Non so, io, quando entro in casa di qualcuno chiedo permesso e cerco di non arrecare disturbo.

    E voi?

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  2. "E’ un po’ come il calcio. Gli altri possono anche corrompere l’arbitro, ma se sei capace di fare quattro goal da solo –perché sei colto e competente nella tua materia- alla fine la partita dell’esistenza la vincerai sempre tu."

    Già... pur essendo completamente d'accordo con il post faccio notare che:

    Se l'arbitro è corrotto e mi espelle al primo minuto della partita io i 4 goal non li faccio.

    Ed è proprio quello che è successo. Hanno espulso il valore di cultura in tutti i suoi termini elevati. E quello che sta succedendo ne è la prova.

    Nibiru.

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  3. @guru2012
    ti racconto una mia esperienza personale. Conosco da 30 anni una comunità rom di modena.Sono italiani e tra gli stessi Sinti(nomadi) ci sono grandi differenze etniche,ed esiste razzismo anche fra quelle comunità,visto che i Sinti slavi o dell'est odiano o disprezzano gl'italiani e viceversa. Li unisce la cultura nomade e il vivere di espedienti,furti e spaccio. Ci sono cresciuto in un campo nomadi,non che lo fossi o che non avessi una famiglia,ma per vari motivi ho passato molto tempo all'interno di quelle comunità. Ci sono sinti sporchi,ci sono sinti apparentemente sporchi mentre all'interno delle loro case smontabili o roulotte da 100 000 euro hanno poltrone frau ,televisori lcd e bmw ....e si fanno 3 bagni al giorno(a carico del contribuente). Posso anche dirti che su 100 di persone che ho conosiuto non c'era una ,e dica una, persona che avesse un titolo di studio superiore alla terza media. Loro rubano perchè non sanno fare altro. Sgomberare non serve a niente,tantomeno lanciare molotov. Educare,eventualmente con programmi scolastici speciali per quelle comunità consentirebbe di armonizzare la loro cultura con gli standard di noi Gagi( ovvero i non sinti,noi). Per programmi educativi intendo scuola,cultura...la situazine cambierebbe nel giro di una generazione..lungo lavoro ma strategico e di ampio respiro

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  4. Perdonami, ma non credo che i programmi scolastici potranno risolvere nulla e poi, non ci sono più i soldi.
    Se vogliamo evitare che si ripetano questi fatti incresciosi, bisogna che ognuno si prenda le proprie responsabilità: Sinti compresi.

    Rubare è un reato e la "solidarietà" non si può pretendere.
    Qui sta in gioco la libertà di tutti.

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  5. @guru2012
    è vero che è reato,loro lo sanno bene,vista la ciclicità della galera che si fanno.
    Io non solidarizzo,e ho sempre puntato il dito senza nessun pietismo,anche davanti a loro,ma ti assicuro che per rubare quanto ha rubato tanzi o qualche colletto bianco ci vogliono eserciti di zingari. La collettività però percepisce maggiormente gli schifosi per via del furto in casa o del portafoglio,rispetto ai tanzi e ai cancri del sistema.
    Non servono barche di soldi,basta mandarli a scuola,cosa che farebbe bene anche agl'italiani.
    Concludo che la scolarizzazione risolve tutto,la criminalità è alta nelle comunità poco istruite(quindi anche povere). Scolarizzazione e criminalità sono indirettamente proporzionali. Se aumenta una dimnuisce l'altra.

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  6. Anonimo, mi aspettavo una tua chiamata in causa dei furti dei colletti bianchi e in effetti non posso che darti ragione.

    La mia preoccupazione è per la piega che potrebbero prendere le cose in momenti come questi che si prospettano piuttosto difficili.

    Per quanto riguarda la scolarizzazione, sono daccordo, ma ci vogliono due presupposti:

    1) bisogna voler essere scolarizzati

    2) la scuola costa soldi, tutti noi (chi più, chi meno) siamo chiamati a CONTRIBUIRE, ma non credo che qulcunoo vada a rubare per pagarsi gli studi.

    Ciao.

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  7. entriamo in un periodo in cui il ragionamento alimenta la confusione e il caos e non crea la vita, la vita verra' creata' dal sentimento per cui occorrera' ascoltare il cuore, tralasciando le regole conosciute.
    piu' ragioneremo (ed il ragionamento ha per forza di cose come base il passato) e maggiore sara' lo scoppio, i segnali sono stati chiari, almeno per me. non so quando ma arriva, nonostante i prossimi giorni mi pare saranno giorni di delusione e tristezza, meno elettrici dei precedenti che forse avevano risentito dell'eclissi.

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  8. Ancora Paura

    12/12/2011 8:02:25 AM

    Questo è un tema che è stato affrontato già tantissime volte, ma ORA ha veramente necessità di essere chiarito per essere esorcizzato.
    L’essere umano può lasciarsi condizionare da tutto ciò che lo raggiunge quotidianamente e non avere il discernimento di capire quanto possa volutamente indurlo a vivere nella Paura. Può non capire che c’è un disegno teso a far sì che non prenda coscienza di sé completamente, ma viva costantemente accerchiato da problemi: salute, epidemie, pandemie, crolli economici, buco nell’ozono. Sovente ciò che è attorno all’essere umano viene amplificato e mai si mette in primo piano la soluzione: solo la visione di qualcosa di catastrofico. Questo meccanismo fa sì che l’essere umano, che assorbe tutte queste informazioni dall’esterno, per risonanza immetta in tutti gli eventi che ha attorno a sé lo stesso grado di paura.
    Ci sono individui che hanno attacchi di panico continui, altri che hanno paura ad uscire, a vivere, a confrontarsi con gli altri, e tutto questo perché sono investiti dalla Paura.
    Noi siamo individui composti da energia. Non siamo altro che atomi che si tengono insieme perché la loro frequenza forma la materia. Essendo fatti di energia, dobbiamo ragionare sempre in termini di vibrazioni e frequenze, esattamente come per il resto del Cosmo.
    LA PAURA È UNA VIBRAZIONE.
    Ci sono vari tipi di vibrazioni: quelle momentanee, più leggere, e quella collettiva, più pesante, che viene indotta, “buttata addosso”.
    A questa noi dobbiamo reagire. Ma come?
    Chiudendoci in noi stessi, non ascoltando ciò che ci viene detto ma pensando che è veicolato da esseri e menti umane che talvolta sono in buonafede e talaltra in malafede.
    Quello che ci viene detto può esserlo perché veramente pensato, perché è reale, oppure per scopi che ci sfuggono.
    Quando però una notizia ci mette ansia, allora dobbiamo avere la capacità di non accettarla, di estraniarci, di farci piccoli e di sentirci in balia di una Forza d’Amore a cui dobbiamo chiedere protezione.
    Non si tratta di una fantasia: basta guardare come vive la natura, gli animali, le piante, che vengono accuditi dal Tutto.
    C’è questa Forza che pensa a tutto, e perciò come può non pensare a noi?
    È una riflessione che dobbiamo fare perché, se ci sentiamo gli unici arbitri della nostra Vita, facciamo delle scelte che siamo in grado di sostenere e ci muoviamo con le nostre sole forze; se invece pensiamo di essere inseriti in un Tutto che è oltre la nostra Mente, oltre la nostra capacità di controllo, noi abbiamo la possibilità di affidarci a questo Tutto e così arrivano le soluzioni.
    Per quanto l’essere umano possa essere preparato, razionale, concreto, intelligente, e sappia preventivare, pianificare, controllare, non riuscirà MAI a sapere ciò che di inaspettato capiterà domani.
    In questo momento di crisi generale, che nessuno aveva previsto, il pensiero sano da mettere in atto è: vivere bene ogni momento che la Vita ci porge, vivere bene QUI ed ORA, vivere l’attimo presente con la certezza di non essere soli e abbandonati, pensando a questa Forza universale che, così come provvede alla natura tutta, DEVE provvedere anche a noi.

    Carla Parola

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